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— Le altre polle sono piene di cibo. Prede fresche, come c’è da aspettarsi. — Nel primo anno del Nuovo Sole una coppia come quella sarebbe rimasta nella loro profondità, succhiando il succo delle prede, mentre i cuccioli crescevano fino al punto che una volta usciti da lì sarebbero stati pronti a cacciare, appena la terribile calura esterna e le tempeste si fossero placate. Le tarantole erano soltanto carnivore e non raggiungevano neppure l’intelligenza dei thract, ma il loro aspetto era molto simile a quello degli artropodi evoluti. Ucciderle e rubare il loro cibo era necessario, però sembrava spiacevolmente simile a un omicidio per appropriarsi della profondità.

La cosa costò loro un’altra ora di lavoro e quasi tutti gli esotermi rimasti. La Squadra tornò poi in superficie un’ultima volta, per chiudere alla meglio la barriera di setasputo. Sherkaner aveva parecchie spalle desensibilizzate, e non sentiva più tutte le sue mani sinistre. Le loro tute avevano cominciato a cedere nelle ultime due ore, ed erano piene di toppe. Alcune articolazioni sui polsi di Amberdon erano state bruciate, a causa del contatto con gli esotermi e l’aria-neve. Tutti loro erano stati costretti a lasciarsi congelare qualche arto; la femmina avrebbe probabilmente perso alcune mani. Ciò nonostante i tre restarono fuori ancora qualche momento.

Alla fine Amberdon disse: — Questo si direbbe un successo completo, no?

La risposta di Unnerbai fu secca: — Sì. E sai benissimo che Gil sarebbe d’accordo.

I tre si unirono in un sobrio abbraccio, quasi una perfetta replica della Ricerca dell’Alleanza, di Gokna. C’era perfino il Compagno Mancante.

Amberdon Nizhnimor si ritirò oltre la spaccatura nella roccia: un vago vapore verdolino si levò dalla setasputo quando lei la attraversò; giunta sul fondo avrebbe versato gli esotermi nelle polle. L’acqua sarebbe diventata una fanghiglia, ma immergersi non sarebbe stato un problema; se avessero aperto bene le tute, c’era la speranza di raggiungere un congelamento uniforme e contemporaneo in tutto il corpo. Per evitare quell’ultimo pericolo c’era poco che potessero fare.

— Dai un’ultima occhiata, Sherkaner. È lavoro tuo. — La voce di Unnerbai s’era ammorbidita. Amberdon Nizhnimor era un soldato; il sergente aveva fatto il suo dovere con lei. Ora sembrava aver abbandonato il comportamento militaresco ed era così stanco che il suo addome sfiorava l’aria-neve.

Sherkaner guardò a sud. Erano a un centinaio di metri d’altezza rispetto al fondovalle del deposito nemico. L’aurora era scomparsa dal cielo; i punti di luce e i lampi non si vedevano più. Nel debole lucore zodiacale il deposito era una distesa più nera del nero. Ma quel colore non era un’ombra; era la vernice cosparsa da loro su tutta l’installazione.

— Una cosa apparentemente innocua — disse Unnerbai. — Un semplice strato di vernice. Credi davvero che funzionerà?

— Oh, sì. Le prime ore del Nuovo Sole sono l’inferno. La vernice nera contiene una polvere che fonderà all’istante, e tutto sarà surriscaldato oltre ogni limite di tolleranza. Tu stesso hai visto le prove. È una cosa fulminante. — In realtà il sergente Unnerbai aveva eseguito lui stesso un paio di test. — La temperatura del sole che avrebbe illuminato il deposito avrebbe fuso in meno di un minuto tutte le parti metalliche più sottili ed esposte. Il resto — l’interno dei motori a vapore, le ruote, i telai, le canne delle armi — si sarebbe deformato drasticamente. Senza il loro più importante deposito al fronte, le truppe nemiche avrebbero dovuto rientrare nelle loro profondità e restarci.

— Questa sarà la prima e l’ultima volta che il tuo trucco funziona, Sherkaner; qualche barriera insuperabile, un campo minato, e una Squadra come la nostra non potrà più ottenere niente.

— Sicuro. Ma altre cose cambieranno. Questa è l’ultima Tenebra che vede gli artropodi ibernarsi tutti nelle profondità. La prossima volta a stare svegli non saranno solo quattro ragnacci in tuta. L’intera società sarà attrezzata per farlo. Noi colonizzeremo la Tenebra, Hrunkner.

Unnerbai rise, palesemente incredulo. Accennò a Sherkaner di rientrare nella fessura della profondità. Pur stanco com’era il sergente fu l’ultimo, colui-che-chiude-la-barriera.

Sherkaner gli restò accanto per gettare ancora uno sguardo su quel cielo pieno di stelle, e pensò che non gli era mai parso tanto misterioso. Così alto, così profondo, così tante cose da scoprire.

9

Ezr Vinh aveva avuto un’adolescenza tranquilla e senza problemi. Una sola volta la sua vita era stata in pericolo, e per causa di uno sciocco incidente.

La Famiglia Vinh23 era molto numerosa anche secondo gli standard Qeng Ho. C’erano rami della Famiglia che non si vedevano da migliaia d’anni. La Vinh23.4 e la Vinh23.4.1 erano rimaste nella zona centrale dello Spazio Umano per quasi tutto quel tempo, facendo fortuna e costruendosi una tradizione propria. Forse sarebbe stato meglio non cercare riunificazioni dopo un periodo così lungo, ma il caso aveva portato i tre rami principali della famiglia alla Vecchia Kielle nello stesso tempo. Così erano rimasti là per qualche anno, costruito provvisori che molte società avrebbero definito lussuosi habitat orbitali, e cercato di capire cos’era rimasto della loro eredità comune. La Vinh23.4.1 era una demarchia consensuale. Questo non influenzava le loro relazioni commerciali, ma Zia Filipa ne era rimasta scandalizzata. — Nessuno ha diritto di votare per togliermi le mie proprietà — le aveva sentito dire il piccolo Ezr. La Famiglia 23.4 sembrava più vicina ai rami conosciuti dai genitori di Ezr, anche se i suoi membri parlavano il nese con accento quasi incomprensibile; non s’erano mai preoccupati di seguire le trasmissioni sulla Rete. Ma le trasmissioni standard, anche quelle pirata, erano cose importanti nello Spazio Umano. Durante un picnic una persona controllava le tute dei bambini, ma nessuno si aspettava che il termine “atmosfera-secondi” significasse una cosa per lui e una cosa assai diversa per suo cugino. Il piccolo Ezr era andato ad arrampicarsi su una roccia vicina all’asteroide del picnic; era affascinato dalla facilità con cui poteva far muovere quel piccolo mondo con la pressione delle mani e dei piedi. Ma quando la sua aria era finita, i suoi compagni di gioco avevano già trovato altri piccoli mondi tutti loro nella nube di rocce. Il monitor del picnic aveva ignorato le sue grida di aiuto finché lui era rimasto letteralmente senza fiato.

Ezr ricordava solo di essersi risvegliato in un’infermeria fatta apposta per lui. Era stato trattato come un piccolo Re finché non s’era stancato di stare a letto e farsi coccolare da tutti, parecchi Ksec dopo.

Così Ezr Vinh usciva sempre dal sonno freddo di buon umore. C’era il normale disorientamento, i normali doloretti fisici, ma i ricordi d’infanzia gli assicuravano che dovunque fosse tutto sarebbe andato bene.

Dapprima fu così anche quella volta, anzi notò che era perfino meglio del solito. Era in un letto caldo e comodo, a quasi-zero-G. Aveva l’impressione di spazio, di un soffitto alto. Appeso alla parete di fronte al letto c’era un quadro… uh, così preciso che avrebbe potuto essere una foto. Trixia detesta l’iper-realismo. Il pensiero sbucò e scomparve insieme ad altri mentre si svegliava. Trixia. Triland. La missione alla stella OnOff. E quella non era la prima volta che lui si svegliava lì. C’erano stati avvenimenti drammatici. L’attacco a tradimento degli Emergenti. Chi aveva vinto? E i suoi ultimi ricordi prima di entrare in sonno freddo, dov’erano finiti’? Fluttuare nel buio dentro una navetta in avaria. La nave di Park distrutta. Trixia…

— Direi che questo l’abbiamo tiralo fuori, caponave. — La voce di una donna.

Quasi senza volerlo Ezr girò la testa da quella parte. Seduta al suo capezzale c’era Anne Reynolt, e accanto a lei stava Tomas Nau.