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— Ah, apprendista Vinh. Sono lieto di vederla ancora fra i vivi. — Il sorriso di Nau era grave e preoccupato.

Ezr dovette gorgogliare un paio di tentativi prima di riuscire a farsi capire. — Co… cos’è successo? Dove mi trovo?

— Lei è a bordo della mia residenza principale. Sono trascorsi otto giorni dal vostro criminoso attacco alla nostra flotta.

— Guh? — Noi abbiamo attaccato voi?

Al suo verso incoerente Nau inarcò un sopracciglio. — Ci tenevo a essere presente al suo risveglio. Il direttore Reynolt le fornirà altri dettagli, ma io voglio assicurarle il mio sostegno. Intendo nominarla direttore di flotta per ciò che resta della spedizione Qeng Ho. — Si alzò e gli diede un’amichevole pacca su una spalla. Lo sguardo di Ezr seguì l’Emergente che usciva. Direttore di flotta?

Reynolt portò a Ezr un lettore con una serie di immagini e più fatti di quel che lui potesse assorbire tutti in una volta. Non potevano essere tutte bugie… millequattrocento Qeng Ho erano morti. Quasi metà del personale della flotta. Quattro delle sette navi Qeng Ho erano state distrutte. Gli apparati ram delle altre erano stati disattivati. La maggior parte dei velivoli minori risultavano distrutti o gravemente danneggiati. Gli Emergenti erano occupati a rastrellare i rottami rimasti in orbita dopo i combattimenti. Nau intendeva proseguire le “operazioni congiunte”. I gas e le materie prime prelevati da Arachna sarebbero stati usati per gli habitat che gli Emergenti stavano già cominciando a costruire a L1, uno dei punti gravitazionali stabili sull’orbita del pianeta.

La donna gli lasciò esaminare la lista del personale. La Pham Nuwen era andata perduta con tutto l’equipaggio. Il comandante Park e alcuni membri del Comitato Mercantile erano morti. La maggior parte della gente sulle astronavi superstiti era ancora viva, ma gli anziani erano stati messi in sonno freddo.

Il terribile mai di capo di quegli ultimi sventurati momenti era scomparso. Reynolt gli disse che lui e centinaia d’altri erano stati curati da un virus influenzale tipico degli Emergenti, ma soltanto un contagio sparso a regola d’arte avrebbe avuto effetto nello stesso momento su così tante persone. Le bugie degli Emergenti erano dunque una scusa mirata a tenere in piedi una situazione falsa. Avevano pianificato l’attacco preventivo fin dall’inizio, e lo stesso virus influenzale ne faceva parte.

Se non altro Anne Reynolt non sorrideva mentre gli snocciolava quelle bugie. In effetti non sorrideva quasi mai. Il direttore delle Risorse Umane, Reynolt. Buffo che neppure Trixia avesse capito cosa significava quel titolo. Dapprima Ezr aveva pensato che Reynolt lottasse contro la vergogna per ciò che era accaduto; era difficile che lo guardasse dritto negli occhi. Ma poi aveva capito che per lei guardare la faccia di un altro non era più interessante che studiare una parete vuota. Lei non lo vedeva come una persona; dei morti non gliene importava uno sputo.

Ezr lesse quei rapporti con calma, senza imprecare, e ricacciò indietro le lacrime quando vide che fra i morti c’era Sum Dotran. Il nome di Trixia, comunque, in questa lista non c’è. Alla fine gli fu dato anche l’elenco dei superstiti e della loro attuale occupazione. Quasi trecento si trovavano a bordo del provvisorio Qeng Ho, che era stato spostato nel punto L1. Ezr lesse i nomi della prima pagina cercando di associarli a un volto: gente giovane, nessun trilandese, nessun accademico. Lì Trixia Bonsol non c’era. La pagina successiva era un’altra lista… Trixia! Il suo nome c’era. Sempre elencata nel Dipartimento di Linguistica.

Ezr alzò lo sguardo dal lettore e cercò di avere un tono casuale. — Cosa, uh, che significa questo asterisco accanto ad alcuni nomi? — Accanto a quello di Trixia.

— Focalizzati.

— E questo cosa vorrebbe dire? — C’era un po’ di tensione nella sua voce, ma non seppe nasconderla.

— Sono ancora sotto trattamento medico. Non tutti si sono ripresi facilmente come lei. — Lo sguardo di Reynolt era duro e impassibile.

Il giorno dopo, Nau tornò a fargli visita.

— Mi dicono che oggi è in grado di muoversi. Bene, è tempo che io la presenti ai suoi nuovi subordinati — disse. Si avviarono per un lungo corridoio fino a un compartimento stagno. Quell’habitat non era come la sala dei banchetti. C’era perfino un’ombra di gravità, come se fossero su un asteroide. Il taxi in attesa oltre il portello era più grosso di quelli Qeng Ho. Era lussuoso, in un modo barocco e primitivo. C’erano bassi tavolini e un bar che serviva in tutte le direzioni. Ampie finestre a visione diretta circondavano i passeggeri. Nau gli diede qualche momento per guardare fuori.

Il taxi si stava alzando fra le strutture di un habitat poggiato su un terreno di qualche genere. Era incompleto, ma di dimensioni paragonabili a quelle di un provvisorio Qeng Ho. Quando furono sopra la costruzione Ezr vide che sorgeva sopra un ammasso di montagne grigie, e le riconobbe: erano gli asteroidi di diamante, uniti strettamente fra loro. Gli enormi blocchi erano assai più lisci e regolari dei comuni asteroidi. Qua e là il sole strappava qualche debole riflesso dalla superficie, dove lo spesso strato di grafite che copriva il diamante era stato strappato via. Nello spazio fra due delle montagne c’era una voluminosa massa di neve, molta roccia tagliata di fresco e dei blocchi di ghiaccio. Doveva trattarsi del materiale prelevato dal pianeta Arachna. Il taxi si alzò ancora. Da oltre le montagne emersero le snelle forme delle astronavi. Si trattava di grossi vascelli interstellari lunghi più di seicento metri, ma al confronto degli asteroidi sparivano quasi. Erano molto vicine, un po’ come relitti alla fonda in un cantiere di riparazioni. Ezr le contò subito con occhio esperto. — E così avete portato tutto qui, a L1? Avete deciso di tenervi del tutto nascosti agli indigeni, allora.

Nau ebbe un cenno d’assenso. — Temo di sì. È bene essere franchi su questo. La battaglia a cui ci avete costretti ci ha ridotti al lumicino. Abbiamo rifornimenti sufficienti per tornare in patria, ma a mani vuote. Se però collaboriamo… be’, da qui, da L1, possiamo osservare i Ragni. Se stanno effettivamente entrando nell’Era dell’Informatica potremmo usare le loro risorse per reintegrare le nostre. In ogni caso, collaborando riusciremo ad avere quasi tutto ciò per cui siamo venuti qui.

Mmh. Una sorveglianza a lungo termine, in attesa che i clienti avessero qualcosa di valido da offrire. Era una strategia che anche i Qeng Ho avevano seguito, qualche volta. E qualche volta funzionava. — Ci saranno delle difficoltà.

Dietro di lui una voce disse: — Per voi, forse. Ma noi Emergenti sappiamo vivere, piccolo uomo. Meglio che questo lei lo impari fin d’ora. — Era una voce che Ezr conosceva, una voce che aveva protestato contro il tradimento Qeng Ho mentre l’attacco aveva inizio. Si girò. Ritser Brughel. Il grosso individuo dai capelli biondi stava sogghignando. — E inoltre, noi giochiamo per vincere. Questo saranno i Ragni a impararlo. — Non molto tempo addietro Ezr aveva trascorso una serata seduto accanto a quell’uomo, mentre parlava con Pham Trinli. Brughel era uno spavaldo, poco portato alla comprensione umana, ma questo allora non li aveva preoccupati. Lo sguardo di Ezr si spostò su Anne Reynolt, che ascoltava la conversazione in silenzio. Fisicamente i due avrebbero potuto essere fratello e sorella; avevano perfino la stessa sfumatura di biondo nei capelli. Ma la somiglianza fisica impallidiva davanti a una diversità: le emozioni di Brughel erano evidenti e palpabili, intense. L’unica reazione che Ezr aveva visto in Anne Reynolt era un accenno d’impazienza. La donna guardava i presenti come un tecnico avrebbe guardato tre pezzi di ricambio su uno scaffale.