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— Sì, quattrocento persone, forse di più. — Il provvisorio era stato gonfiato subito dopo l’arrivo della flotta, ma poteva contenere tutti coloro che avevano fatto il viaggio in sonno freddo da Triland a lì, ovvero tremila persone. In quel momento ne ospitava appena trecento.

Benny alzò un sopracciglio. — Credevo che avessero il loro provvisorio, e migliore di questo.

— Io credo… — Il caposquadra era quasi a portata di udito. Ma non stiamo cospirando, no? Signore di Tutti i Commerci, dobbiamo pur essere liberi di parlare di lavoro. — Credo che abbiano perduto più materiale di quel che vogliono dire. –Forse siamo andati a un pelo dalla vittoria, anche se ci hanno preso a tradimento, anche se ci hanno infettato con un virus da guerra.

Benny annuì, e lui capì che l’amico lo sapeva già. — Questo ci lascia ancora molto spazio. Tomas Nau sta pensando di portare altri di noi fuori dal sonno freddo, forse alcuni ufficiali. — Questi ultimi sarebbero stati un rischio maggiore per gli Emergenti, ma se volevano una collaborazione davvero efficiente… Purtroppo il caponave non gli aveva parlato affatto dei “focalizzati”. Trixia.

— Ah, sì? — La voce di Benny era indifferente, ma nei suoi occhi brillò una luce. Distolse lo sguardo. — Questo farà una grossa differenza per alcuni di noi… specialmente per la signorina che sta lavorando qui dentro. — Mise la testa nell’imboccatura del condotto, — Ehi, Qiwi, hai finito laggiù?

La Marmocchia? Ezr l’aveva vista due o tre volte dopo la battaglia, e sapeva che non era ferita e aveva libertà di movimento. La ragazzina aveva trascorso più tempo degli altri fuori dal provvisorio, con gli Emergenti. Forse sembrava loro troppo giovane per essere una minaccia. Dopo qualche momento una figura snella in tuta arlecchino scivolò fuori dal condotto.

— Sì, ho fatto tutto. Ho montato i filtri e… — Qiwi vide Ezr. — Ehi, Ezr! — Una volta tanto la ragazzina non gli piombò addosso. Si limitò a un cenno e un sorriso. Forse stava crescendo. Non si poteva dire che avesse un’adolescenza di tutto riposo. — Ho controllato gli allacciamenti fino al compartimento stagno. Non c’è problema. — Stava sorridendo, ma aveva gli occhi cerchiati e un’espressione che Ezr si sarebbe aspettato solo in un adulto. Qiwi si raddrizzò nel corridoio a zero-G ancorandosi con un piede sotto il portello, ma invece di agitarsi come un tempo, incrociò le braccia sui petto. Il piccolo mostro espansivo sempre pronto a sferrargli pugni nelle costole a tradimento era scomparso. Il padre di Qiwi era ancora fra quelli tenuti sotto osservazione medica per le conseguenze del virus, come Trixia. E come Trixia, c’era il caso che nessuno lo rivedesse mai più. Sua madre, Kira Pen Lisolet, era in sonno freddo.

La ragazzina continuò a parlare del lavoro che aveva fatto nel condotto di servizio. Era abbastanza qualificata. I suoi coetanei pensavano ancora ai loro giochi o allo studio, ma lei era cresciuta in una naveram in volo fra le stelle, senza altro da fare che aiutare l’equipaggio nelle monotone routine tecniche.

Qiwi aveva anche alcune idee su come potevano risparmiare tempo col lavoro alle centraline richiesto dagli Emergenti. Benny la ascoltò annuendo e ne prese nota.

Poi la ragazzina cambiò discorso. — Ho sentito dire che avremo gente nuova, nel provvisorio.

Ezr annuì. — Sì, pare che…

— Chi verrà?

Emergenti. Poi anche qualche ufficiale dei nostri, credo.

Il sorriso di lei s’era spento alla prima parola, ma subito si riaccese. — Io ero fuori, ad Hammerfest. Il caponave Nau mi ha messo a controllare i contenitori del sonno freddo, prima di spostarli sulla Tesoro Lontano. Io… ho visto Mamma, Ezr. Ho potuto vedere la sua faccia attraverso il vetro. Stava respirando molto lentamente.

— Non preoccuparti, piccola — disse Benny. — Noi li… le cose miglioreranno, per tua madre e per tuo padre.

— Lo so. Questo me lo ha detto anche il caponave Nau.

Ezr poteva vederle la speranza negli occhi. E cosi Nau faceva vaghe promesse alla ragazzina, per tenerla in riga. Chissà, forse le aveva detto il vero. Forse suo padre poteva essere curato per le conseguenze del loro dannato virus da guerra. Ma un armiere come Kira Lisolet sarebbe stata molto pericolosa per ogni avversario.

Per evitare un colpo di mano, dunque, Kira Lisolet sarebbe stata tenuta in sonno freddo per molto, molto tempo… per evitare un colpo di mano. Ezr scrutò il volto di Benny. Lo sguardo che l’amico gli restituì era del tutto inespressivo, troppo inespressivo. E a un tratto Ezr seppe che una cospirazione c’era. Da lì a qualche Msec al massimo, un gruppo di Qeng Ho avrebbe agito.

Io posso essere d’aiuto. So di poter essere d’aiuto. Tutti gli ordini degli Emergenti ai Qeng Ho passavano, ufficialmente, attraverso Ezr Vinh. Se lui avesse partecipato alla rivolta… ma lui era il più sorvegliato di tutti, anche se Tomas Nau non aveva alcun rispetto per la sua capacità di ribellarsi. Per un momento la rabbia fece irrigidire Ezr. Benny sapeva che lui non era un traditore, ma non c’era alcun modo in cui potesse aiutare i cospiratori senza tradirli.

Il provvisorio Qeng Ho era sopravvissuto all’attacco senza un graffio. Non c’erano neppure danni da radiazioni. Prima di rifare la rete di comunicazioni, gli Emergenti s’erano dati molto da fare per amputare le banche dati e il resto del software.

Ciò che restava funzionava abbastanza bene per le operazioni di routine. Ogni pochi giorni altri gruppetti di persone venivano ad abitare nel provvisorio. Per la maggior parte si trattava di Emergenti, ma c’era anche qualche Qeng Ho tolto dal sonno freddo. Sia gli Emergenti che i Qeng Ho avevano l’aria di profughi di guerra. Nessuno nascondeva più i danni che gli Emergenti avevano avuto. E forse Trixia è morta. I “focalizzati” venivano tenuti nel nuovo habitat degli Emergenti, Hammerfest. Ma nessuno dei Qeng Ho ne aveva mai visto uno.

Nel frattempo la situazione dei Qeng Ho stava peggiorando. Il provvisorio ospitava meno di un terzo degli abitanti per cui era stato progettato, ma i sistemi interni cominciavano ad andare in avaria. In parte la causa erano le manomissioni inferte agli automatismi; in parte c’era il fatto che la gente aveva smesso di fare il suo lavoro con coscienza. A questo andava aggiunta la scarsa dimestichezza degli Emergenti coi sistemi di supporto- vita evoluti, a cui non s’erano affatto adattati. Per fortuna dei cospiratori, Qiwi trascorreva la maggior parte del tempo fuori dal provvisorio; Ezr sapeva che la ragazzina avrebbe annusato la rivolta e insistito per farne parte. In quanto a lui, il suo contributo stava solo nel silenzio e nel fingere di non notare quel che stava prendendo forma. Si occupava con pignoleria di emergenze dappoco, una dopo l’altra, alzando molta polvere sui piccoli problemi… e domandandosi cosa stessero facendo i suoi amici.

Il provvisorio cominciava a puzzare. Ezr e i suoi assistenti Emergenti scesero nelle fosse batteriche sotto gli impianti idroponici, il posto dove l’apprendista Vinh aveva trascorso tanti Ksec in un tempo che gli sembrava assai lontano. Sarebbe tornato a lavorare lì ogni giorno, se questo avesse riportato indietro il comandante Park e gli altri.

Il puzzo nelle fosse batteriche era il peggiore che Ezr avesse mai sentito, e per quanto se lo aspettasse ne fu preso alla gola. Le pareti dietro le vasche dei filtri erano coperte da una muffa nera, e l’aria era così pesante che i ventilatori sembravano faticare a portarla fuori. Ciret e Marli vomitarono, il primo dentro il respiratore che s’era messo sulla faccia. — Che schifo! — ansimò Marli. — Io questo marciume non lo sopporto. Tu cerca di fare qualcosa, Vinh, noi ti aspettiamo fuori.

I due uscirono, grugnendo e sputacchiando, e chiusero il portello lasciandolo solo con la puzza. Ezr si guardò attorno, e rifletté che se avesse voluto essere lasciato solo quello era il posto adatto.