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Mentre cominciava a esaminare le condizioni dei filtri, una figura in tuta da lavoro e con un respiratore sulla faccia uscì da un altro locale. Alzò una mano a imporgli il silenzio e passò un rivelatore su tutto il corpo di Ezr.

— Mmh, sei pulito — disse una voce attutita dalla maschera. — Oppure si fidano molto di te.

Era Jimmy Diem. Ezr quasi lo abbracciò, nonostante il sudiciume e la puzza della sua tuta. A dispetto di ogni difficoltà, i cospiratori avevano trovato un modo di contattarlo. Ma non c’era alcun entusiasmo nella voce di Diem. I suoi occhi, poco visibili dietro le lenti, lo scrutavano con sospetto. — Allora, Vinh, a che gioco stai giocando?

— Io non faccio nessun gioco! Sto solo prendendo tempo.

— Questo è ciò che… be’, alcuni di noi pensano. Ma Nau ti ha fatto ballare sotto il naso una carota appetitosa, e tu sei quello a cui dobbiamo chiedere il permesso di fare qualsiasi cosa. Pensi davvero di essere il padrone di quel che resta dei Qeng Ho?

Questa era la carota che Nau continuava a fargli annusare. — No! Forse loro credono di avermi comprato, ma… Signore di Tutti i Commerci, non sono sempre stato un bravo membro dell’equipaggio?

Una risatina, e un po’ della tensione parve abbandonare Diem. — Già. Sei sempre stato un sognatore, con poco interesse per le cose pratiche. — Critica ormai familiare, ma detta quasi con affetto. — Però non sei uno stupido, e non hai mai approfittato del tuo nome per avere un trattamento di favore… D’accordo, apprendista, benvenuto a bordo.

Era la promozione più soddisfacente che Ezr Vinh avesse mai avuto. C’erano mille cose che avrebbe voluto chiedere. Molte avevano risposte che non era suo diritto conoscere, ma almeno una, su Trixia…

Diem stava già parlando. — Ho dei codici e dei programmi che tu dovrai mandare a memoria, tuttavia potremmo doverci incontrare faccia a faccia anche più avanti. Perciò la puzza può migliorare ma dovrà restare un continuo problema. Così avrai una buona scusa per scendere qui anche con poco preavviso. Per ora ci sono un paio di cose in generale. La prima è che alcuni di noi devono uscire di qui.

Ezr pensò alla Tesoro Lontano e agli armieri in sonno freddo che aveva a bordo. Forse Diem voleva usarli. O forse c’erano delle armi in qualche ripostiglio segreto, sulle navi Qeng Ho. — Mmh. Ci sono lavori di riparazione esterni dove gli esperti siamo noi.

— Lo so. La cosa che ci interessa è includere nelle squadre certe persone, distribuendole magari due per turno in modo che lavorino in coppia. Ti faremo avere dei nomi.

— Bene.

— Un’altra cosa. Dobbiamo sapere qualcosa sui “focalizzati”. Dove si trovano, esattamente? Possono essere spostati in fretta?

— Sto cercando di informarmi su di loro. — Più di quel che tu immagini, capoequipaggio. — La Reynolt mi ha detto solo che sono vivi, e che la progressione della loro malattia è stata bloccata. — I mentecatti. Quel termine raggelante non era stato usato dalla Reynolt, ma da un altro Emergente. — Sto facendo di tutto per avere il permesso di vedere…

— Sì. Trixia Bonsol, no? — Una mano sporca di muffa puzzolente gli diede una pacca su una spalla. — Mmh. Tu hai un motivo personale per occuparti della cosa. Fai il bravo bambino su tutto il resto, ma su questo insisti e punta i piedi. Sai, come se fosse il grande favore che ti aiuterà a restare in riga, se loro sono generosi… D’accordo. Ora squagliati, ragazzo. Qui ci penso io a ripulire una decina di filtri, così potrai dire di aver fatto qualcosa.

Diem si allontanò fra le vasche piene di muffa. Ezr ripulì le tracce di dita che gli aveva lasciato sulla spalla, ma mentre riapriva il portello s’era dimenticato della puzza. Lavorava di nuovo coi suoi amici. Forse c’era una possibilità di farcela.

Così come i resti della spedizione Qeng Ho avevano in Ezr Vinh il loro “direttore di flotta” fantoccio, Tomas Nau aveva anche nominato un “Comitato Direttivo di Flotta” per consigliarlo e aiutarlo nella sua opera. Era tipico della strategia di Nau coinvolgere persone innocenti in un’apparente situazione di gretto collaborazionismo. Le loro sedute, per quanto rare, erano una tortura per Ezr, nonostante che del Comitato facesse parte anche Jimmy Diem.

Ezr era arrivato per primo alla riunione di quel pomeriggio, e guardò i dieci consiglieri fluttuare in sala riunioni uno dopo l’altro. Nau aveva fatto ammobiliare la stanza con legno autentico e finestre di alta qualità, affinché nel provvisorio tutti sapessero dei favoritismi elargiti al direttore di flotta e ai membri del Comitato. A parte forse Qiwi, tutti si rendevano conto di come erano usati. La loro opinione era che sarebbero trascorsi anni prima che Tomas Nau risvegliasse i Qeng Ho in sonno freddo. Alcuni, come Jimmy Diem, pensavano che gli ufficiali anziani sarebbero stati risvegliati solo raramente per essere interrogati su cose che soltanto loro sapevano, e al massimo per un breve periodo di servizio sorvegliato. Tenerli in sonno freddo era una delle soperchierie che consentivano agli Emergenti di controllare la situazione.

Così non c’erano collaborazionisti autentici fra loro. Erano una vista deprimente per Ezr: cinque apprendisti, tre ufficiali giovani, una quattordicenne, e un vecchio bacucco incompetente. D’accordo, per essere onesti Pham Trinli non era un vecchio bacucco, anzi per la sua età era in ottime condizioni fisiche. Probabilmente era sempre stato un incompetente congenito anche da giovane. Gli veniva quasi da ridere se pensava che Trinli era l’unico militare lasciato sveglio.

E questo fa di me il Re dei Pagliacci. Il direttore di flotta Vinh chiese il silenzio all’assemblea. Uno avrebbe pensato che fare il gioco del nemico fosse così sgradevole da rendere brevi quelle riunioni. Invece no, si trascinavano avanti per molti Ksec, fra discussioni pignole su quali incarichi assegnare a quali individui. Tutti avevano sempre qualcos’altro da fare, o accampavano scuse lunghe e verbose. Spero che tu stia origliando queste chiacchiere, bastardo di un Nau.

Il primo argomento all’ordine del giorno era la putrefazione nelle fosse batteriche. La cosa era sotto controllo. Il puzzo sarebbe stato eliminato prima della prossima riunione. C’erano dei ceppi batterici incontrollabili (bene!) ma non costituivano un problema per il provvisorio. Ezr evitava di guardare Diem durante la lettura dei rapporti. S’era incontrato con lui nelle fosse batteriche già tre volte. I loro colloqui erano stati brevi, a senso unico. Gli argomenti che incuriosivano di più Ezr erano quelli di cui non doveva sapere niente: quanti Qeng Ho cospiravano con Diem? Chi erano? Avevano un piano vero e proprio per sconfiggere gli Emergenti e salvare gli ostaggi?

Il secondo punto all’ordine del giorno era più antipatico ancora. Gli Emergenti volevano che le loro unità di misura del tempo fossero adottate da tutti. — Questa non la capisco — disse Ezr, mentre tutti lo guardavano abbacchiati. — Il secondo usato dagli Emergenti è identico al nostro, e per quanto concerne le operazioni locali il problema dei turni non si è mai posto, dai momento che uno di loro dorme quanto uno di noi secondo il ritmo biologico standard. Il nostro software traduce le unità di misura di qualunque Cliente senza problemi. — Certo una difficoltà c’era, nell’uso comune della lingua. Ad esempio, il “giorno” balacreano era 108 Ksec più corto del “giorno” dei Qeng Ho. Molti pianeti rifiutavano inoltre, per motivi loro, le misure standard, come l’anno di 30 Msec, dando origine a un po’ di confusione.

— Sicuro, possiamo avere a che fare coi calendari più strani, ma mantenendo il nostro in parallelo — disse Arlo Dinh, l’apprendista ora eletto a responsabile delle modifiche al software. — I nostri nuovi, uh, datori di lavoro, stanno usando molti apparati Qeng Ho tarati col nostro software, tarati sulle nostre unità di misura, e vogliono tararli di nuovo. Ci saranno degli effetti collaterali. — Questo era il mantra che Dinh intonava ogni volta, in tono funebre.