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— D’accordo, d’accordo, prendo atto che… — Ezr scosse il capo, non sapendo come affrontare il problema. — Senti, Arlo, perché non ne parli con la Reynolt? Senti che ne pensa lei di questa cosa. — Poi abbassò gli occhi sul display dell’agenda, evitando lo sguardo irritato di Arlo Dinh. — Punto tre. Continuano ad arrivare sempre più inquilini. Il caponave dice che dobbiamo aspettarci almeno altri trecento Emergenti, e poi una cinquantina di Qeng Ho. I sistemi di supporto-vita possono farcela, ma gli altri? Gonle?

Quando i loro incarichi erano reali, la magra e segaligna Gonle Fong era vice assistente agli alloggi sulla Mano Invisibile. Aveva un’età indeterminata, e se non fosse accaduto nulla sarebbe rimasta vice assistente a vita. Era una di quelle persone la cui carriera si ferma quando arrivano al posto più adatto per loro, dove le loro capacità si adattavano a ciò che la società gli chiedeva. Ma ora…

Fong annuì doverosamente. — Sì, ho delle cifre da mostrarvi. — Batté sulla tastiera Emergente che aveva davanti, fece degli sbagli, cercò di correggerli. Sulla finestra di fronte a lei continuarono a lampeggiare messaggi d’errore. — Come si spegne questo accidente? — mugolò, imprecando fra sé. Batté altri tasti e la sua rabbia esplose. — Che il diavolo li porti, io non posso ammattire con queste fottute cose! — Afferrò la tastiera e la sbatté sul tavolo di legno. La lucida superficie ne fu danneggiata, ma la tastiera rimase intatta. I display sulla finestra folleggiarono e si spensero del tutto. Fong si alzò a mezzo e agitò l’ovale nero verso Ezr. — Questi fottuti Emergenti hanno eliminato tutta la roba che funzionava. Ora non posso dare ordini a voce perché non c’è un impianto che mi capisca, e se voglio parlare con qualcuno devo andare a cercare un telefono a muro, come se fossimo tornati alla preistoria. Tutto quello che ci hanno dato in cambio sono queste fottute finestre e questi fottuti affari qui! — Scaraventò la tastiera sul tavolo e questa rimbalzò sul soffitto.

Tutti si dissero d’accordo, benché non in modo cosi violento. — Non si può fare quasi niente con queste tastiere… Ci servono gli interfaccia vocali… A volte abbiamo difficoltà con un apparato anche quando lui stesso ti spiega cosa devi fare per manovrarlo…

Ezr alzò una mano e attese che l’ammutinamento verbale si placasse. — Tutti voi conoscete i motivi di queste modifiche. Gli Emergenti non si fidano dei nostri sistemi; hanno bisogno di controllarli in profondità.

— Sicuro, vogliono spiare tutto ciò che viene fatto. Neppure io mi fiderei degli automatismi nemici se avessi messo al lavoro il personale nemico. Ma così non si va avanti ! Io posso usare i loro interfaccia, però voglio che mi diano un aiuto sulla finestra, se non a voce, e i…

— Io dico che se uno deve fare bene il suo lavoro non si può pretendere che usi degli strumenti sconosciuti. Dovremmo scioperare e fare una marcia di protesta — affermò Gonle Fong.

— Basta così! — Questa era la parte della commedia che irritava maggiormente tutti quanti. — Rifletta a quello che le è uscito di bocca, signorina Fong. Sicuro, ci sono degli inconvenienti, ma il caponave Nau considera la disubbidienza un atto di tradimento. Ed è una cosa che gli Emergenti puniscono con durezza. — Perciò odia pure quella tastiera, ma cerca di usarla. — Ascoltate, ho già chiesto a Nau e a Reynolt che ci forniscano altri tipi di interfaccia. Forse lo faranno. Ma ricordate che siamo a molti anni-luce dalla più vicina società industriale. Ogni nuova apparecchiatura dev’essere costruita con quello che gli Emergenti hanno qui a L1, — Ezr dubitava che si potesse costruire qualsiasi cosa. — È importante che voi e i vostri dipendenti usiate correttamente gli interfaccia. Per la vostra stessa sicurezza.

Li guardò uno dopo l’altro. Quasi tutti lo ricambiarono con sguardi roventi, ma lui vide che erano segretamente sollevati. Quando fossero tornati dai loro amici i membri del Comitato avrebbero avuto Ezr Vinh da indicare come lo smidollato leccapiedi degli Emergenti che li costringeva a sopportare tutto… e la loro infelice posizione si sarebbe un po’ alleggerita.

Ezr tacque qualche momento, sentendosi impotente. Poi si rivolse a Fong: — Lei mi stava dicendo dei nuovi arrivati. Qual è il problema?

La donna cercò di riprendere il filo del discorso e guardò la sua tastiera che fluttuava in fondo alla sala. Poi scosse il capo e disse: — Be’, al diavolo i numeri. Il fatto, in parole povere, è che non possiamo accogliere altra gente. Se potessimo controllare tutti gli automatismi come una volta, in questo pallone ci starebbero anche tremila persone. E poi questa gente chi è? Tipetti presuntuosi che si credono migliori perché comandano loro. Si fanno chiamare tecnici e impiegati, ma sono degli ignoranti a cui bisogna spiegare tutto. Il fatto è che li mettiamo a disagio perché dentro di loro sanno di valere poco. Qualcuno di noi cerca anche di farseli amici, ma ci sono delle cose su cui quelli non danno spiegazioni… ad esempio questi “mentecatti” di cui qualche volta parlano, chiunque siano. Ma io dico che se i loro capoccioni non cominciano a parlarci chiaro, allora queste cose le scopriremo da soli.

Ezr non sorrise. Hai sentito, caponave Nau? Qualunque cosa tu voglia, presto sapremo la verità. E ciò che avrebbero scoperto sarebbe stato usato da Jimmy Diem. Mentre veniva alla riunione Ezr aveva pensato soprattutto a un argomento, l’ultimo all’ordine del giorno. Ora vedeva che tutti erano collegati a quello. E capiva che forse lui non stava facendo un cattivo lavoro, dopotutto.

L’ultimo argomento della seduta era la prossima esplosione del sole. E Jimmy aveva premuto perché lui mettesse uno sciocco — sicuramente uno sciocco ignorante — a occuparsi di quel problema: Pham Trinli. L’armiere si agitò più del necessario, seduto in fondo al tavolo. — Sì, sì — disse. — Ho qui alcune foto. Solo un momento. — Sulle finestre intorno alla sala apparve una dozzina di grafici. Trinli salì metaforicamente sul podio e tenne una conferenza sui punti di stabilità di Lagrange. Per uno strano caso l’uomo aveva un tono e una voce che si sarebbero adattati a un comandante in capo, ma quello che stava dicendo erano sciocchezze che sapevano tutti.

Ezr lo lasciò andare avanti per qualche centinaio di secondi. Poi: — Mi sembra che l’argomento sia “Preparativi per la Riaccensione”, signor Trinli, non i punti di Lagrange. Ebbene, cosa ci viene chiesto di fare dagli Emergenti?

Il vecchio lo fulminò con uno sguardo intimidatore da capoequipaggio. — Io sono l’armiere Trinli, se non le spiace, direttore di flotta. — Lo sguardo restò su di lui un altro secondo. — Bene, veniamo al punto. Noi abbiamo qui all’incirca cinque milioni di tonnellate di diamanti. — Sulla finestra alle sue spalle un puntatore rosso indicò l’ammasso di rocce che ruotavano lente, tutto il materiale che il comandante Park aveva reperito in quel sistema solare. Il ghiaccio e i minerali prelevati da Arachna erano in un angoletto fra due asteroidi. — Queste rocce sono al momento in contatto gravitazionale, e la nostra flotta è ormeggiata alle rocce o in orbita intorno a esse. Ora, come stavo cercando di spiegare pochi secondi fa, gli Emergenti vogliono che noi montiamo e mettiamo in funzione un sistema di jet elettrici sulle masse ora in movimento libero.

Diem chiese: — Prima della Riaccensione?

— Proprio così.

— Vogliono mantenere le rocce dell’ammasso in contatto stabile durante la Riaccensione?

— La loro intenzione è questa, sì.