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Nau fu svelto a riempire la pausa nel discorso di Xin. — I vostri tecnici sanno lavorare, Ezr. Sul serio, penso che sia per questo se hanno fatto tante obiezioni al nostro progetto; sono esigenti in materia di sicurezza. — Guardò OnOff su una delle finestre. — Qui stiamo facendo la storia, comunque, ci pensi.

Intorno a loro la gente chiacchierava, e c’erano anche gruppetti misti di Qeng Ho e di Emergenti. Non parlavano solo del fatto del giorno. Su una delle finestre più lontane era inquadrato il grosso mucchio delle materie prime. La squadra di Jimmy Diem stava stendendo un grande telone argenteo sui blocchi di ghiaccio. Nau li osservò corrugando le sopracciglia.

— È necessario coprire l’acqua congelata e l’aria-neve, signore — disse Ezr. — La cima del mucchio non è in ombra rispetto a OnOff. Senza una protezione perderemmo una certa quantità di quel materiale volatile.

— Ah. — Nau annuì.

Sulla superficie dell’asteroide maggiore c’erano dodici o tredici figure in tuta. Alcune avevano cavi di sicurezza, altre fluttuavano libere. La gravità era praticamente zero. Stavano assicurando i cavi intorno alla montagna di ghiaccio con la semplicità di chi esegue operazioni del genere da una vita… e con alle spalle i millenni di esperienza Qeng Ho. Ezr guardò le figure e cercò di immaginare chi fossero. Ma sopra le tute indossavano giacche termiche, e sembravano tutte uguali. Nell’emisfero in ombra ne scorse molte altre. Non era stato messo al corrente dei particolari della cospirazione, tuttavia Diem gli aveva detto alcune cose e lui immaginava il resto. Forse un’opportunità più adatta non si sarebbe ripresentata mai più: avevano acceso gli eiettori a bordo della Brisgo Gap. All’esterno potevano andare dove volevano, poiché gli Emergenti si limitavano a controllarli da lontano. Nei momenti che precedevano la Riaccensione era inoltre lecito aspettarsi imprevisti, un po’ di confusione… e i Qeng Ho che si occupavano di tutte le operazioni esterne potevano volgere quella confusione a favore della rivolta. Ma tutto ciò che io posso fare è rimanere qui con Tomas Nau… e recitare la parte dell’ingenuo.

Ezr sorrise al caponave.

Qiwi Lisolet era furibonda quando rientrò nel compartimento stagno. — Maledizione e poi maledizione a questo fottuto… — ringhiò, mentre si toglieva la giacca e i pantaloni termici. Con un angolo della mente si ripromise di frequentare di più Gonle Fong per imparare qualche imprecazione migliore, quando quella faccenda fosse finita. Gettò i termici in un armadietto e si spinse giù nel tunnel assiale senza togliersi la tuta e il casco.

Dio di Tutti i Commerci, come potevano farle questo? Le avevano ordinato di tornare dentro, senza niente da fare che ficcarsi le dita nel naso mentre Jimmy Diem si occupava del lavoro che lei avrebbe dovuto fare!

Pham Trinli fluttuava trenta metri più in alto del telone isolante steso sull’iceberg. Ufficialmente lui era il capo delle operazioni che assicuravano stabilità all’ammasso di asteroidi e habitat, ma si era assicurato che ogni ordine dato da lui passasse attraverso Jimmy Diem. Era quest’ultimo a prendere le decisioni sui particolari più spiccioli. E con sua sorpresa era stata la piccola Qiwi Lisolet ad avere le idee migliori su dove piazzare i jet elettrici e come programmare l’operazione nel suo complesso. Se avessero seguito tutti i suoi suggerimenti, la Riaccensione si sarebbe svolta senza inconvenienti.

E questa non sarebbe stata affatto la cosa migliore.

Pham Trinli era un membro della cospirazione. Un membro di poca importanza, a cui non era stata affidata nessuna parte critica del piano. Questo gli andava bene. Ruotò su se stesso dando le spalle a OnOff, col mucchio di rocce direttamente sopra la sua testa. Nell’ombra degli asteroidi c’erano altri gruppi di ombre: le astronavi ormeggiate, i provvisori, l’impianto di raffinazione delle materie prime, il tutto al riparo della tempesta di radiazioni che stava per riempire il cielo. Uno degli habitat, Hammerfest, aveva la forma ramificata di una radice. Sarebbe stato attraente, in un suo modo bizzarro, senza tutto l’equipaggiamento che aveva attorno. Il provvisorio dei Mercanti sembrava un pallone aeronautico ancorato al suolo. In esso c’erano tutti i Qeng Ho e buona parte degli Emergenti.

Oltre gli habitat, parzialmente nascosti da una gobba di Diamante Uno, c’erano le naviram. Uno spettacolo poco piacevole, in effetti. Delle astronavi non avrebbero dovuto stazionare a stretto contatto, e inoltre così vicine a grandi quantità di rocce e materiale sfuso. Nella mente di Pham balenò un ricordo: un mucchio di balene morte che galleggiavano in un abbraccio sensuale. Non era quello il modo di tenere un cantiere navale. Ma gli scafi avevano subito tanti danni che ai suoi occhi quello era quasi un deposito di relitti. Gli Emergenti avevano pagato caro il loro attacco a tradimento. Dopo la distruzione della nave di Park, Pham aveva vagato per oltre un giorno in un taxi danneggiato… ma collegato a tutti i sistemi delle navi superstiti. Evidentemente Nau non aveva mai avuto un solo sospetto su chi stava coordinando la reazione dei Qeng Ho. Se l’avesse avuto, Pham sarebbe finito in sonno freddo con gli altri armieri sulla Tesoro Lontano, o magari in un sonno ancora più freddo e molto più definitivo.

Nonostante l’attacco di sorpresa i Qeng Ho erano andati vicini alla vittoria. Ma se la battaglia si fosse conclusa con un maggior numero di danni sarebbe stata la fine di entrambe le parti. Al momento c’erano soltanto due navi in grado di andarsene da quel sistema coi propulsori ram, dopo alcune riparazioni. Altre due potevano essere rimesse in grado di funzionare solo usando apparecchiature recuperate dagli altri relitti. Ma a giudicare dall’efficienza della raffineria ci sarebbe voluto del tempo prima di avere abbastanza idrogeno da mettere a velocità ram anche una sola nave.

Meno di cinquecento secondi alla Riaccensione. Pham fluttuò lento verso le rocce, finché il cantiere navale fu nascosto dal telone isolante. Sparsi sulla superficie dell’asteroide principale i suoi compagni — Diem, Do e Patil, ora che avevano rimandato dentro Qiwi — stavano facendo gli ultimi controlli ai jet. La voce di Jimmy Diem era calma sul canale di lavoro della squadra, ma Pham sapeva che si trattava di una registrazione. Dietro il mucchio di materiale sfuso Diem e altri erano scomparsi, diretti sull’altro lato dell’asteroide. Tutti e tre erano armati, adesso. Era stupefacente quel che si poteva fare con un jet elettrico, specialmente con un modello Qeng Ho.

E così Pham Trinli veniva lasciato indietro. Probabilmente Jimmy era felice di liberarsi di lui. Si fidava di lui, ma solo come di una parte del piano, la facciata innocua della loro squadra di lavoro. Il solo compito di Trinli era adesso di muoversi qua e là, in vista di Hammerfest e del provvisorio, per rispondere alle istruzioni registrate di Diem.

Trecento secondi alla Riaccensione. Trinli si spostò sotto il telone. Il ghiaccio d’acqua e l’aria-neve si stavano accostando alla superficie nuda dell’asteroide, e quando lui tirò l’ultimo cavo furono fermamente a contatto con la montagna di diamante.

Diamanti. Quando Pham era giovane, i diamanti erano ancora un mezzo di scambio universale. Una scheggia di quel materiale poteva pagare l’omicidio di un principe. Per i Qeng Ho il diamante era soltanto un allotropo del carbonio, da vendere o da acquistare a tonnellate. Ma anche i Qeng Ho erano stati intimiditi da quei macigni. Asteroidi del genere non avrebbero dovuto esistere, in teoria. E sebbene quelle montagne non fossero vere e proprie gemme, in esse c’era un ordine molecolare cristallino. Il cuore di pianeti giganti, proiettato via dopo un’esplosione miliardi di anni prima? Erano uno dei misteri del sistema di OnOff.