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Lo sguardo di Trinli saettò sulle dodici piccole finestre che occupavano il display del suo casco. I programmi per la rete della flotta costruiti da lui stavano facendo un buon lavoro coi sistemi telemetrici, Ha-ha. Una vecchia volpe poteva essere insidiosa anche dopo aver perso i denti. Ora che gli servivano tutte le capacità dei computer, gli Emergenti erano costretti a usare molti automatismi Qeng Ho, e le manomissioni di Trinli diventavano sempre più efficienti.

I suoi sensori erano penetrati in tutto Hammerfest. Ogni programma aveva le sue circostanze eccezionali, le situazioni che i suoi creatori presumevano fossero fuori dalla loro responsabilità. C’erano reazioni circolari che l’introduzione di dati estremi poteva innescare…

Strano. Sembrava quasi che nei sistemi interni Emergenti fossero alloggiati dozzine di utenti. E c’erano grosse fette di software in questi sistemi che gli restavano del tutto enigmatiche, come se non si fossero sviluppale dalla comune matematica. Eppure gli Emergenti erano una popolazione tornata di recente all’alta tecnologia grazie all’ascolto della rete di trasmissioni Qeng Ho. C’era della roba misteriosa in quel software. Trinli passò al traffico audio. Il nese degli Emergenti era comprensibile, ma pieno di abbreviazioni in gergo. — Diem… intorno all’asteroide, e dietro… secondo il piano…

Secondo il piano?

Trinli scandagliò i flussi di dati, vide grafici che mostravano le armi che la squadra di Jimmy intendeva usare, gli ingressi per cui si accingeva a entrare nella Tesoro lontano. C’era una lista di nomi… i cospiratori. Pham Trinli era elencato come un complice di minore importanza. Trascrizioni di conversazioni telefoniche. Quelle criptografate di Jimmy Diem, I primi rapporti erano imprecisi, ma gli ultimi convergevano esattamente sugli obiettivi di Jimmy e degli altri. In qualche modo gli Emergenti avevano controllato abbastanza dettagli da far emergere l’inganno. Non c’erano stati traditori, solo una disumana attenzione per i più minuti dettagli.

Pham ritirò l’equipaggiamento e strisciò ancora più avanti. Puntò di nuovo l’antenna direzionale verso Hammerfest. L’angolazione era buona; da lì poteva inviare il segnale all’ancoraggio della Tesoro Lontano.

— Jimmy, Jimmy! Puoi sentirmi? — Era un segnale criptografato in codice Qeng Ho, ma se un avversario lo avesse ascoltato sia il punto di partenza che quello d’arrivo sarebbero stati identificati.

Tutto ciò che Jimmy Diem aveva sempre voluto era essere un bravo capoequipaggio e avere la stima dei suoi superiori. Poi lui e Tsufe avrebbero potuto sposarsi, e godersi i frutti portati dal viaggio alla stella OnOff. Questo era stato il suo unico desiderio prima dell’arrivo degli Emergenti e del loro attacco a tradimento. Ora? Ora capeggiava una rivolta, e stava per giocarsi tutto in pochi momenti di rischio infernale. Be’, almeno stavano per agire, finalmente…

In meno di quaranta secondi avevano percorso quattromila metri sulla parte illuminata dell’ammasso. Questa sarebbe stata un’impresa dura anche senza che il sole fiammeggiasse sui drappi di tessuto argenteo in cui s’erano avvolti. Per poco non avevano perso Pham Patil. L’uomo non era riuscito ad ancorare bene il suo cavo al suolo e nel darsi la spinta successiva aveva strappato via il chiodo. Sarebbe volato a perdersi nello spazio, se Tsufe e Jimmy non fossero stati legati al suo stesso cavo. Ancora pochi secondi di esposizione e la luce diretta del sole li avrebbe abbrustoliti anche attraverso i loro scudi improvvisati.

Ma stava funzionando! Adesso erano arrivati dall’altra parte delle astronavi, dove quei bastardi non si aspettavano visite. Mentre gli occhi di tutti erano sul sole, e si abbagliavano, loro erano arrivati in posizione.

Fluttuavano sotto il punto dov’era ormeggiata la Tesoro Lontano. La nave torreggiava seicento metri sopra di loro, così vicina che potevano vederne bene solo la zona degli alloggi e i serbatoi di prua. Ma dalle loro caute esplorazioni avevano appreso che quella era la meno danneggiata delle navi Qeng Ho. Dentro di essa c’erano armi equipaggiamento — e ancor più importante, della gente — che loro avrebbero potuto usare per riacquistare la libertà.

Mentre si dirigevano al portello controllò l’orologio. Cento secondi dalla riaccensione, e la luce del sole li raggiungeva attraverso la massa di un asteroide. Jimmy si girò a guardare, stupito. C’erano trecento metri di solido diamante fra loro e la luce nuda di OnOff, e neppure questo bastava per bloccarla. Spezzandosi fra milioni di piani e irregolarità interne, rimbalzando e diffondendosi, un poco della luce solare li raggiungeva. E ogni secondo si faceva più vivida, permettendogli di distinguere formazioni più dense e strisce colorate e fratture nel corpo dell’asteroide.

Ecco dove finisce la speranza di sfruttare il buio. Jimmy volse le spalle all’asteroide e continuò ad avvicinarsi alla nave. Con un cenno mandò Patil e Do ai due lati del portello. Gli Emergenti lo avevano riprogrammalo, naturalmente, ma non avevano potuto sostituire il meccanismo com’era stato fatto coi portelli del provvisorio. Tsufe li aveva spiati con un binocolo e conosceva il codice. Quante guardie avrebbero dovuto affrontare? Possiamo farcela. So che possiamo farcela. Alzò una mano guantata verso la piastra e…

Qualcuno lo stava chiamando.

— Jimmy, Jimmy! Puoi sentirmi? — La voce sussurrava sottile nel suo auricolare. Una scritta diceva che era la decriptazione di un impulso laser proveniente dall’habitat degli Emergenti. Ma era la voce di Pham Trinli.

Jimmy s’irrigidì. Caso peggiore: il nemico stava giocando con lui. Caso migliore: Trinli aveva immaginato ciò che loro volevano fare sulla Tesoro Lontano e si stava immischiando in modo più dannoso di quanto nessuno l’avrebbe creduto capace. Ignora quel vecchio idiota. Più tardi gli romperai il culo a calci, ma ora ignoralo. Jimmy alzò lo sguardo al cielo che si schiariva sempre più. Nello spazio, un laser era difficile da individuare, ma se gli Emergenti stavano per caso guardando dalla parte giusta avrebbero potuto vedere il collegamento usato da Trinli.

La sua risposta fu rapida, per impegnare il raggio al minimo. — Spegni quella roba, maledetto imbecille. Subito!

— Prima ascolta questo, ragazzo. Loro sanno del piano. Hanno decriptato i vostri messaggi. — Era Trinli ma non sembrava lui. E nessuno aveva parlato delle decriptazioni a Trinli. — Stai per cadere in una trappola, Jimmy. Ma loro non sanno tutto. Torna indietro. Qualunque cosa loro stiano pensando di fare, entrare nella Tesoro Lontano peggiorerà soltanto la situazione.

Dio. Per un momento Jimmy non poté muoversi. Il pensiero del fallimento e della morte gli aveva rovinato il sonno fin dall’inizio. Per arrivare a quel punto, tutti loro avevano dovuto rischiare la vita cento volte. Avevano accettato la possibilità di essere scoperti. Ma non avevano mai immaginato una cosa del genere. Ciò che il vecchio imbecille aveva scoperto poteva essere importante. O poteva essere insignificante. E tornare indietro a quel punto era già la cosa peggiore che potesse capitare. Ormai è troppo tardi.

Jimmy si costrinse a parlare con calma: — Ho detto: chiudi questo collegamento. — Si girò verso lo scafo della Tesoro Lontano e batté il codice sulla piastra. Trascorse un secondo… e il portello si aprì. Do e Patil entrarono nella penombra del compartimento stagno. Lui attese ancora un momento, applicò un piccolo trasmettitore accanto al pannello e li segui nell’interno.