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Capacità scientifica e duro lavoro. Ezr guardò oltre i tavoli, i “quartieri abitabili” di una naveram erano solitamente ridicoli. Navi di quel tipo richiedevano scudi spessi e una struttura robusta. Anche a una velocità quasi-luce i viaggi interstellari duravano anni, ed equipaggio e passeggeri trascorrevano la maggior parte del tempo nel sonno freddo. Tuttavia gli Emergenti avevano svegliato tecnici e maestranze un po’ in anticipo. Avevano montato e attrezzato quell’habitat in meno di otto giorni, intanto che le navi effettuavano le ultime correzioni di rotta per entrare in orbita. La struttura era larga più di duecento metri, costruita con materiali rimorchiati fin lì per molti anni-luce.

Nell’interno c’era perfino una certa opulenza. Gli effetti estetici andavano sul classico, così era chiamato lo stile adottato dagli habitat Solari prima che i sistemi di supporto-vita fossero meglio capiti e sviluppati. Gli Emergenti erano maestri nella realizzazione di tessuti e di ceramiche, benché Ezr sospettasse che le bio-arti fossero sconosciute fra loro. I mobili e i tappeti erano fatti per mascherare la lieve curvatura del pavimento. La ventilazione era silenziosissima e studiata per dare l’effetto di un ampio spazio aperto. Non c’erano finestre panoramiche, neppure oblò del tipo a rotazione. Le pareti, nei punti in cui erano visibili, erano ornate di complessi oggetti d’arte bidimensionali (quadri a olio?). I loro colori vivaci risaltavano anche in quella mezza luce. Ezr sapeva che Trixia desiderava guardarli più da vicino. La ragazza diceva che l’arte indigena, ancor più che il linguaggio, rivelava il cuore di una cultura.

Ezr si volse a Trixia e le indirizzò un sorriso. Lei avrebbe visto che era forzato, ma agli Emergenti sarebbe apparso spontaneo. Ezr avrebbe pagato per saper esibire franchezza e cordialità come il comandante Park, che al tavolo principale stava conversando in modo affabile con il capo degli Emergenti Tomas Nau. Uno avrebbe pensato che fossero compagni di scuola. Ezr Vinh si appoggiò allo schienale e ascoltò le chiacchiere altrui, cercando di capire qualcosa di quella gente.

Non tutti gli Emergenti erano sorridenti e ciarlieri. La ragazza dai capelli rossi seduta al suo stesso tavolo, sulla sinistra; qualcuno l’aveva presentata, ma Ezr non ne ricordava più il nome. Vestiva un abito nero liscio e semplice, con una catenina d’argento al collo come unico ornamento. Era snella, di età abbastanza imprecisabile. I suoi capelli rossi potevano essere una costruzione per la serata, ma una pelle così nivea era più difficile da realizzare e probabilmente vera. Poteva essere considerata molto bella, un tipo esotico, se non fosse stato per la strana goffaggine dei movimenti e la piega dura della bocca. Spostava lo sguardo qua e là sulla gente, ma si comportava come se fosse completamente sola. Ezr notò che i loro padroni di casa non le avevano messo al fianco uno degli invitati. Per stuzzicarlo, spesso Trixia accusava Ezr di essere un gran donnaiolo, almeno nella sua immaginazione. Be’, quella femmina dall’aspetto insolito avrebbe figurato più negli incubi di Ezr Vinh che nelle sue fantasie erotiche.

Al tavolo principale, Tomas Nau si alzò in piedi. I camerieri lasciarono i tavoli e si radunarono sui lati. Gli Emergenti e gli ospiti tacquero, salvo qualcuno più assorbito dalla conversazione.

— È il momento del brindisi all’amicizia interstellare — mugolò Ezr. Trixia Bonsol gli diede di gomito, gli occhi puntati sul tavolo principale. Lui dovette reprimere un sogghigno quando il capo degli Emergenti esordì con:

— Amici, tutti noi siamo molto lontani dalle nostre case. — Allargò le braccia in un gesto che comprendeva l’intera sala del banchetto e lo spazio circostante. — Entrambi abbiamo fatto errori potenzialmente gravi. Sapevamo che il sistema solare di questa stella è bizzarro. — Stava parlando di una stella così variabile che praticamente si spegneva per la durata di 215 anni standard ogni 250. — Nel corso dei millenni gli astrofisici di molte società hanno tentato di convincere i loro governanti a mandare qui una spedizione. — Fece una pausa, sorrise. — Ovviamente, fino a oggi, il costo di un’esplorazione puramente scientifica così lontana dal Reame Umano è stato ritenuto troppo elevato. E tuttavia ora sono qui due spedizioni, simultaneamente. — Intorno ai tavoli ci furono dei sorrisetti.

Sfortunatamente, avrebbe dovuto dire. — È ovvio però che non si tratta di una semplice coincidenza. Fino a qualche anno fa non esisteva alcuna urgenza per intraprendere un’impresa del genere. Oggi invece una ragione l’abbiamo: la razza che voi chiamate i Ragni, ovvero la terza specie intelligente non-umana finora conosciuta. — E in un sistema planetario come quello era molto improbabile che la vita si fosse evoluta spontaneamente. I Ragni dovevano essere i discendenti di una razza interstellare… cosa che l’umanità non aveva mai incontrato prima. Qui potevano esserci i più preziosi tesori mai capitati a portata di mano dei Qeng Ho, e il fatto che l’attuale società dei Ragni avesse appena riscoperto la radio non era uno svantaggio: questo significava che sarebbero stati poco pericolosi da avvicinare, o non più di una società umana regredita allo stadio pre-industriale.

Nau ebbe un sorrisetto auto-deprecatorio e guardò il comandante Park. — Fino a poco fa io non avevo capito quanto fossero complementari le nostre virtù e i nostri difetti, le nostre capacità e i nostri punti deboli. Voi venite da molto lontano, ma in navi molto veloci e ben collaudate. Noi da più vicino, con mezzi di più recente realizzazione. Entrambi abbiamo inquadrato la situazione in modo sostanzialmente esatto. — I telescopi e i radiotelescopi studiavano la stella OnOff da quando l’umanità era uscita nello spazio. Da secoli si sapeva che intorno ad essa orbitava un pianeta grosso quanto la Terra, con una chimica che significava presenza di vita. Se la stella OnOff fosse stata normale, il pianeta avrebbe avuto un aspetto gradevole, non quello di una palla di neve per la maggior parte del tempo. Nel sistema non c’erano altri oggetti di massa planetaria, e gli antichi astronomi avevano già osservato che il pianeta non possedeva satelliti, Nessun altro pianeta di piccola massa, dunque, né giganti gassosi, né cinture di asteroidi… e neppure la nube cometaria. Lo spazio intorno alla stella OnOff era libero e pulito. La cosa non era sorprendente nei pressi di una variabile dal comportamento catastrofico, e senza dubbio in passato la stella OnOff doveva aver conosciuto fasi esplosive… ma allora il suo pianeta com’era sopravvissuto? Quello era soltanto uno dei misteri della stella.

Si trattava di elementi noti e per i quali erano stati fatti dei progetti. Il comandante Park aveva occupato il suo breve tempo dopo il sonno freddo in una frenetica esplorazione del sistema, e aveva prelevato alcune kilotonnellate di sostanze volatili dal mondo congelato. In realtà avevano trovato quattro oggetti materiali in orbita nel sistema… asteroidi, potevano essere chiamati, per essere generosi. Erano corpi strani, il più voluminoso raggiungeva i due chilometri di lunghezza. Si trattava di grossi diamanti, solidi e compatti. Gli scienziati Trilandesi stavano facendo a pugni per spiegarne l’origine.

Ma i diamanti non si potevano mangiare; non senza averli tagliati e sfaccettati, comunque. Senza il solito rifornimento di minerali e gas prelevati in loco, la vita a bordo della flotta sarebbe stata molto scomoda. Quei dannati Emergenti erano in ritardo su parecchie cose ma anche fortunati. A quanto pareva avevano meno scienziati e specialisti, e navi più lente… ma una gran quantità di materiali e macchinari.