Nau poggiò una mano contro la superficie della finestra; era calda come la tappezzeria delle pareti, e anche guardando di traverso non c’erano distorsioni ottiche. Sorrise fra sé. Governare i Mercanti adattatisi all’Esilio s’era rivelata alla fine la cosa più facile. Loro avevano familiarità con il tipo di programma di lavoro che lui aveva proposto. Ma in quanto al suo lavoro… Nau ebbe una smorfia di autocompatimento. Qualcuno doveva restare sveglio fino alla fine. C’era una persona della quale lui poteva fidarsi, e il suo nome era Tomas Nau. Lasciato a se stesso Ritser Brughel avrebbe eliminato senza problemi tutti quelli che gli sembravano inutili o stavano fra lui e le sue ambizioni… primo fra tutti il suo comandante. Di Anne Reynolt ci si poteva fidare durante gli anni senza problemi, ma se fosse capitato qualcosa di imprevisto… no, chi deteneva il comando non poteva voltare le spalle a nessuno. I Qeng Ho sembravano ormai sottomessi, e dopo averli interrogati Nau era sicuro che non c’erano altre velleità; ma se ci fosse stata una rivolta, Anne Reynolt non era la persona adatta per fronteggiarla.
Così lui sarebbe diventato un centenario prima di vedere il successo della missione. Per gli standard balacreani era la mezza età, e Nau fece un sospiro. Pazienza, La medicina Qeng Ho lo avrebbe assistito. E poi…
La stanza fu scossa da un tremito. La vibrazione raggiunse Nau attraverso la mano poggiata alla parete. Era il terzo terremoto dell’asteroide, negli ultimi 40 Ksec.
Dall’altra parte della stanza la ragazza Qeng Ho si mosse, nel loro letto. — Cosa… uh… — Qeng Ho Pen Lisolet emerse dal sonno, e il movimento la fece fluttuare via dal materasso. Negli ultimi tre giorni aveva lavorato molto, cercando di trovare una configurazione stabile per la collina di materiale sfuso. Si guardò attorno, nuda, sfregandosi gli occhi. Probabilmente non capiva cos’era stato a svegliarla. Poi si accorse che lui era davanti alla finestra e sul volto le apparve un sorriso impietosito. — Oh, Tomas, stai ancora sveglio la notte a preoccuparti per noi?
Gli tese le braccia, avida di confortarlo. Nau annuì, con un sorriso timido. Diavolo, quel che lei diceva era abbastanza vero. Fluttuò attraverso la stanza e si fermò poggiando una mano sulla parete dietro il letto. Lei lo circondò con le braccia e lo attirò lentamente verso il materasso. Nau le accarezzò i fianchi e senti che il suo umore migliorava.
Molte cose erano andate storte in quella missione, ma Qiwi Pen Lisolet era da annoverarsi fra i suoi successi. Aveva solo 14 anni standard — precoce anche se ingenua — quando Nau aveva sottomesso la flotta Qeng Ho, e il virus mentale l’aveva infettata nel modo migliore. Avrebbe potuto essere focalizzata. Per un poco lui aveva consideralo l’idea di trasformarla in un giocattolo sessuale. Grazie all’Epidemia non l’ho fatto.
Per un paio d’anni dopo quegli eventi la ragazza era stata molto depressa. La morte di sua madre “per colpa” di Diem l’aveva buttata giù. Nau ne aveva approfittato per confortarla e farne la sua amante. Dapprima l’idea era di usare la ragazza per rendersi più credibile agli occhi dei Qeng Ho, ma col passare del tempo lui s’era accorto che Qiwi era più utile di quel che avrebbe supposto. Qiwi era giovane e attraente, ben istruita, con un disperato bisogno di qualcuno a cui dedicare la sua fedeltà. Lui avrebbe potuto tenerla sveglia e al suo fianco un turno dopo l’altro, senza sonno freddo, proprio come lei stessa aveva fatto durante il viaggio con la flotta Qeng Ho. Sarebbe stata una buona compagna… e un continuo test per i suoi piani. Qiwi era intelligente, e aveva una personalità per molti versi indipendente. Inoltre a lui piaceva pensare che, sebbene la verità sulla morte di sua madre fosse ben sepolta, un imprevisto avrebbe potuto rivelargliela. Fare uso di Qiwi gli dava dunque anche il brivido del pericolo, cosa che gli insaporiva la giornata, benché lui avesse ridotto quel pericolo prendendo alcune precauzioni.
— Tomas… — Lei alzò il viso verso il suo. — Credi che riuscirò mai a stabilizzare quella montagna di detriti?
Era proprio il genere di cose che poteva preoccuparla. Ritser Brughel (o anche lui quand’era più giovane) non avrebbe capito che grugnire di piantarla di rompergli l’anima non era la risposta più efficace. — Sicuro. Troverai il modo. Penseremo a qualcosa. Prenditi qualche giorno di vacanza, d’accordo? Il vecchio Trinli non è in sonno freddo in questo turno. Lasciamo che sia lui a tenere in equilibrio quella roba per un po’.
La risata di Qiwi la fece sembrare ancora più giovane. — Oh, me lo immagino, proprio Pham Trinli! — Era l’unico della cospirazione di Diem per cui provasse più disprezzo che rabbia. — Ricordi l’ultima volta che ha messo mano a quel materiale? Si vantava di essere un grande esperto, ma prima che se ne accorgesse tutto quanto si stava allontanando a tre metri al secondo da L1. Poi si è spaventato al punto che… — Scoppiò ancora a ridere. Le cose più strane facevano ridere questa ragazza dei Mercanti. Era uno dei particolari della sua personalità che lo lasciavano perplesso.
Qiwi tacque per un poco, poi ciò che disse sorprese il caponave. — Sì, forse hai ragione… se è solo per tre o quattro giorni, neppure Trinli potrà fare molti danni. Ho bisogno di riflettere. Forse finiremo per usare l’acqua e solidificare tutto il materiale in un blocco di ghiaccio, inoltre, mio padre è sveglio in questo turno. Dovrei stare con lui un po’ più spesso. — Lo guardò con aria interrogativa, aspettando il suo permesso.
Mmh. A volte la manipolazione non andava come uno si aspettava. Ecco che adesso le veniva il capriccio di lasciare il lavoro per tre o quattro giorni, dannazione. Potrei proibirglielo. O avrebbe potuto assentire con tale riluttanza da farla sentire in colpa. No, non ne valeva la pena, non stavolta. Ma se non glielo proibisco, è meglio mostrarmi molto generoso nel darle il permesso. La abbracciò con energia. — Ma sicuro! Sai, a volte ti guardo e penso: questa ragazza lavora troppo, deve imparare a rilassarsi un po’.
Lei fece un sospiro e assunse un’espressione timida. — Oh, quando voglio so rilassarmi. Ma c’è tanto da fare. — Qiwi Lisolet era ancora una ragazza ingenua, ma stava imparando. E Tomas Nau aveva anni per addestrarla. Sua madre Kira non s’era mostrata adatta alla manipolazione né al Focus, ma questo perché lei era stata una donna adulta. Tomas Nau sorrise al ricordo. La figlia lo avrebbe servito assai meglio, e molto più fedelmente.
Ali Lin non aveva mai avuto a che fare con la famiglia Lisolet e col tipico lavoro di chi ne faceva parte, prima di sposarsi con Kira Pen. Ali Lin era un uomo di genio nella sua professione rara ed esclusiva: sapeva tutto dei parchi e delle creature viventi che li abitavano. Ed era il padre di Qiwi. Kira lo aveva amato molto, pur sapendo che non sarebbe mai diventato l’uomo che lei avrebbe voluto sposare, e per sua figlia Qiwi era un po’ la stessa cosa.
Ali era importante per gli Emergenti, forse più di ogni altro focalizzato. Era uno dei pochi che disponevano di un laboratorio ai piani superiori di Hammerfest. Ed era uno dei pochi che non avevano continuamente attorno Anne Reynolt o uno degli altri funzionari a ficcare il naso.
Quel pomeriggio Ali Lin e sua figlia Qiwi sedevano sui rami di un albero del parco Qeng Ho, occupati in un lento gioco di pazienza con gli insetti. La ragazza si trovava lì da 10 Ksec, e suo padre da ancora prima. L’uomo l’aveva messa a esaminare il DNA di un nuovo tipo di ragni della spazzatura da lui allevato. S’era sempre fidato di lei per lavori delicati di quel genere, e controllava i suoi risultati solo ogni due o tre Ksec. Per il resto del tempo l’uomo si perdeva nell’analisi delle foglie, sognando a occhi aperti il modo di condurre i progetti che la Reynolt gli aveva richiesto.