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Il capo degli Emergenti ebbe un sorriso benevolo e continuò: — Nel sistema della stella OnOff c’è un solo posto per rifornirsi di materie prime e di gas in abbondanza… ovvero sul mondo dei Ragni. — Guardò il suo pubblico, soffermandosi sui visitatori. — Io so che molti di voi speravano di rimandare la cosa a quando i Ragni saranno di nuovo in attività… ma il fatto di tenersi nascosti ha anche degli svantaggi, e la flotta che io comando dispone di navette da trasporto molto capaci, e macchinari pesanti. La direttrice Reynolt — Aha, pensò Ezr. Quello era il nome della donna dai capelli rossi — è d’accordo coi vostri scienziati sul fatto che gli indigeni non sono ancora progrediti oltre la realizzazione di apparecchi radio molto primitivi. Tutti i Ragni sono congelati nelle profondità del suolo, e così resteranno finché la stella OnOff si riaccenderà. — Da lì a un anno circa. La causa di quel ciclo stellare era un mistero, ma la transizione fra la luce e il buio s’era ripetuta con ritmo che variava di poco negli ultimi ottomila anni.

Seduto accanto al padrone di casa anche S.J. Park stava sorridendo, probabilmente con la stessa sincerità di Tomas Nau. Il comandante di flotta Park non era stato molto popolare presso il Dipartimento della Foresteria di Triland. Questo si doveva al fatto che aveva tagliato al massimo il periodo di pre-Volo, anche quando non si supponeva che ci sarebbe stata un’altra flotta. Park aveva fatto di tutto fuorché alimentare i ramjet col suo sangue durante la decelerazione, per precedere gli Emergenti. Così ora aveva il privilegio di poter dichiarare che era arrivato primo, ma non ci aveva guadagnato altro, a parte i diritti di proprietà sugli asteroidi di diamanti e gli atterraggi durante quali avevano prelevato una certa quantità di gas. Prima di quegli atterraggi nessuno aveva la minima idea dell’aspetto degli alieni. Nelle prime discese sul pianeta i Mercanti avevano esaminato monumenti e prelevato materiale dai depositi di spazzatura, imparando molte cose… informazioni delle quali ora potevano fare commercio.

— È tempo di cominciare a lavorare insieme — proseguì Nau. — Io non so quanto voi sappiate delle nostre discussioni degli ultimi due giorni. Sicuramente saranno circolate delle voci, I dettagli saranno presto resi pubblici, ma il comandante Park, il vostro Comitato Mercantile e io pensiamo che questa sia una buona occasione per dimostrare la nostra unità di intenti. Stiamo pianificando un atterraggio congiunto in grande stile. L’obiettivo primario è il prelevamento di un milione di tonnellate d’acqua e una massa analoga di minerali vari. Noi abbiamo navette per il trasporto pesante che possono eseguire il lavoro con relativa facilità. Come obiettivo secondario, disporremo sensori studiati per non dare alcun disturbo e raccoglieremo una certa quantità di dati culturali. Queste risorse e i risultati di questi studi saranno equamente condivisi fra le due spedizioni. Nello spazio, i nostri due gruppi useranno le rocce locali per costruire protezioni per i nostri habitat, io spero a distanza di pochi secondi-luce dal pianeta dei Ragni. — Nau guardò ancora il comandante Park. Dunque alcune cose erano ancora oggetto di discussione.

Nau alzò il bicchiere. — È ora un brindisi. Alla fine degli errori, e alla nostra amichevole collaborazione. Possa questo preludere a un futuro di prosperità per entrambi.

— Ehi, mia cara, quello che doveva essere il paranoico sono io, ricordi? Credevo che sarei miseramente perito sotto le tue feroci battute di spirito sulla mia sospettosità di Mercante.

Trixia ebbe un sorrisetto debole e non rispose subito. Durante il tragitto di ritorno dal banchetto degli Emergenti era stata insolitamente silenziosa. Adesso erano nell’alloggio di lei, su una delle navi dei Mercanti. Di solito lì era dell’umore più spigliato e spontaneo. — Il loro habitat è senza dubbio accogliente e ben fatto — disse infine.

— A paragone del nostro provvisorio lo è. — Ezr batté una mano sulla parete elastica. — Per essere una cosa che si erano portati dietro smontata, è una meraviglia. — Il provvisorio dei Qeng Ho era poco più che un gigantesco pallone diviso in sezioni. La palestra e le sale comuni erano spaziose, ma non si poteva certo dire che il posto fosse elegante. Trixia aveva due stanze comunicanti, un centinaio di metri cubi in totale. Le pareti erano lisce e semplici, ma lei aveva fatto il possibile per personalizzarle: immagini dei suoi genitori e delle sue sorelle, il panorama di un territorio verdeggiante di Triland. Buona parte della sua scrivania era occupata da foto bidimensionali d’epoca della Vecchia Terra, risalenti a prima dell’Era Spaziale. C’erano foto di Londra e di Berlino, carrozze a cavalli, aeroplani, macchine a vapore. In realtà erano insipide se paragonate ad altre analoghe venute fuori in seguito, nelle storie di altri mondi. Ma nell’Era dell’Alba tutto veniva scoperto per la prima volta. Era stata un’epoca di sogni straordinari e straordinaria ingenuità.

Quell’epoca era la specialità di Ezr, con orrore dei suoi genitori e grande perplessità dei suoi amici. E tuttavia Trixia lo capiva. L’Era dell’Alba per lei era soltanto un hobby, forse, ma amava parlare di quell’affascinante tempo antico. Ed Ezr sapeva che non avrebbe mai trovato un’altra come lei.

— Insomma, Trixia, cos’è stato a buttarti giù? Di certo non c’è niente di sospetto nel fatto che gli Emergenti abbiano alloggi ben fatti. Per la maggior parte della serata hai pensato solo a riempirti lo stomaco e spettegolare. — Lei non reagì all’offesa. — Poi è successo qualcosa. Cos’hai notato? — Ezr fece pressione sul soffitto per fluttuare più vicino al divano a muro dove sedeva lei.

— È stato… è stato un insieme di piccole cose, e… — Trixia alzò un braccio e lo prese per mano. — Tu sai che io ho l’orecchio per le lingue. — Un altro sorrisetto. — L’accento con cui parlano il nese è così simile a quello delle vostre trasmissioni da far pensare che abbiano preso molto dalla Rete Qeng Ho.

— Sicuro. Questo corrisponde a ciò che dicono loro stessi. Sono una cultura giovane, risalita in sella dopo una brutta caduta. — Sono proprio io che li sto difendendo? L’offerta degli Emergenti era stata ragionevole, perfino generosa. Proprio il genere di cosa che induceva alla cautela ogni buon Mercante. Ma Trixia aveva visto qualche altra cosa che la preoccupava.

— Sì, però avere una lingua comune rende difficili da nascondere molte cose. Io ho sentito una dozzina di frasi che rivelano rapporti autoritari in situazioni dove non sarebbe lecito aspettarseli, e non sembravano fossili linguistici sopravvissuti con un diverso significato. Gli Emergenti sono abituati a possedere la gente, Ezr.

— Stai parlando di schiavi? La loro è una società tecnologica, Trixia. Gli individui istruiti non sono buoni schiavi. Senza la loro collaborazione spontanea il sistema crolla.

Lei gli strinse la mano, non irritata, non giocosamente, ma con un’intensità che lui non le aveva mai conosciuto. — Sì, sì, ma noi non sappiamo niente di loro, a parte il fatto che giocano duro. Ho avuto un’intera serata per ascoltare il tipo coi capelli color carota seduto accanto a te, e i due che stavano alla mia destra. Il verbo “commerciare” non gli esce di bocca spontaneo. “Appropriarsi” è il solo tipo di rapporto che riescono a immaginare coi Ragni.

— Mmh. — Trixia era fatta così. Cose a cui Ezr non badava, potevano essere molto significative per lei. A volte gli sembravano irrilevanti anche dopo che lei gliene parlava. Ma a volte la spiegazione di lei era una luce che gli illuminava qualcosa di assolutamente nuovo. — Non saprei, Trixia… tu sai che anche noi Qeng Ho possiamo sembrare, uh, arroganti nel parlare quando pensiamo che i Clienti non ci stiano ascoltando.