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La ragazza scese ancora, fermandosi a mezzo metro dal suolo. — Il parco è chiuso per manutenzione, vice caponave.

Brughel aveva avuto un moto di sorpresa. Per un momento tacque, e la sua faccia pallida s’imporporò in modo comico. — Razza di piccola insolente… e tu cosa stai facendo, qui?

— Io faccio la manutenzione. — Be’, questa era quasi la verità. E ora il contrattacco: — Lei, piuttosto, cos’è venuto a fare?

Brughel si scurì in faccia. Fluttuò più in alto di fronte a lei, per costringerla ad alzare lo sguardo. — Non spetta a te fare domande. Impara a stare al tuo posto. — Aveva in mano una specie di bastone metallico, liscio, con delle macchie scure. Lo vibrò in un rapido arco che spezzò ramoscelli e foglie un palmo sopra la testa di Qiwi.

Ora anche la ragazza era irritata. — Questo è vandalismo, non è una risposta. — Sapeva che Tomas faceva monitorare il parco, e atti del genere erano criminosi per gli Emergenti quanto per i Qeng Ho.

Il vice caponave era così impermalito che ringhiava. — Siete voi Mercanti i vandali. Questo parco era un bel posto, più di quanto avrei creduto che gente come voi potesse costruire. Ma ora lo state sabotando. Ieri sono venuto a esaminarlo. Lo avete riempito di insetti. — Agitò ancora il bastone le frasche, e i colpi misero allo scoperto alcune polverose ragnatele nascoste fra i rami. Brughel le stracciò irosamente e fece volare tutto intorno i gusci di insetti e i detriti vegetali che le riempivano. — Guarda che schifo, che sudiciume! Siete stati voi a ridurre così questo posto! — la accusò.

Per un momento Qiwi lo guardò senza capire. Non era possibile che l’uomo intendesse davvero ciò che aveva detto. Come poteva essere così ignorante? Si piazzò le mani sui fianchi. — Questo è un parco a zero-G, per l’amor del cielo! Cosa pensi che sia a tenere l’aria pulita dai detriti fluttuanti? I ragni divoratori di spazzatura qui ci sono sempre stati… anche se i pezzi più grossi evidentemente non riescono a digerirli. — E guardò Brughel da capo a piedi, per rendere chiaro che quell’allusione era un’allusione.

Nella discussione s’erano spostati sopra lo strato più basso dei rami. Con la coda dell’occhio Qiwi poteva vedere suo padre. Era come se lasciando gonfiare la rabbia si gonfiassero anche loro, volando come palloncini. All’improvviso quel pensiero la fece ridacchiare, e non le importò di assumere un’espressione antipatica.

— Cos’hai da ridere, stupida cagna? — ringhiò Brughel. Si batté il bastone sul palmo di una mano, a denti stretti. Lei aveva già sentito parlare di quel bastone, e di quelle macchie scure. Era evidente che Ritser Brughel voleva che la gente pensasse che erano proprio quella cosa. Ma quell’individuo non sembrava un militare addestrato, e quando maneggiava il bastone non aveva l’aria di uno che si aspetta di essere contrattaccato. Lei gli rivolse un sorrisetto insolente.

L’uomo la fulminò con lo sguardo. Poi, senza un’altra parola, si spinse via dal ramo e tornò a livello del pavimento, andandosene per i fatti suoi. Lei restò lì a fluttuare in silenzio, con l’impressione che il posto fosse molto più piacevole ora che Brughel se n’era andato, poi tornò verso il ramo su cui sedeva suo padre.

Nel corso degli anni aveva scoperto in sé un talento per irritare gli altri, fin da quand’era bambina e si divertiva a provocare in modo innocente Ezr Vinh. Povero Ezr, se potessi tornare indietro… Ma con Brughel era stato diverso, e quella differenza l’aveva vista nei suoi occhi. Quell’individuo aveva davvero avuto la tentazione di ucciderla, e frenarla gli era costato uno sforzo. Probabilmente la sola cosa che l’aveva trattenuto dal colpirla era stato il pensiero che Tomas l’avrebbe saputo. Ma se avesse potuto trovarla da sola, lontano dai monitor della sorveglianza…

Le mani di Qiwi stavano tremando quando raggiunse suo padre. Oh, papà. Avrebbe voluto che lui la abbracciasse, che lui placasse la sua paura. Ma lui non la stava neppure guardando. Era focalizzato da ormai cinque anni, ma lei ricordava ancora com’era un tempo… l’uomo di allora sarebbe sceso dall’albero al primo accenno che sotto di lui c’era una discussione. Si sarebbe messo fra lei e Brughel, bastone metallico o no. Ora… Qiwi s’era voltata a cercarlo con lo sguardo, e aveva visto che le loro parole in effetti attraevano la sua attenzione: Ali Lin aveva gettato un’occhiata spazientita dalla loro parte, come a dire «Non potreste andare a litigare altrove?»

Qiwi gli poggiò su una spalla una mano che tremava ancora. Per certi versi suo padre era ancora vivo, ma per il resto era più morto di sua madre. Tomas diceva che il Focus poteva essere invertito. Ma Tomas aveva bisogno di suo padre e degli altri focalizzati. D’altra parte Tomas era stato allevato fra gli Emergenti. Loro usavano il Focus per inserire pienamente la gente nella società. Erano fieri di avere pochi criminali. Lei sapeva che molti Qeng Ho consideravano bugie i discorsi sulla reversibilità del Focus. Fino a quel momento non un solo focalizzato era stato riportato allo stato precedente. Tomas non mentirebbe su una cosa tanto importante.

E forse, se lei e suo padre si fossero comportati bene, il suo Focus sarebbe stato invertito. Forse quella morte non sarebbe durata per sempre. Qiwi riprese l’analizzatore e sedette di nuovo al suo fianco. Gli esami del DNA erano andati avanti bene mentre lei scambiava insulti con Ritser Brughel.

Suo padre ne sarebbe stato compiaciuto.

Nau continuava a presenziare alle riunioni del Comitato Direttivo della Flotta ogni Msec. Solo gli altri partecipanti cambiavano, da un turno all’altro. Quel giorno Ezr Vinh c’era; sarebbe stato interessante vedere la reazione del ragazzo al piano che lui aveva escogitato. Anche Ritser Brughel era in sala, così lui aveva chiesto a Qiwi di non intervenire. Nau sorrise fra sé. Dannazione, non mi ero mai accorto di come la ragazza riesca a provocare quest’uomo.

Nau aveva integrato le sedute del Comitato in quelle del suo staff, e le chiamava riunioni della “direzione di turno”. La filosofia della cosa era che, qualunque fossero le loro vecchie divergenze, adesso erano sulla stessa barca e potevano sopravvivere soltanto con la collaborazione. Le riunioni non erano importanti come le sue consultazioni private con Anne Reynolt o con Ritser e quelli della sicurezza. Quelle erano assai più frequenti. Tuttavia non poteva negare che anche nelle riunioni del Comitato fossero trattate cose basilari. Nau sfiorò con un dito la finestra dell’agenda. — Dunque, ultimo argomento all’ordine del giorno: la spedizione di Anne Reynolt al sole. Anne?

L’altra non sorrise mentre correggeva quella spiritosaggine. — Il rapporto degli astrofisici, caponave. Ma prima, una richiesta. Ci serve almeno uno specialista non-focalizzato in quest’area. Lei sa quanto è difficile valutare i semplici risultati tecnici…

Nau sospirò. La donna gliel’aveva già fatto notare in privato. — Anne, non abbiamo il personale. Gli specialisti superstiti in questo campo sono soltanto tre. — E tutti erano delle “testerapide”.

— Ho bisogno di un revisore con un po’ di buonsenso. — La Reynolt scosse le spalle. — E va bene. Per suo ordine abbiamo tenuto due astrofisici in turno continuato fin dalla Riaccensione. Noti che hanno avuto cinque anni per riflettere su questo rapporto. — Agitò una mano e comparve una finestra in cui era inquadrato un taxi Qeng Ho modificato, irto di sensori e con un robusto scudo. — Prima della Riaccensione, il dottor Li e il dottor Wen hanno pilotato questo velivolo in un’orbita stretta attorno a OnOff. Orientando la vela opportunamente hanno mantenuto l’orbita per oltre un giorno.

In realtà era stato il pilota “testarapida” di Jau Xin a occuparsene. Nau rivolse un cenno a Xin. — Ottimo lavoro, direttore del piloti.