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Ascoltando i discorsi di Silipan, Trinli capì che un altro stadio del suo piano aveva finalmente avuto inizio. Gli Emergenti di basso rango accettavano la sua presenza. Tomas Nau lo tollerava, perfino Brughel sembrava compiaciuto dalla possibilità di punzecchiarlo e fargli ogni tanto qualche soperchieria. Era il momento di apprendere qualcosa di più sul Focus. Apprendere da Silipan, dalla Reynolt, e infine forse anche l’aspetto tecnico della cosa.

Pham Nuwen aveva cercato di costruire una civiltà nel vuoto che univa i mondi dello Spazio Umano. Per qualche secolo gli era parso che il successo fosse a portata di mano, ma alla fine era stato tradito. O forse ciò che era accaduto a Brisgo Gap era stato inevitabile. Un impero interstellare significava distanze eccessive, tempi eccessivi. La verità e la giustizia non bastavano a tenerlo unito. Occorreva un elemento in più.

Pham Trinli alzò il suo bulbo di birra e brindò in silenzio, senza che nessuno notasse quel gesto. Brindò alla lezione del passato e alla promessa del futuro. Questa volta avrebbe saputo come far funzionare le cose.

18

I primi due anni di vita soggettiva di Ezr Vinh dopo la Riaccensione si svolsero nell’arco di otto anni di tempo reale. Come un bravo comandante Qeng Ho, Tomas Nau centellinava i periodi di veglia del personale in base alle strette esigenze di lavoro. Qiwi e la sua squadra erano fuori dal sonno freddo più spesso di altri, ma stavano rallentando il ritmo.

Anche gli astrofisici di Anne Reynolt erano tenuti occupati. OnOff continuava a muoversi lungo l’immensa curva che aveva seguito in passato. A chi la osservasse ora per la prima volta sarebbe apparsa come una normale stella di classe G, completa di macchie solari.

Le trasmissioni radio da varie zone di Arachna erano riprese pochi giorni dopo la Riaccensione, quando il pianeta cominciava a essere spazzato da violentissime tempeste. Evidentemente la fase Off del sole aveva interrotto una guerra locale. Da lì a un paio d’anni erano entrate in funzione dozzine di stazioni radio su due continenti. Ogni due secoli queste creature erano costrette a ricostruire tutte le loro strutture di superficie quasi dalle fondamenta, ma sembrava che fossero rapidi ed efficienti. Quando nella coltre di nuvole erano apparsi i primi squarci, chi osservava dallo spazio aveva potuto vedere città e strade già in fase di avanzata ricostruzione. Non erano state notate operazioni belliche di rilievo.

Il quarto anno le stazioni radio erano salite a duemila, con sede in edifici di superficie e ripetitori sparsi ovunque. Questo aveva segnato l’inizio di un nuovo periodo di lavoro per Trixia Bonsol e gli altri linguisti, che dalla lingua scritta erano passati allo studio di quella parlata.

Quando erano di turno nello stesso periodo — e ormai capitava spesso — Ezr faceva visita a Trixia Bonsol ogni giorno. Dapprima Trixia era stata più remota che mai. Non sembrava sentire neppure ciò che lui diceva, e nel suo cubicolo risuonavano le chiacchiere radio dei Ragni. All’inizio il sonoro era uno squittio acuto che cambiava di continuo mentre Trixia e gli altri linguisti focalizzati determinavano lo spettro acustico dei Ragni per trasformarlo in rappresentazioni audio e video. Alla fine Trixia aveva ottenuto i dati necessari all’analisi di quella che non era una lingua molto adatta agli orecchi umani.

Poi erano cominciate le traduzioni. I traduttori focalizzati della Reynolt prendevano tutto ciò che capitava e producevano migliaia di parole semi-intellegibili al giorno. Trixia era la migliore. Questo era stato chiaro fin dal principio. Era stato il suo lavoro sui testi di fisica a produrre i primi risultati effettivi, ed erano state le sue analisi a consentire le prime vere traduzioni della lingua parlata. Anche a confronto degli esperti linguisti Qeng Ho, Trixia primeggiava. Quanto ne sarebbe stata orgogliosa, se l’avesse saputo. — La Bonsol è indispensabile — aveva decretato Anne Reynolt nel suo tipico tono piatto, esente da emozioni. Trixia Bonsol non sarebbe stata de-focalizzata entro tempi brevi com’era successo a Hunte Wen.

Ezr cercava di leggere tutto ciò che i traduttori producevano. Dapprima si trattava del tipico caos di ipotesi da lavori in corso, dove da ogni frase uscivano una dozzina di freccette puntate a significati alternativi, parole fra parentesi e altre seguite da commenti e punti interrogativi. Ma dopo qualche Msec le traduzioni avevano cominciato a diventare leggibili. C’erano degli esseri viventi laggiù su Arachna, e quelle erano le loro parole.

Alcuni dei linguisti focalizzati non andarono mai oltre le traduzioni irte di freccette e punti interrogativi. Furono intrappolati dai significati ipotetici e lì restarono, incapaci di capire lo spirito di quegli alieni. A quel punto tuttavia i dati culturali arrivavano a mucchi. Una delle prime cose apprese fu che i Ragni non avevano alcun ricordo di una società più evoluta dalla quale fosse discesa l’attuale.

— Non c’è alcun accenno a un’antica epoca d’oro della tecnologia.

Nau guardò la Reynolt, perplesso. — Questo è sospetto. Anche sulla Vecchia Terra, dove quest’epoca non c’è mai stata, esistevano miti e leggende del più remoto passato.

La Reynolt scrollò le spalle. — Io le sto dicendo solo che ogni allusione a una tecnologia perduta è estranea all’attuale livello culturale. Ad esempio, per quanto ne sappiamo l’archeologia dei Ragni è considerata una scienza insignificante.

— Che l’Epidemia se li porti! — sbottò Brughel. — Se questi esseri non hanno nessuna astronave da scavar fuori dal loro passato, il denaro che abbiamo investito per arrivare qui è stato buttato via!

Peccato che non ci abbiate pensato prima di partire, pensò Ezr.

Nau sì accigliò, sorpreso da quella spiacevole notizia, ma non fu d’accordo con Brughel.

— Abbiamo comunque i risultati del dottor Li. — Il suo sguardo passò sui Qeng Ho seduti intorno al tavolo, ed Ezr fu certo che nella mente dell’Emergente passava una considerazione: E poi c’è anche la biblioteca tecnica dei Qeng Ho. E i Mercanti che possono aiutarci a esplorarla.

Trixia ora lasciava che Ezr la toccasse, a volte per pettinarla o pulirle la faccia, a volte per metterle una mano su una spalla. Forse lui aveva trascorso in quel cubicolo tanto tempo che la ragazza lo vedeva come un pezzo del mobilio, o un meccanismo attivato a voce. Di norma Trixia lavorava con lenti a contatto proiettive, e talora questo dava a Ezr l’illusione confortante che lei lo stesse davvero guardando in faccia. La ragazza rispondeva perfino alle sue domande, a patto che restassero su argomenti compresi nel suo Focus e non interrompessero le sue conversazioni coi computer o con gli altri traduttori.

Per la maggior parte della sua lunga giornata lavorativa Trixia sedeva nella penombra, ascoltando e traducendo nello stesso tempo. Parecchi traduttori lavoravano così, come robot. In lei c’era però qualcosa di più, o così a Ezr piaceva pensare: come gli altri, Trixia analizzava la frase e la traduceva, ma non inseriva fra una parola e l’altra dozzine di interpretazioni e strani simboli. Le traduzioni della giovane donna sembravano cercare il significato che stava nei cervelli di chi parlava, cervelli per cui il mondo dei Ragni era l’unico naturale e normale. Le traduzioni di Trixia Bonsol erano… artistiche.

Non era l’arte ciò che Anne Reynolt cercava. Dapprima la donna aveva poco di cui lamentarsi. I traduttori adottavano un’ortografia non umana per una lingua fatta di lettere inesistenti nell’alfabeto umano. Ad esempio usavano combinazioni come x* e )n oppure &f e a2, e questo le rendeva goffe. Quando dovevano tradurre la risposta a una domanda come «Che ore sono?» essi scrivevano: È la (sono le) unità/temporale/primaria 6 (circa 1 ora prima dell’alba) più unit/temp/secondaria 23 (14,35 minuti circa).