Nel 60/19 la maggior parte delle città dell’Alleanza mostravano cambiamenti simili. Lo stesso era accaduto ai grandi centri abitati di Tiefstadt e di Kindred, e in grado minore in altre nazioni meno sviluppate. Ma anche per gli standard della nuova epoca Principalia era una città speciale. Nulla era visibile dall’esterno: e tuttavia venivano posti i semi di una nuova grande rivoluzione.
Hrunkner Unnerbai giunse in volo a Principalia in un piovoso mattino di primavera. Un taxi lo condusse dall’aeroporto alla riva del fiume, nel centro della città. Unnerbai era cresciuto a Principalia, e la sua vecchia compagnia di costruzioni era stata lì. Arrivò prima dell’orario di apertura dei negozi, con gli addetti alla pulizia stradale che si scostavano svelti davanti alla vettura. Una spruzzata di pioggia aveva lasciato le botteghe e gli alberi imperlati di goccioline multicolori. A Unnerbai piaceva la città vecchia, dove molte fondamenta sopravvivevano da più di tre o quattro generazioni. Le porte si aprivano in silenzio e senza che si vedessero inservienti. Più avanti c’era un palazzo dannatamente grosso.
Sherkaner Underhill lo stava aspettando nel parcheggio circolare, un po’ fuori posto davanti a quell’ingresso monumentale. La pioggia era appena una gradevole nebbiolina, ma Underhill aprì un ombrello mentre si faceva avanti ad accoglierlo.
— Ben arrivato, sergente! È un piacere! Dopo tanti anni che insisto per averti ospite nella mia modesta casa sulla collina, ecco che sei finalmente qui.
Unnerbai pagò il taxi e si mise la borsa sulla schiena. — Anche per me è un piacere. Allora, che mi dici?
— Ho molte cose da mostrarti… a cominciare da due piccoli ma importanti personaggi. — Underhill scostò l’ombrello, e due teste spuntarono dalla peluria della sua schiena. I due piccoli si reggevano saldamente al loro padre. Non erano già grandi come i piccoli nati nei primi tempi della Luce, ma sembravano già abbastanza consapevoli. — La piccola è Rhapsa, e il maschio si chiama Hrunkner.
Unnerbai si avvicinò, cercando di avere un’aria casuale.
Forse hanno chiamato Hrunkner il maschio per pura amicizia. Dio della profonda terra! — È un vero onore conoscervi — disse. In genere Unnerbai non se la intendeva molto coi piccoli. Addestrare reclute era la sua esperienza più vicina alla cosa. Si augurò che questo spiegasse a Underhill il suo disagio.
I piccoli parvero avvertire la disapprovazione in lui, e subito si ritirarono intimiditi fuori vista.
— Non farci caso — disse Underhill con la solita noncuranza. — Verranno fuori a giocare, quando saremo in casa.
Underhill lo precedette nell’interno, parlando di tutte le cose che aveva da fargli vedere e di quanto fosse lieto della sua visita.
Unnerbai notò che gli anni lo avevano cambiato, fisicamente, almeno. La penosa magrezza era scomparsa, dopo chissà quante cure. Il pelame sulla sua schiena era folto e paterno; strano vederne uno così in quella fase del sole. Il tremito della testa e della parte anteriore del corpo era più evidente di quel che Unnerbai ricordava.
Attraversarono un atrio largo come quello di un albergo, e scesero un’ampia spirale di scale da cui si dipartivano le molte ali di quella che Underhill aveva definito la sua “modesta casa sulla collina”. C’erano molte persone, forse servi, anche se non indossavano la livrea usualmente richiesta dai super-ricchi. In realtà vi si respirava l’atmosfera burocratica delle grosse corporazioni, o delle proprietà del governo. Unnerbai interruppe le chiacchiere dell’altro: — Questa è tutta una facciata, vero, Sherkaner? Il Re non ha venduto l’edificio, lo ha soltanto assegnato a voi. — Al Servizio Informazioni.
— Non proprio. Il terreno è di mia proprietà; l’ho comprato io. Ma faccio un sacco di consulenze, e Victreia… voglio dire, il Servizio Informazioni dell’Alleanza… ha deciso che la sicurezza sarebbe stata meglio tutelata installando qui i laboratori. Ho delle cosette da mostrarti.
— Già, questo è il motivo della mia visita. A mio parere tu non stai lavorando sulle cose giuste, Sherkaner. Hai spinto la Corona a imbarcarsi in questa impresa e… qui possiamo parlare liberamente?
— Si capisce.
Di solito Unnerbai avrebbe dubitato di un’assicurazione gettata lì in tono tanto casuale, ma stava cominciando ad accorgersi che l’edificio era impenetrabile. C’erano varie cose progettate da Sherkaner, come la spirale logaritmica delle stanze principali, ma si vedeva anche il tocco di Victreia: le guardie che stazionavano ovunque, e un che di civettuolo nei tappeti e nelle pareti.
Quel posto era sicuro quanto i vecchi laboratori di Sherkaner a Comando Territoriale. — D’accordo, tu hai convinto la Corona a impegnarsi a fondo in questa impresa. Io sto utilizzando più personale e più risorse di un miliardario, e ho sotto di me individui capaci e geniali quanto te. — In realtà Unnerbai era ancora sergente, anche se il suo lavoro era uscito dai ranghi oltre ogni immaginazione. La sua vita, in quei giorni, era il sogno drogato di un imprenditore.
— Lo so. Victreia ha molta fiducia in te. — Sherkaner lo pilotò in una vasta sala. C’erano scaffali e una scrivania con pile di libri, documenti e quaderni di appunti. Ma dietro gli scaffali c’era una rastrelliera giunglo-ginnica, e fra le altre cose si vedevano dei libri per i piccoli. I due figli di Sherkaner balzarono giù dalla sua schiena e si arrampicarono sulla rastrelliera fino al soffitto, restando là a guardarli. Sherkaner scostò dei fascicoli da un trespolo basso e invitò Unnerbai a sedersi. Lui non gli permise di cambiare argomento. — Può darsi, ma tu non hai letto i miei rapporti.
— Li ho visti. Victreia me li manda, però non ho ancora trovato il tempo di leggerli.
— Be’, forse dovresti trovarlo! — Gli vengono mandati rapporti segreti e lui non ha il tempo di leggerli… lui, l’artropode che ha dato inizio a tutto questo. — Ascolta, Sherkaner, ciò che voglio dirti è che non funziona come credevi. In teoria l’energia atomica può fare tutto ciò che vuoi, ma in pratica… be’, hai prodotto una quantità di veleni mortali. Ci sono materiali come il radio, ma più facili da produrre in quantità. C’è anche un isotopo dell’uranio molto difficile da isolare, ma che può consentirci la costruzione di una bomba spaventosa, capace di sviluppare in un secondo tutta l’energia che servirebbe a una città durante la Tenebra.
— Ottimo! Questo è un buon inizio.
— Un buon inizio che potrebbe diventare una brutta fine. Io ho tre laboratori che lavorano su questa bomba. Il guaio è che siamo in tempo di pace. Questa tecnologia può filtrare ad altri, prima alle compagnie minerarie, poi alle nazioni straniere. Riesci a immaginare cosa accadrà quando i Kindred e i Tiefer e Dio sa chi altri sapranno come costruire simili ordigni?
Questo parve penetrare l’armatura di noncuranza di Underhill. — Sì, sarebbe molto spiacevole. Io non ho letto i tuoi rapporti, ma Victreia è sempre aggiornatissima. La scienza moderna ci offre meraviglie e anche pericoli. Non possiamo avere le une senza gli altri. Ma sono convinto che per sopravvivere dovremo giocare questa partita. Tu hai considerato solo una parte della cosa. Ascolta, Victreia può farti avere altri fondi. Se ti occorrono laboratori nuovi, personale qualificato…
— Sherkaner, hai sentito parlare di cosa accade “quando si forza la curva dell’apprendimento”?
— Be’, uh… — Era chiaro di sì.
— In questo momento, se io avessi tutto il denaro del mondo potrei darti un impianto capace di scaldare una città. Ogni pochi anni soccomberebbe però a difetti catastrofici, e anche quando funzionasse “bene” produrrebbe acqua e vapori così radioattivi che gli abitanti della tua città sarebbero morti dopo dieci anni di Tenebra. Oltre un certo limite, rovesciare fiumi di denaro e di tecnici sulla cosa non diminuirebbe il problema.