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— Papà, papà! — esclamarono, avvicinandosi, due giovani sui cinque anni. Erano seguiti da altri due artropodi giovani, ma questi abbastanza cresciuti da essere in-fase. Per molti anni Hrunkner Unnerbai aveva fatto il possibile per ignorare le perversioni del suo superiore; il generale Victreia Smait era il miglior capo del Servizio Informazioni che lui potesse immaginare, forse ancora migliore di Strut Grionval. Le sue abitudini personali non dovevano essere affar suo. Non gli era mai importato molto che lei stessa fosse nata fuori-fase; non era cosa da imputare a lei. Ma che avesse voluto dare inizio a una famiglia col Nuovo Sole, condannando i figli a quello che aveva passato lei… e non sono neppure tutti della stessa età. I due più piccoli erano saltati giù dal dorso di Underhill. Corsero sull’erba e si arrampicarono su per le gambe di quelli più grandi. Era come se Victreia Smait e suo marito sbattessero le loro anomalie sulla faccia della società. Quella visita, così a lungo evitata, si prospettava peggiore di quanto Unnerbai avesse temuto.

I due più grandi, già adolescenti, finsero per un po’ di portare i fratelli più piccoli come se ne fossero i genitori. Ma non avevano pelame, questi ultimi scivolarono giù dai loro gusci; poi si aggrapparono alle giacche dei fratelli maggiori e risalirono di nuovo, ridendo forte.

Underhill presentò i quattro al visitatore, e tutti proseguirono sull’erba umida fin sotto la protezione di una tenda. Era la più vasta e la più strana area di giochi che Unnerbai avesse mai visto in una scuola. L’equipaggiamento montato lì era misto e andava dai gimnoti verticali, adatti solo ai piccoli di due anni, ad attrezzi usabili solo dagli adulti. C’erano vasche di sabbia, alcune grosse case di bambole, e bassi tavoli da gioco con sopra libri illustrati e giocattoli.

— È colpa di Victreia Seconda se non siamo venuti giù ad accogliere te e il signor Unnerbai, papà — disse uno dei dodicenni indicando una sorella di cinque anni. — Voleva che voi veniste su, per far vedere al tuo amico tutti i nostri giocattoli.

I piccoli di cinque anni non sapevano celare i loro sentimenti. Victreia Seconda aveva ancora gli occhi da bambina. Anche se potevano muovere gli occhi di qualche grado, i piccoli di quell’età ne avevano soltanto due, e comunque dovevano voltarsi con tutto il corpo per guardare direttamente qualcuno. Era dunque facile vedere dove fosse rivolta l’attenzione di Seconda. I suoi due grossi occhi guardarono prima il padre, poi Unnerbai, quindi il fratello maggiore. — Bugiardo! — gli sibilò. — Anche tu volevi che salissero qui. — Agitò minacciosamente verso di lui le mani nutritive e venne accanto a Underhill. — Scusami, papà. Volevo farvi vedere la mia casa delle bambole. E Brent e Gokna stavano ancora facendo i compiti di scuola.

Underhill alzò le braccia anteriori per abbracciarla. — Sarebbero venuti su in ogni caso. — Si volse a Unnerbai. — Temo che il generale ti abbia messo troppo peso sulle spalle, Hrunkner.

— Tu sei davvero un ingegnere, signore? — disse l’altro piccolo di cinque anni, Gokna.

Brent, uno dei due dodicenni, non sembrava svelto di mente quanto gli altri. — Ho pensato molto ai test di papà — disse a Unnerbai, mostrandogli una complessa costruzione su uno dei tavoli. — Ora sto facendo sempre meglio. — E cominciò a montare un complesso incastro a forma di toroide.

— Test? — Unnerbai rivolse un gesto perplesso a Underhill. — Cosa stai facendo con questi tuoi figli?

Lui non sembrò avvertire la rabbia nella sua voce. — Non sono meravigliosi? Voglio dire, quando non sono come una spina nella pancia.

Una dei due piccoli di cinque anni, Gokna, venne a danzare davanti a loro. — Sedetevi a giocare un poco con noi — esclamò. — Voglio far vedere al signor Unnerbai cosa sappiamo fare.

— D’accordo, possiamo dedicarvi qualche momento. Ma… dov’è tua sorella? — La voce di Underhill sali di tono: — Victreia, scendi subito di là! Potresti farti male!

Victreia Seconda era salita sui gimnoti dei più piccoli e oscillava avanti e indietro, nel punto più alto della tenda. — Oh, non c’è nessun pericolo quassù, papà!

— Scendi immediatamente, ho detto!

La discesa di Seconda fu accompagnata da molti borbottii, ma pochi minuti dopo si stava esibendo in modo altrettanto rischioso per la sua incolumità.

Dopo che i figli di Sherkaner ebbero mostrato a Unnerbai tutti i progetti scolastici a cui stavano lavorando, scesero a pranzare con gli altri artropodi nell’atrio. La coltre di nuvole si apriva ogni giorno di più e faceva caldo, per una primavera di Principalia del diciannovesimo anno. I piccoli non ne erano disturbati; sembravano affascinati dal visitatore da cui aveva preso nome uno dei due fratelli più giovani. A parte la piccola Victreia erano curiosi e ciarlieri più della media, e Unnerbai faceva del suo meglio per rispondere alle loro domande.

Mentre finivano di mangiare entrarono i tutori dei piccoli. Erano degli studenti dell’Istituto. I figli di Underhill non sarebbero andati a una scuola normale. Questo avrebbe reso loro le cose più facili, alla resa dei conti? Tutti insisterono che Unnerbai restasse ad assistere alle loro lezioni, ma Underhill non ne volle sapere. — Ora concentratevi sullo studio — disse.

E così, come Dio volle, la parte più dura di quella visita finì. A parte i due più piccoli, sempre sulla schiena del padre, i due adulti si ritirarono nel fresco studio di Underhill al pianterreno dell’Istituto. Per un poco parlarono di alcune necessità tecniche di Unnerbai. Anche se Underhill non voleva aiutarlo personalmente, lì c’erano artropodi brillanti che avrebbero potuto farlo. Ma appena il discorso tornò sui figli di Underhill, Unnerbai non poté resistere e disse: — Sherkaner, i tuoi piccoli vivranno in una società che li vedrà come degli esseri contronatura. E tu lo sai.

— Stiamo lavorando su queste cose, Hrunkner. Jirlib ti ha parlato dell’Ora della Scienza dei Piccoli, no?

— Mi stavo chiedendo cosa fosse questa storia. E così lui e Brent sono davvero in un programma alla radio? Loro possono quasi passare per due in-fase, ma alla fine qualcuno se ne accorgerà e…

— È ovvio. Comunque, Victreia Seconda è ansiosa di partecipare alla cosa, e ti dirò che io voglio che il pubblico se ne accorga. Il programma coprirà argomenti di ogni sorta, ma ci saranno molti spezzoni sulla biologia e sull’evoluzione, e su come la Tenebra ci ha costretto a vivere in un certo modo. Con l’avvento del progresso tecnologico, i motivi per un parto rigidamente legato alla stagione saranno sempre meno rilevanti.

— Non convincerai mai la Chiesa della Tenebra.

— Pazienza. Spero però di convincere milioni di persone dalla mente aperta come te.

Unnerbai non seppe cosa rispondere. Possibile che Underhill non capisse l’ovvio? Ogni società civile si basava su concetti naturali, regole che significavano la sopravvivenza della gente. Forse le cose stavano cambiando, ma che senso aveva sovvertire ogni usanza? Anche se avessero imparato a vivere nella Tenebra ci sarebbero sempre stati cicli di vita decenti…

Alla fine Sherkaner ruppe il silenzio. — Al generale tu piaci molto, Hrunkner. Sei stato comprensivo con lei, quand’era tenente e sembrava che la sua carriera potesse finire nella spazzatura. Si aspetta che tu accetti ciò che lei e io stiamo facendo.

— Lo so, Sherkaner, ma non ci riesco. Mi hai visto, oggi. Ho fatto del mio meglio, ma i tuoi ragnetti mi hanno letto dentro. Seconda se n’è accorta, almeno.