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— Sempre i soliti problemi, qui — disse nel suo casco la voce di Floria Peres. La ragazza stava sorvolando la cima di Diamante Tre, e si riferiva ai jet che perdevano ogni anno. — Ce ne sono tre molto allentati… li ho scoperti appena in tempo.

— Contrassegnali. Manderò Arn e Dima a occuparsene. — Qiwi sorrise fra sé, al pensiero che avrebbe avuto più tempo per altri e più interessanti progetti. — Ehi, Floria, questo Turno ti occupi tu della distilleria, vero?

— Sì — rispose l’altra, ridacchiando. — Cerco sempre di farmi assegnare alla distilleria.

— Be’, ho alcune cosette per te. Forse possiamo fare un affare.

— Perché no? — Floria era fuori dal sonno freddo per meno del dieci per cento del tempo, ma quella era una cosa che avevano già fatto altre volte. — Vediamoci alla distilleria fra qualche centinaio di secondi. Possiamo farci un po’ di tè.

La distilleria dei gas era nella zona più in ombra degli asteroidi e le sue torri di raffreddamento e i serbatoi scintillavano di brina nella pallida luce di Arachna. La cabina di controllo di Floria si trovava sul retro, e aveva l’aspetto di una baracca metallica costruita in una radura bianca di neve, sul bordo di una strana foresta scintillante.

Qiwi fluttuò fra una selva di cavi d’ancoraggio e andò a bussare al portello della cabina.

Commerciare era divertente. Lei aveva cercato di spiegare la cosa molte volte a Tomas. Il poveretto aveva un buon cuore, ma veniva da una cultura che certe cose non le capiva proprio.

Qiwi aveva portato una parte del pagamento che doveva a Floria per il materiale da lei fornito tempo addietro, e tolse dal suo sacco termico una bolla contenente un bonsai che suo padre aveva impiegato alcuni Msec a realizzare. C’era uno strato di terreno stabilizzato, con molte dozzine di micro-felci. Floria sollevò la bolla controluce e guardò nel verde. — Oh, quanti insetti! — Erano farfalle larghe meno di un millimetro. — Hanno le ali colorate!

Qiwi non poté fare a meno di ridere. — Mi chiedevo se te ne saresti accorta. — Il bonsai era più piccolo di quelli che suo padre faceva di solito, ma tecnicamente migliore.

Quattromila secondi dopo s’erano accordate su una serie di favori che Floria poteva fare prima della fine del suo turno. Per un po’ sedettero a bere il tè, poi Qiwi le disse di ciò che Trinli aveva dichiarato di poter fare coi localizzatori.

— Questa è una buona notizia, se il vecchio rimbambito non ha raccontato una balla. Forse ora non avrai più bisogno di stare sveglia così a lungo. — Floria la guardò tristemente. — Ricordo ancora quando eri una bambina, e ora sei più anziana di me. Non avresti dovuto sprecare così la tua vita, Qiwi, solo per mantenere allineate queste dannate rocce. — Scosse il capo e indicò intorno a sé. — Sai perché chiedo sempre questo lavoro qui alla distilleria? Ho trasformato questo cubicolo in una casetta dove posso starmene per conto mio. Cosi non devo alloggiare nel provvisorio con quegli Emergenti e fingere che siano persone come si deve.

— Ma molti di loro lo sono, Floria!

— Forse alcuni — disse l’altra. — E questa è la cosa peggiore. Ma cosa mi dici di Emergenti come Rita Liao e Jau Xin? Ogni giorno loro usano degli esseri umani come se fossero meno di animali… come fossero macchine. E poi vanno a sedersi nel bar di Benny, e noi li accettiamo.

La sua voce s’era incrinata, e vedendo che gli occhi le si riempivano di lacrime Qiwi le appoggiò una mano su una spalla. Per un attimo le parve che l’altra volesse respingerla.

— Scusa — disse Floria. — Non ce l’ho con te perché tu ami quel Tomas Nau. Lui non potrebbe fare quello che fa senza il tuo aiuto, e forse in questo caso ci avrebbero già ammazzati tutti.

Qiwi le strinse la spalla. — Io non lo amo affatto — disse d’impulso. Quelle parole sorpresero lei per prima. — Voglio dire, lo rispetto, ma … — Strano parlare a Floria di questo. Ora che ci pensava, benché Tomas fosse comprensivo e gentile in lui c’era qualcosa di… remoto. Spero che Floria, da brava sovversiva, abbia disabilitato le microspie di Brughel, qui dentro. — Da quando ci conosciamo non abbiamo avuto occasione di parlare di cose personali, Floria. Non sapevo che tu la pensassi così.

— Già. — Floria si asciugò gli occhi e cercò di controllarsi. — Finora sono riuscita a chinare il capo. «Non farti notare» mi dicevo. «Per il bene di tutti, vai d’accordo coi conquistatori.» Noi mercanti siamo bravi ad adattarci, no? Forse ormai ce l’abbiamo nel sangue. Ma ora… tu sai che ho una sorella, qui nella flotta?

— No — disse Qiwi. Non ne era sorpresa. Anche dopo tutto quel tempo lei conosceva molti Qeng Ho solo di vista.

— Luan era una ragazza strana, non troppo intelligente però sempre simpatica e gentile con tutti. — Ebbe un sorriso amaro al pensiero. — Io ho una laurea in ingegneria chimica, ma loro hanno focalizzato Luan e lasciato libera me. Avrebbero dovuto prendere me, e invece hanno preso lei.

Floria fece una smorfia, come se si sentisse in colpa. Forse era immune al virus mentale come molti Qeng Ho, pensò Qiwi. O forse no. Tomas aveva bisogno anche di molti specialisti non-focalizzati, per i compiti che richiedevano la capacità di osservare da lontano. Stava per spiegarlo a Floria, ma lei riprese:

— Ho dovuto rassegnarmi. E ho perso ogni traccia di Luan. Loro l’hanno focalizzata sui lavori artistici. Un Turno dopo l’altro lei e la sua squadra hanno scavato in quei corridoi sotterranei di Hammerfest. Probabilmente l’hai vista chissà quante volte.

Già, questo è certo. Le squadre di scavo erano il più infimo fra i lavori dei focalizzati. Non era come le creazioni ecologiche di Ali Lin o gli studi dei traduttori. Quello che gli Emergenti chiamavano arte non aveva spazio per la vera creazione artistica. Gli operai plasmavano le stanze e i corridoi ricavati nel diamante, centimetro dopo centimetro, secondo i disegni dei loro padroni. Il piano originale di Ritser Brughel era stato di utilizzare in questi lavori tutte le ‘‘risorse umane di scarto”, facendole lavorare senza assistenza medica fino alla morte.

— Ma non lavorano più un Turno dopo l’altro, Floria. — Questo era stato uno dei primi trionfi di Qiwi su Ritser Brughel. I lavori edili erano leggeri, ormai, e i focalizzati avevano il controllo medico. Inoltre facevano i loro periodi di sonno freddo come gli altri, e avrebbero visto la fine dell’Esilio. Questo Tomas glielo aveva promesso solennemente.

Floria annuì. — Sì, lo so. Quando Luan cominciò a passare in sonno freddo come gli altri, i nostri Turni erano diversi. Ma anche così riuscivo a informarmi su di lei, a vederla. Passavo in quei corridoi di nascosto, fingendo di avere un lavoro da fare, e mi fermavo accanto a lei. Le parlavo, perfino, anche se solo di quella maledetta “arte” che amava tanto. Era l’unica cosa di cui accettava di parlare. Mi ero perfino procurata uno dei loro manuali: Lo Stile Neo Frenkiano. — Floria sputò quasi le parole, poi la sua rabbia sembrò spegnersi di nuovo. — Ma almeno la vedevo, e pensavo che se ci fossimo comportate bene un giorno o l’altro l’avrebbero liberata. Ora però… — La sua voce si fece più ferma, rigida. — Ora però Luan non c’è più, in nessun turno. E quando ho domandato, mi hanno detto che il suo contenitore per il sonno freddo ha avuto un guasto, Dicono che è morta nel sonno. Quei maledetti bastardi, bugiardi e traditori…