— L’avete de-focalizzata! — gridò Vinh, proiettandosi avanti fra Pham e Silipan. Aggrappato a una maniglia Pham fu svelto ad afferrare il giovane per un braccio e deviò il suo impeto di novanta gradi, mandandolo a finire contro una parete.
La Reynolt guardò severamente Vinh. — Lei stia zitto, o esca — disse. Allungò una mano verso Bil Phuong. — Ora inserite la dottoressa Reung. Voglio un… — Il resto fu gergo tecnico. Un burocrate normale li avrebbe senza dubbio fatti buttare fuori. Ad Anne Reynolt non importava, finché non le stavano fra i piedi.
Silipan si avvicinò a Pham e a Vinh. Aveva l’aria di non volersi mettere, in evidenza.
— Sì, tieni la bocca chiusa, Vinh. — Indicò il display di un’unità MRI. — La Bonsol è ancora focalizzata. Le hanno appena scollegato le capacità linguistiche. Questo la renderà più facile da… trattare. — Guardò Trixia, incerto. La donna s’era piegata su se stessa per quanto glielo permettevano i legami. I suoi singhiozzi erano rauchi e disperati, dolorosi.
Per un momento Vinh cercò di divincolarsi dalla stretta di Pham, ma poi rimase immobile, scosso da un tremito che soltanto quest’ultimo poteva sentire, e distolse lo sguardo dalla Bonsol.
Su un comunicatore apparve la faccia di Tomas Nau. — Anne? Gli addetti alla mia banca dati non riescono a darmi le analisi da quando questa storia è cominciata. Può dirmi quando…
Il tono della Reynolt restò quello che aveva usato con Vinh. — Mi dia un Ksec. Ho qui almeno cinque casi di regressione completa.
— Santo cielo… mi tenga informato, Anne.
La Reynolt stava già parlando a un altro. — Hom! Quali sono le condizioni del dottor Li?
— È razionale, signora. Posso dirlo perché l’ho ascoltato parlare. Tuttavia durante quel programma radio gli è successo… qualcosa.
La Reynolt fluttuò attraverso la stanza fino al dottor Li, evitando con abilità i tecnici, le testerapide e le apparecchiature. — Questo è strano. Non avrebbe dovuto esserci nessun contatto fra i fisici e quel programma radiofonico.
Il tecnico le indicò una piastra sulla tuta di Li. — Il suo identificatore dice che ha ricevuto la trasmissione.
Pham notò che Silipan deglutiva saliva. Poteva trattarsi di una sua mancanza? Dannazione, se l’uomo cadeva in disgrazia lui avrebbe perduto il suo collegamento con le operazioni del Focus.
Ma la Reynolt non aveva ancora saputo che il sovrintendente era andato altrove. Si accostò al dottor Li e ascoltò un poco ciò che stava mormorando. — Hai ragione. È stato stordito da ciò che il Ragno ha detto su OnOff. Non credo che sia un caso di regressione. Continua a controllare ciò che dice; informami se comincia a ripetersi.
Da un comunicatore stavano intanto uscendo altre voci, e sembravano di focalizzati: — Laboratorio Attico, affetti il venti per cento… probabile causa: reazione incrociata in contatto audio con ID2738 L’Ora della Scienza dei Piccoli… i casi di instabilità non rispondono bene ai sedativi…
— Hom, prepara l’attico a una disattivazione rapida. — La Reynolt tornò verso Trixia Bonsol, che stava piangendo, e la osservò con interesse professionale, del tutto disinteressata alla sua condizione umana. A un tratto si girò, e il suo sguardo trovò Trud Silipan. — Tu! Vieni qui.
Silipan rimbalzò attraverso la stanza e raggiunse la sua direttrice. — Sì, signora. Eccomi, signora. — Nel suo atteggiamento non c’era ombra d’impudenza, una volta tanto. Nei giudizi della Reynolt non c’era mai niente di personale, ma Nau e Brughel li avrebbero fatti applicare proprio per questo. — Io stavo controllando l’effetto delle traduzioni, signora, per sapere fino a che punto la gente qualsiasi — evidentemente i clienti del bar di Benny — è in grado di capirle.
Quella scusa non sfiorò neppure la Reynolt. — Richiama in servizio una squadra fuori turno. Voglio che controlliate le registrazioni della dottoressa Bonsol. — Si girò di nuovo verso la traduttrice. Aveva ricominciato a singhiozzare in silenzio, piegata in avanti e con lo sguardo vuoto. — Non sono certa che potremo salvarla, questa.
Ezr Vinh si contorse nella presa di Pham, e per un momento parve sul punto di mettersi a ridere. Poi lo guardò in modo strano e tacque. Pham lo lasciò e gli diede una pacca su una spalla.
I due restarono in disparte limitandosi a osservare. I pazienti continuavano a essere portati dentro e fuori. Alcuni erano stupiti. Xopi Reung uscì dall’unità MRI in uno stato simile a quello di Trixia Bonsol. Negli ultimi Turni Pham aveva avuto molte opportunità di guardare Silipan al lavoro, ascoltando le sue spiegazioni sulle procedure. Era perfino riuscito a sfogliare libri di testo che trattavano del Focus. Quella era la prima volta che poteva vedere come lavoravano la Reynolt e i suoi tecnici.
Ma lì era successo qualcosa di grave. Focalizzati regrediti. Nell’occuparsi del problema la Reynolt giungeva più vicina alle emozioni di quanto Pham avesse mai visto. Alcuni lati del mistero cominciavano a essere spiegati. La richiesta fatta da Silipan al suo database, all’inizio del programma radiofonico, aveva innescato una ricerca attraverso molte specialità. Questo era il motivo per cui tante testerapide s’erano collegate con la trasmissione. Le loro analisi avevano proceduto normalmente per qualche centinaio di secondi, ma al momento di riassumere i risultati c’era stata una comunicazione intensa fra tutti i traduttori. Di solito si trattava di un semplice consulto per accordarsi sulle parole da usare. Stavolta ne erano usciti termini senza significato. Dapprima la Bonsol e poi molti degli altri traduttori avevano avuto problemi, mentre la chimica del loro cervello rivelava un’incontrollata regressione del virus mentale. Il danno era già esteso prima che la Bonsol aggredisse Xopi Reung, ma l’atto aveva causato estese reazioni a catena. Qualunque cosa si stessero comunicando le testerapide nella loro rete, aveva provocato una cascata di esplosioni consimili. Prima che l’emergenza fosse compresa meglio il venti per cento delle testerapide ne erano ormai contagiate, e il virus nel loro encefalo li stava inondando di sostanze psicoattive in eccesso e tossine pericolose.
Le testerapide della navigazione non ne erano state colpite. Gli annusatori di Brughel solo in parte. Pham guardava ciò che faceva la Reynolt cercando di assimilare ogni dettaglio, ogni indizio.Se potessi far succedere qualcosa di questo genere alla rete di supporto-vita di L1, se potessi disabilitare la squadra di Brughel…
Anne Reynolt sembrava essere dappertutto. Ogni tecnico faceva rapporto a lei. Fu lei a salvare la maggior parte delle testerapide di Brughel, lei che ristabilì i collegamenti fra quelle al lavoro nell’attico. E Pham rifletté che senza la Reynolt non ci sarebbe stata alcuna ripresa dopo quel disastro. Nel sistema solare degli Emergenti i tracolli delle reti di testerapide dovevano essere un inconveniente ben noto. C’erano corsi specializzati a livello universitario, grandi laboratori e cliniche per la creazione e il trattamento dei focalizzati. Qui, a venti anni-luce dalla patria degli Emergenti, la cosa era diversa. Qui i malfunzionamenti potevano esplodere imprevisti da situazioni nuove… e senza una direttrice di formidabili capacità tecniche come Anne Reynolt la missione di Tomas Nau sarebbe fallita.
Il display medico collegato a Xopi Reung dopo che l’avevano tolta dal MR1 passò al rosso lampeggiante. La Reynolt interruppe la ristrutturazione della rete dell’attico per dedicarsi freneticamente alla traduttrice. Qui non ebbe successo. Un centinaio di secondi dopo, l’infezione del virus regredito era dilagata nell’encefalo della donna… e non ci fu niente da fare. Anne Reynolt guardò il corpo immobile ancora per un secondo, accigliata. Poi accennò a un tecnico di portarlo via.