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Il caponave Nau faceva un uso assai parco delle attrezzature mediche rimaste, e manteneva “in funzione” le testerapide più importanti come i traduttori per Turni più lunghi. Trixia aveva ormai superato da un pezzo i quarant’anni. Ezr la vedeva quasi ogni giorno quando era di Turno, e i cambiamenti del volto di lei lo angosciavano.

Ma c’erano anche altri cambiamenti in Trixia, e lo inducevano a credere che la sua presenza continua e il trascorrere degli anni la stessero in qualche modo riportando a lui.

Quando arrivava puntuale al cubicolo di Trixia, ad Hammerfest, la donna lo ignorava. Ma un giorno era giunto un centinaio di secondi dopo, e aprendo l’aveva trovata seduta e rivolta alla porta. — Sei in ritardo — gli aveva detto. Il suo tono era quello stesso fra piatto e impaziente che usava la Reynolt. I focalizzati erano notoriamente pignoli sugli orari. A ogni modo, s’era detto lui, Trixia aveva notato la sua assenza.

E lui aveva notato che Trixia cominciava a occuparsi della sua pulizia personale. I suoi capelli erano pettinati all’indietro e quasi puliti allorché lui si presentava nella stanzetta. Talvolta la loro conversazione non era un monologo da parte di Ezr… a patto che lui scegliesse con cura gli argomenti.

Quel giorno Ezr entrò nel cubicolo con un piccolo regalo: due paste, acquistate al bar di Benny. — Sono per te — disse, e le avvicinò il vassoio adesivo. L’aroma riempì il piccolo locale. Trixia guardò le paste per un breve momento, poi gli accennò di scostarle con un gesto seccato. — Dovevi portarmi le richieste di traduzioni di Nau.

Ahimè. A ogni modo Ezr lasciò il vassoio sul tavolino. — Le ho portate. — Tirò fuori il foglio e sedette al suo solito posto, quasi di fronte a lei. Quel giorno la lista era brevissima. Il Focus poteva fare miracoli, ma senza la direzione dei non-focalizzati gli specialisti dei diversi gruppi tendevano a immergersi in particolari importanti solo per loro. Ezr e altri leggevano questi resoconti e cercavano di stabilire se per puro caso le testerapide si fossero imbattute in qualcosa di veramente valido. In tal caso facevano rapporto a Nau, che decideva se valesse la pena di approfondire l’argomento.

Quel giorno Trixia non ci mise molto a esaudire le richieste, benché alcune la inducessero a borbottare che era una perdita di tempo.

— Sai, ho parlato con Rita Liao. I suoi programmatori sono entusiasti del materiale che hai fornito. Stanno progettando modelli di applicazioni finanziarie e di software di rete che dovrebbero andare a meraviglia coi nuovi microprocessori dei Ragni.

Trixia annuì. — Sì, sì. Parlo con loro tutti i giorni.

— Rita vuole organizzare una società, sul pianeta, per vendere i nostri programmi. Batterà tutta la produzione locale, e satureremo il mercato.

— Sì, ho già pensato al nome. Corporazione Software Prosperità. Ma è ancora troppo presto.

Ezr chiacchierò ancora con lei, per avere qualche dato sulla società dei Ragni da passare a Rita Liao. Sarebbero occorsi almeno cinque anni prima che sul pianeta si creasse un vero mercato del software, e di più per lo sviluppo delle prime reti informatiche. Fino ad allora sarebbe stato impossibile interferire a fondo con la loro economia. Per il momento ogni manipolazione era limitata alle reti di comunicazione dei militari dell’Alleanza.

L’ultimo argomento della lista sembrava una cosa dappoco, ma per lunga esperienza Ezr sapeva che non sarebbe stato così. — Ora ci sarebbe un particolare delle tue traduzioni, Trixia… riguarda il colore che tu chiami “piatto”. Ho notato che lo usi durante la descrizione di scene osservate dai Ragni. Il fisiologo…

— Kakto. — Trixia strinse le palpebre. Quando le testerapide interagivano c’era una sorta di comprensione empatica fra loro… o al contrario un’antipatia viscerale che scatenava reazioni ostili addirittura ridicole. Fra Kakto e Trixia si stava sviluppando qualcosa del genere.

— Sì. Mmh. A ogni modo, Kakto mi ha tenuto una conferenza sullo spettro elettromagnetico, e mi ha assicurato che il colore “piatto” non corrisponde a niente di significativo.

Quando Trixia si accigliava sembrava più anziana di quanto a Ezr piacesse vedere. — È una parola reale. L’ho scelta io. Il contesto in cui la si usa… — Il suo cipiglio si accentuò. Assai spesso quello che sembrava un errore di traduzione si rivelava essere un aspetto finallora insospettato della realtà dei Ragni. Ma anche i migliori traduttori focalizzati come Trixia potevano sbagliare. Nelle prime traduzioni la fretta di trovare soluzioni aveva portato a scelte di parole troppo facili, che in seguito avevano dovuto essere abbandonate.

Il problema era che le testerapide non la prendevano bene quand’erano costretti ad abbandonare le loro fissazioni.

Trixia stava cominciando ad agitarsi. I sintomi non erano ancora estremi. Si accigliava spesso, anche se non così cupamente. Le sue mani continuavano a muoversi sulla doppia tastiera davanti a lei, ma stavolta le analisi apparivano anche sulla tappezzeria-video oltre che sul trasparente davanti al suo viso o sulle lenti a contatto. Il suo respiro si accelerava mentre ruminava su quella critica e si consultava in rete con altri. Non riusciva ancora a trovare alcuna spiegazione valida per la sua scelta.

Ezr le toccò una spalla. — Non preoccuparti, Trixia. Ho parlato con Kakto di questo colore “piatto”. È probabile che i Ragni abbiano un sovrappiù di percezione visiva rispetto a noi, e che il loro encefalo abbia accessi neurali multipli… sai, una frazione di secondo in una parte dello spettro, una frazione di secondo in un’altra parte. In tal caso otterrebbero un effetto di sovrapposizione, come se tu vedessi chiaro con un occhio e scuro con un altro. Il risultato sarebbe una via di mezzo grigia.

In effetto Kakto aveva scartato l’idea come assurda, affermando che qualunque ampiezza avessero le percezioni dei Ragni lo spettro elettromagnetico restava immutabile, e così anche il numero e le sfumature dei colori.

Mentre lui spiegava, Trixia s’irrigidiva sempre più; soltanto le sue dita continuavano a muoversi. A un tratto lei fermò lo sguardo per un intero secondo negli occhi di Ezr. Poi lo spostò di nuovo su un display, mentre mormorava comandi al suo input vocale e accelerava i movimenti sulla tastiera. Poi, all’improvviso: — Sì! Questa è la spiegazione. Non ci avevo mai pensato prima, era solo il contesto a farmi scegliere quella parola, ma… — Elenchi di dati scorrevano sulle pareti. Ezr cercò di tener dietro a ciò che vedeva lei ma il suo interfaccia non aveva accesso alla rete di Hammerfest. Dipendeva dai rari gesti di Trixia per vedere gli elementi ai quali lei si riferiva.

Ezr si accorse di sorridere. In quel momento Trixia era quasi vicina alla normalità, per quanto poteva esserlo, benché nella sua aria trionfante ci fosse qualcosa di frenetico. — Guarda. Salvo che in un caso dov’era presente molto dolore, ogni uso di “piatto” avviene in condizioni di poca nebbia, poca umidità, e un ampio raggio visivo molto illuminato. In questa situazione l’intera gamma dei colori… il vetmoot3… — Qui usava un gergo interno, che solo gli altri traduttori potevano capire — L’umore del linguaggio è cambiato. Io avevo bisogno di una parola particolare, e “piatto” andava bene.

Ezr ascoltò e osservò. Poteva quasi vedere le intuizioni collegarsi nella mente di Trixia. mettendo la base per future traduzioni di qualità migliore. I pignoli non avrebbero potuto lamentarsi del colore “piatto”.