«Infatti.»
«Stando così le cose, i nostri desideri contrastano. Perciò, deve per forza vincere il più forte, come sempre succede. E il più forte sono io, per cui dovete lasciarmi andare e interrompere le indagini.»
«Chi dice che siete voi il più forte, Lanoy?»
«Io, perché so di esserlo. Io sono forte e voi debole. So molte cose sul vostro conto, Quellen. So che detestate la folla e amate gli spazi liberi e aperti. E questo contrasta col mondo in cui dovete vivere, non è così?»
«Proseguite» gli disse Quellen, maledicendo in cuor suo Brogg. Nessun altro poteva aver rivelato il suo segreto a Lanoy che, adesso, la sapeva troppo lunga sul suo conto.
«Perciò, voi mi rimetterete in libertà» continuò Lanoy, «altrimenti vi ritroverete nella Nona o perfino nell’Undicesima Classe. E sono certo che non vi piacerà vivere in un’abitazione di Undicesima Classe, Sovrintendente. Dovrete coabitare con altri, e può darsi che i coabitanti non vi vadano a genio, ma non ci potrete far niente. E dovendo vivere con altri, non sarete più libero di andare e venire a vostro piacimento. Il vostro coabitante vi denuncerebbe.»
«Come sarebbe a dire che non potrei andare e venire a mio piacimento?» La voce di Quellen era ridotta a un sussurro.
«Sarebbe a dire che vi piace andare in Africa quando ne avete la possibilità.»
Ci siamo, pensò il Sovrintendente. È fatta, Brogg mi ha messo con le spalle al muro. Sapeva di essere nelle mani di Lanoy, e rimase a fissarlo a lungo, reprimendo il desiderio di strangolarlo col cavo di un televettore.
«Mi spiace farvi questo, Quellen, mi spiace davvero. Personalmente non ho nulla contro di voi. Siete un brav’uomo, costretto a vivere in un mondo che non vi piace e che non avete fatto voi. Ma non posso farne a meno. O voi o io, e sapete come andrà a finire.»
«Come l’avete scoperto?»
«Me l’ha detto Brogg.»
«Perché l’ha fatto? Lo pagavo.»
«Io l’ho pagato meglio. L’ho mandato all’epoca di Traiano, o di Adriano, non posso essere sicuro al cento per cento. Comunque, a 2400 anni da voi.»
A Quellen parve che la stanza si trasformasse in un vortice, e dovette aggrapparsi alla scrivania per non venir meno. Brogg saltato! Brogg partito! Brogg che lo aveva tradito!
«Quando è successo?» chiese.
«Ieri sera, al tramonto. Brogg ed io abbiamo discusso circa le mie possibilità di cavarmela, e Brogg mi ha detto che voi avete un punto debole. Me l’ha rivelato dopo che gli ho promesso di esaudire il sogno di tutta la sua vita. È andato a vedere l’antica Roma coi propri occhi!»
«Impossibile!» insisté Quellen. «Brogg non figura negli elenchi ufficiali dei saltati.»
Ma sapeva di dire una sciocchezza. Le testimonianze scritte relative ai saltati risalivano solo al 1979 dell’Era cristiana. Brogg, a meno che Lanoy non bluffasse, era andato indietro di altri diciannove secoli. Impossibile che fosse negli elenchi.
Quellen si sentiva male. Sapeva che Brogg aveva sistemato in diversi punti di Appalachia, noti a lui solo, dei nastri registrati con le prove del suo crimine. Ed erano tutti collegati a dei congegni che li avrebbero automaticamente fatti trasportare al Comando, appena Brogg fosse morto o scomparso. Le gambette a molla delle macchine dovevano già essere in moto dalla sera prima. Sono perduto, pensò Quellen. A meno che Brogg sia stato così gentile di disattivare i congegni prima di fare il salto. Avrebbe potuto farlo benissimo, senza eccessiva difficoltà. Le scatolette rispondevano a comandi a distanza. Bastava inviare l’impulso e quelle non funzionavano più. Ma si era preoccupato di farlo? In caso contrario, l’Alto Governo poteva già essere in possesso delle prove del crimine di Joseph Quellen.
Però, quella mattina stessa, aveva parlato con Koll, e il superiore gli aveva fatto le congratulazioni per la promozione. Koll era falso, ma non poteva esserlo fino a quel punto. Sicuramente era uno dei destinatari delle scatolette di Brogg, e non sarebbe stato capace di tener nascosta l’invidia e il furore, scoprendo che Quellen si era concesso per tanto tempo i lussi della Seconda Classe.
Dunque, probabilmente, Brogg aveva disattivato i congegni. O, magari, non era saltato.
Con l’animo angosciato, Quellen prese il microfono e disse: «Mandatemi Brogg.»
«Mi spiace, Sovrintendente, ma Brogg non si è fatto vedere, oggi.»
«Non ha nemmeno lasciato detto dov’è?»
«No, non si è fatto vivo.»
«Chiamate casa sua. Controllate i comandi di distretto. Se non ci sono sue notizie entro un quarto d’ora, iniziate le ricerche coi televettori. Voglio sapere dov’è!»
Lanoy gongolava. «Non lo troverete, Quellen. Credetemi, è a Roma. Ho sistemato io in persona le coordinate geografiche e temporali. Se tutto è andato come doveva, è arrivato a sud della città, in un punto imprecisato della Via Appia.»
Quellen torse la bocca. Stringeva il bordo della scrivania con tal forza da lasciare il segno dei polpastrelli sul ripiano, che era termosensibile e poco adatto a una simile pressione. «Se siete capace di mandare qualcuno così indietro nel tempo» domandò, «come mai la comparsa dei primi saltati risale al 1979?»
«Per molte ragioni.»
«Quali per esempio?»
«Una è che fino a pochi anni fa era impossibile mandare qualcuno più indietro di cinquecento anni. Grazie agli studi fatti, abbiamo apportato dei miglioramenti nella tecnica del procedimento. Adesso possiamo tranquillamente spedire qualcuno duemila anni fa, e aver la certezza che arrivi in quell’epoca.»
«L’invio di maiali nel dodicesimo secolo?»
«Sì» rispose Lanoy. «Erano tentativi sperimentali. Inoltre, la concentrazione di saltati nel periodo intorno al 1979 fece sì che il fenomeno venisse a conoscenza delle autorità. Quelli invece che finirono in un qualunque momento anteriore, furono creduti dei pazzi, o degli imbroglioni, o processati per stregoneria. Per questo cercammo di limitare il periodo dal 1979 al 2016, in quanto qualunque salto in quegli anni sarebbe stato riconosciuto come tale, e avrebbe patito un minimo di fastidi. Se si sono verificati salti in epoche anteriori, è avvenuto per sbaglio o dietro esplicita richiesta dell’interessato. Mi seguite?»
«Sì» disse Quellen. «Dunque, Brogg è andato a Roma?»
«Proprio così, e ce l’ho mandato in cambio di un favore. Adesso, è meglio che mi rilasciate, promettendo di tenere per voi i risultati delle indagini, altrimenti non esiterò a rivelare quello che so sul vostro conto. E cioè che avete un rifugio clandestino in Africa.»
Senza scomporsi, Quellen ribatté: «Potrei farvi trapassare il cranio da un raggio, e dire poi che mi avete aggredito.»
«Sarebbe inutile. Il Governo vuol mettere le mani sulla macchina del tempo. Se mi uccideste, non sapreste come servirvene.»
«Potremmo estrarre le nozioni dal vostro cervello e immetterle in un altro, vivo o morto.»
«Impossibile, se mi trapassate il cranio col laser» gli fece notare Lanoy. «E poi il nuovo cervello saprebbe anche del vostro rifugio in Africa, non vi pare? Inoltre, se morissi soffrirei. Non sapete che Brogg ha lasciato varie registrazioni con le prove della vostra colpa segreta, e in caso di morte o scomparsa, le scatole in cui sono contenute andrebbero automaticamente all’Alto Governo?»
«Sì, ma…»
«Prima di saltare le ha collegate tutte alla mia persona. Il vostro destino è legato al mio, Quellen. Non dovete farmi del male. Dovete lasciarmi andare.»
Quellen si sentì sprofondare, quando si rese conto che la sua era una situazione senza uscita. Se non metteva sotto accusa Lanoy, rischiava di essere degradato. Se lo faceva, Lanoy avrebbe parlato. E non poteva lasciarlo libero così, come se niente fosse. Ormai il suo nome era già agli atti come responsabile dell’affare dei saltati. Sia Koll sia Spanner ne erano a conoscenza. Quellen non poteva distruggere i documenti. Se avesse cercato di scagionare Lanoy, si sarebbe trovato immerso fino al collo in un mare di menzogne. Aveva già imbrogliato, e non poteva sopportare l’idea di imbrogliare una seconda volta.