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«Ho programmato Mortensen in modo che venga distrutto qualora si tenti di manomettere il mio cervello.»

Che sia vero?, pensò Kloofman. O è soltanto un bluff?

Quellen era diventato più audace e sicuro di sé, come se avesse scoperto che, in fin dei conti, Kloofman era solo un vecchio potente, e non un superuomo. «Mi avevano incaricato delle indagini sui viaggi nel tempo» spiegò. «Sono riuscito a trovare l’uomo che ne è responsabile, ma, disgraziatamente, quest’uomo è in possesso di un’informazione capace di denunciarmi per un reato.»

«Voi siete un criminale, Quellen?»

«Ho commesso un’azione illegale, che potrebbe portarmi alla degradazione, o peggio. Se consegno ai vostri funzionari quel malvivente, lui mi denuncerà. Perciò voglio che mi sia garantita l’immunità. Questo è il patto che sono venuto a proporvi. Io vi consegnerò l’uomo; lui mi denuncerà, ma voi mi manterrete nella mia posizione, senza processi né degradazioni.»

«Qual è la colpa che avete commesso, Quellen?»

«Possiedo una villa di Seconda Classe, in Africa.»

Kloofman sorrise. «Siete un bel mascalzone, no?» commentò senza rancore. «Vivete al di sopra della vostra classe, ricattate l’Alto Governo…»

«Ma io mi considero onesto, signore.»

«Lo immagino. Però siete ugualmente un mascalzone. Sapete cosa farei di un tipo pericoloso come voi, se fossi libero d’agire? Vi metterei nella macchina del tempo e vi scaraventerei nel passato. È il modo migliore di trattare gli agitatori. Ed è così che noi faremo, quando…» Kloofman tacque, per riprendere dopo un momento: «La vostra audacia mi sbalordisce. E se vi mentissi? Io vi garantisco l’immunità, voi mi consegnate Mortensen e l’uomo dei viaggi nel tempo, e poi io vi faccio arrestare.»

«Ho catturato e nascosto altri due saltati» rispose pronto Quellen. «Uno deve partire verso la fine di quest’anno, l’altro al principio dell’anno prossimo. Li tengo come ostaggi per essere sicuro che non mi farete del male, dopo che vi avrò consegnato Mortensen.»

«Voi bluffate, Quellen. Questi due saltati ve li siete inventati sui due piedi. Vi farò applicare la sonda mentale e vedremo se è vero o no.»

«Non appena la sonda toccherà il mio cervello, Mortensen morirà» rispose Quellen.

Kloofman era in preda a un’angoscia che non aveva mai provato. Era sicuro che quell’insopportabile prolet stava dicendo un mucchio di menzogne, ma non c’era modo di provarlo, se non sondando il suo cervello; ma nonostante tutti i sospetti, Kloofman lo giudicava un pericolo troppo grosso. E se non erano un bluff?

«Cos’è che volete, realmente, Quellen?» chiese.

«Ve l’ho già detto. Una dichiarazione d’immunità, davanti a testimoni. Voglio che mi garantiate che non sarò punito per aver posseduto una villa in Africa e che non mi sarà fatto del male per quello che vi sto dicendo. Solo allora vi consegnerò il criminale e Mortensen.»

«E gli altri due saltati.»

«Anche quelli. Ma solo dopo che mi sarò assicurato della vostra buonafede.»

«Siete incredibile, Quellen! Ma avete il coltello dalla parte del manico. Non posso permettere che Mortensen resti in mano vostra. E inoltre voglio la macchina del tempo. Mi serve per molte cose, cose utili. Usi benefici, politici. È troppo pericoloso che resti in mano di un privato. D’accordo. Avete vinto. E vi darò più di quanto chiedete.»

«Cioè, signore?»

«La vostra villa in Africa, no? Immagino che vogliate conservarla. Ma è una villa di Seconda Classe. Perciò vi promuoveremo alla Seconda Classe.»

«Volete farmi entrare nell’Alto Governo, signore?»

«Certo» rispose con calore Kloofman. «Ragionate: come posso rimandarvi in una classe inferiore, dopo che siete riuscito ad avere la meglio con me, e in questo modo? Vi siete guadagnato una promozione. Vi troverò una sistemazione qui. Ci penserà Gogan. Uno che ha fatto quel che avete fatto voi non può mantenere una posizione inferiore, come la vostra ora, Quellen. Così vedremo di trovare una giusta soluzione. Avete guadagnato più di quanto prevedevate. Mi congratulo con voi, Quellen» concluse Kloofman con un sorriso.

Quellen uscì all’aperto dopo essere risalito, un piano dopo l’altro, da quella mitica catacomba che era la dimora di Peter Kloofman. Uscì barcollando in strada e piantò solidamente i piedi per terra, sollevando la testa a guardare le torri altissime. Vide i merletti dei ponti aerei, i coni scintillanti sulla sommità degli edifici, la sbiadita fessura azzurra al di sopra di essi.

Non mi resta molto tempo, pensò.

Era ancora intontito dal colloquio con Kloofman. Ripensandoci, non riusciva a capacitarsi come avesse potuto spuntarla in una simile impresa. Penetrare a viva forza nell’abitazione dell’amministratore di Prima Classe, fermarsi a esporre le sue audaci richieste, costringere Kloofman ad accettarle, giocare un inganno dopo l’altro, riuscire a fargli ingoiare i suoi bluff… No, non gli pareva vero. Doveva essere frutto di una seduta in qualche casa dei sogni, una fantasia di potenza che sarebbe svanita appena fosse cessato l’effetto della droga.

Eppure, le case erano vere. Il cielo era vero. La strada era vera. E anche il colloquio con Kloofman c’era stato davvero. Aveva vinto. Era stato invitato a far parte della Seconda Classe. Aveva costretto Kloofman a battere in ritirata.

Ma Quellen sapeva di non aver affatto vinto.

Aveva compiuto la sua audace manovra con notevole sangue freddo, ma era stata un’impresa da folle, e adesso lo capiva meglio di un’ora prima. Chiunque avrebbe potuto andare orgoglioso per aver avuto il fegato di trattare Kloofman a quel modo; però una volta fatto questo, Quellen sapeva di non essersi guadagnato l’impunità, ma solo un illusorio e temporaneo trionfo. Era quindi necessario mettere in atto subito il progetto di riserva, il piano a cui stava pensando da qualche ora. La sua mente si era preparata per l’evenienza, e lui sapeva cosa fare, anche se ignorava se avrebbe avuto il tempo di farlo.

Era in pericolo mortale, e doveva agire senza indugi.

Kloofman non era riuscito a ingannarlo coi suoi sorrisi, i suoi elogi, le sue promesse di promuoverlo a membro del Governo, la sua apparente ammirazione per la dimostrazione di audacia. Kloofman aveva paura che a Mortensen succedesse qualcosa che potesse fargli perdere il suo potere: questo sì. Ma era altrettanto indubbio che Kloofman non si lasciava menare per il naso così facilmente.

Riuscirà a portarmi via Lanoy e Mortensen, e poi mi distruggerà. Quellen ne era sicuro. Dovrei averlo capito fin dal principio. Come posso sperare di avere la meglio con lui?

Tuttavia non si pentiva di quel che aveva fatto. L’uomo non è un verme; deve sapersi reggere sulle gambe ed essere in grado di lottare per difendere la sua posizione. Almeno, ci può provare. E Quellen aveva provato. Aveva compiuto un gesto tanto folle da rasentare l’assurdo, e se l’era cavata onorevolmente, anche se il successo era puramente illusorio.

Adesso, però, doveva affrettarsi ad agire per proteggersi contro Kloofman e la sua ira. E aveva pochissimo tempo a disposizione. L’euforia dell’incontro era svanita, e adesso era di nuovo in condizione di poter pensare lucidamente e razionalmente.

Arrivato al Segretariato di Polizia, diede immediatamente ordine che Lanoy fosse estratto dal serbatoio e condotto nel suo ufficio. Il criminale aveva un’aria mesta e abbattuta.

«Vi pentirete di quello che mi avete fatto, Quellen» esordì con amarezza. «Non scherzavo dicendo che Brogg aveva collegato a me le sue bobine. Posso rivelare all’Alto Governo il segreto del vostro nascondiglio in Africa quando…»