A questo punto era facile dedurre che si fossero verificati altri gravi inconvenienti del genere. Romeo arrivava nel 2100 e Giulietta nel 2025. Col cuore infranto, Romeo trova la tomba della sua Giulietta, morta da decine d’anni. Oppure, peggio ancora, Romeo ritrova Giulietta, ma una Giulietta novantenne. Cos’aveva fatto Lona Walk, nei quattro anni d’attesa, prima dell’arrivo di Martin Backhouse? E come aveva potuto esser sicura che sarebbe arrivato? Cosa sarebbe successo se, perduta la speranza, si fosse sposata con un altro, senza aspettarlo? E se i quattro anni avessero distrutto il suo amore… dal momento che all’arrivo di Martin lei aveva ventun anni, mentre lui ne aveva diciotto?
Interessante, pensò Quellen. I commediografi del ventiduesimo secolo dovevano aver avuto a disposizione una miniera di avvenimenti di questo genere su cui lavorare di fantasia. Bombardati dagli emigranti del futuro, frastornati dai paradossi, gli uomini di quei secoli lontani dovevano avere considerato i saltati proprio un bel grattacapo!
Ma erano passati ormai quasi quattrocento anni dall’arrivo dell’ultimo saltato, almeno secondo i dati a disposizione. Il fenomeno era dimenticato da generazioni, e solo il fatto che i saltati partissero dal periodo in corso, l’aveva reso di nuovo attuale. Peccato, pensò Quellen, che il periodo coincida con la mia permanenza in carica.
Ma c’erano anche altri aspetti del problema su cui riflettere.
Supponiamo, si disse, che molti saltati si siano adattati bene al nuovo ambiente, abbiano trovato una sistemazione e abbiano sposato gente nata nell’epoca in cui erano arrivati. Non come quel Martin Backhouse che ha sposato una sua coetanea, ma persone la cui vita si era svolta quattro o cinquecento anni prima della loro nascita. A questa stregua, potevano anche avere sposato la propria bis-bis-bis-bis-nonna, diventando così i bis-bis-bis-bis-nonni di se stessi. Quali effetti poteva produrre tutto questo sul flusso genetico e sulla continuità del plasma germinativo?
E se, per esempio, uno dei saltati, al suo arrivo nel 2050, si fosse messo a litigare con la prima persona in cui si era imbattuto e l’avesse ammazzata… per scoprire in seguito di avere ucciso uno dei suoi antenati diretti, spezzando così la propria linea genealogica? Quellen cominciava ad avere male alla testa. Probabilmente quel saltato sarebbe sparito nel nulla, non essendo mai nato. Fatti simili erano storicamente provati? Prendete nota, disse fra sé Quellen. Controllare tutti gli aspetti del problema.
Non credeva alla possibilità di tali paradossi. Era invece fermamente convinto che era impossibile cambiare il passato, perché il passato era un libro chiuso, immutabile. Era già successo. Qualsiasi manipolazione compiuta dai saltati era riportata dai libri di storia. Il che, pensò tetro Quellen, fa di noi tanti burattini. Era arrivato al punto morto del determinismo. Supponiamo, si disse ancora, che io sia tornato indietro nel tempo e abbia ucciso George Washington nel 1772. Ma noi sappiamo che Washington è vissuto fino al 1799. Questo mi impedirebbe di ucciderlo nel 1772? Erano problemi che gli facevano venire le vertigini. Meglio occuparsi della questione che gli era stata affidata, e cioè di come impedire che altra gente tornasse nel passato. Riuscendovi, avrebbe confermato la profezia secondo cui, dal 2491 in poi, nessuno avrebbe mai più viaggiato nel passato.
Si accorse che c’era un punto particolare da prendere in considerazione.
Si conosce la data di partenza di molti saltati. Questo Martin Backhouse, per esempio, è comparso il 1° novembre del 2488. È ormai troppo tardi per intervenire in qualche modo, ma cosa si potrebbe fare se scoprissi che qualcuno è partito il 4 aprile 2490? Il 4 aprile è la settimana prossima. Se si potesse tenere sotto sorveglianza quell’individuo, cercando di risalire a chi si occupa dei viaggi, impedendogli magari di andarsene…
Fece scorrere la lunga bobina che Brogg aveva compilato per lui. Con il segreto piacere di chi sa di fare una cosa pericolosa. Quellen cercava l’informazione desiderata. Gli ci volle un po’ per trovarla. Brogg aveva preparato un elenco in ordine alfabetico, e non secondo le date di partenza o di arrivo. Inoltre, molti saltati si erano rifiutati o dimenticati di riferire la data di partenza, limitandosi a fornire informazioni approssimative. Ormai aveva fatto scorrere quattro quinti di bobina senza venire a capo di niente. Ma dopo un’ora di paziente ricerca, trovò l’uomo che cercava.
RADANT, CLARK R. «Scoperto il 12 maggio 1987, Brooklin, New York. Interrogato per otto giorni. Data di nascita dichiarata 14 maggio 2458. Data di partenza? maggio 2490…»
Mancava il giorno, ma poteva andare bene ugualmente… Clark Radant sarebbe stato tenuto sotto costante controllo per tutto il mese successivo. Vediamo un po’, pensò Quellen dopo avere preso questa decisione, se riesce a scappare nel 1987 mentre noi lo sorvegliamo!
Chiamò l’anagrafe.
«Voglio l’incartamento di Clark Radant, nato il 14 maggio 2458» ordinò.
L’enorme calcolatore installato nei sotterranei del palazzo forniva una risposta immediata. Tuttavia, non sempre questa risposta era soddisfacente: quella che arrivò a Quellen poi era praticamente inutile.
«NON RISULTA ALCUN CLARK RADANT NATO IL 14 MAGGIO 2458.»
«Come sarebbe a dire? Che questa persona non esiste?»
«RISPOSTA AFFERMATIVA.»
«È impossibile. Compare nell’elenco dei saltati. Controllate. Arrivò a Brooklyn il 12 maggio 1987.»
«RISPOSTA AFFERMATIVA. CLARK RADANT COMPRESO NELL’ELENCO ARRIVI DEL 1987 E DELLE PARTENZE DEL 2490.»
«Visto? Quindi, devono esistere documentazioni sul suo conto. Perché venirmi a dire che non ce ne sono, quando…»
«PROBABILE CHE SALTATO ABBIA MENTITO. NOME SU ELENCO NON IMPLICA ESISTENZA LEGALE. ESAMINARE POSSIBILITÀ CHE RADANT SIA PSEUDONIMO.»
Quellen si mordicchiò un labbro. Già, doveva essere così! Radant, chiunque fosse, doveva avere dato un nome falso al suo arrivo nel 1987. Forse tutti i nomi dell’elenco erano falsi. Prima di partire potevano essere stati avvertiti di mentire sul nome all’arrivo, oppure essere stati condizionati in modo da non rivelarlo nemmeno nel corso di un interrogatorio. L’enigmatico Clark Radant era stato interrogato per otto giorni, secondo i dati, e aveva sempre insistito di chiamarsi con un nome che non esisteva all’anagrafe.
Quellen si vide sfumare sotto gli occhi il suo progetto tanto ardito. Tuttavia non volle cedere. Si rimise a cercare con tenacia e la sua pazienza fu ricompensata dopo soli cinque minuti:
MORTENSEN, DONALD G. «Scoperto il 25 dicembre 2088 a Boston. Massachusetts. Interrogato per quattro ore. Data di nascita dichiarata 11 giugno 2462, data dichiarata di partenza, 4 maggio 2490…»
Si augurò che Donald Mortensen avesse passato un buon Natale a Boston, quattrocentodue anni prima. Quellen richiamò l’anagrafe per chiedere i documenti relativi a Donald Mortensen, nato l’11 giugno 2462. Si aspettava di sentire che nei registri del 2462 non compariva un individuo rispondente a quel nome, invece il calcolatore gli fornì subito un mucchio di dati su Donald Mortensen: professione, stato civile, indirizzo, descrizione fisica, condizioni di salute. Quellen, alla fine, interruppe il flusso delle informazioni.