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Leaf disse: — Da quanto tempo sei a bordo di questo carro?

— Da quanto basta.

— Sei salito a Theptis?

— Era quello il nome del luogo? — chiese il fantasma fingendo di non saperlo. — L’hq dimenticato. È così difficile ricordare le cose.

— Theptis — disse Leaf. — Quattro giorni fa.

— Forse ero a Theptis — disse il fantasma. — Stupido! Sognatore!

— Perché mi insulti?

— Viaggi su di una strada morta, sciocco, eppure nulla ti distoglierà da essa. — La creatura invisibile fece un risolino. — Pensi che io sia un fantasma, Pura Discendenza?

— So chi sei.

— Come sei diventato saggio!

— Che fantasma miserabile! Che meschino spettro vagante! Mostrati a me, fantasma!

La risata riecheggiò dagli angoli della cabina. La voce, parlando da un punto vicino all’orecchio sinistro di Leaf, disse: — La strada che avete scelto di percorrere è stata uccisa più avanti. Ve lo avevano già detto quando siete venuti da noi, eppure avete voluto proseguire, e proseguite ancora. Perché avete tanta fretta?

— Perché non ti fai vedere? Un gentiluomo si sente a disagio quando parla al vuoto.

Dopo una breve pausa, il fantasma rinunciò compiacente ad una frazione della propria invisibilità. Una vaporosa macchia purpurea apparve nell’aria di fronte a Leaf ed in mezzo ad essa lui vide delle fattezze tenui ed inconsistenti, come una proiezione su di uno schermo di densa nebbia. Credette di riuscire a distinguere una sottile barba bianca, occhi acuti e scintillanti, labbra sottili e ricurve; un viso assolutamente arcigno, un tronco scarnificato. La macchia diventò di colore scarlatto e per un attimo Leaf vide l’intera figura dell’estraneo, un uomo alto, dall’ossatura stretta, rinsecchito e avvizzito, che lo fissava con una smorfia feroce. I bordi della figura sfumarono e divennero bruma. Leaf vide di nuovo solo vapore, e poi più nulla.

— Mi ricordo di te a Theptis — disse Leaf. — Nella tenda degli Invisibili.

— Che cosa farete quando arriverete al punto morto sull’autostrada? — domandò l’Invisibile. — Ci volerete sopra? Scaverete una galleria sotto di esso?

— Facevi le stesse domande a Theptis — rispose Leaf. — Ti darò la stessa risposta che ti diede allora Crown del Lago Scuro: andremo avanti, ostacolo o no. Questa è la sola strada per noi.

Erano arrivati a Theptis il quinto giorno dopo la loro fuga: una città grandiosa, uno splendido centro commerciale, la porta dell’ovest, posta alla confluenza di due grandi fiumi e di molte autostrade. Nei tempi felici a Theptis si trovavano persone di tutti i generi: Pure Discendenze e Cristalli Bianchi; Donatori di Fiori e Plasmatori di Sabbia e dozzine di altre razze, che si affollavano nelle strade principali, comprando e vendendo, vendendo e comprando. Ma Theptis era soprattutto la città degli Arti, la casta dei mercanti, industriosi e grassocci, concentrati a migliaia in quella sola città.

Il giorno che l’aerocarro di Crown giunse a Theptis, gran parte della città era in fiamme ed essi si fermarono in un’ampia pianura percorsa da un fiumicello, appena fuori dall’area metropolitana. Là era sorto un improvvisato campo profughi e le tende nere, dorate e verdi, coprivano il prato come tanti germogli spuntati nottetempo. Leaf e Crown andarono in cerca di notizie. I Denti avevano saccheggiato anche Theptis? No, rispose loro un vecchio e logoro Plasmatore di Sabbia. Secondo quello che si diceva, i Denti erano ancora molto lontani, ad imperversare sulle città costiere ad est. E quegli incendi, allora? Il vecchio scosse il capo. La sua energia si era esaurita, o forse la sua pazienza e la sua cortesia. Se volete sapere altro, disse, chiedetelo a loro. Loro sanno tutto. E indicò una tenda di fronte alla sua.

Leaf guardò nella tenda ma la trovò vuota; poi guardò di nuovo e vide delle ombre sottili che si muovevano all’interno, esili figure che sfioravano i limiti estremi della visibilità, e che lui riusciva a percepire mentre si muovevano nella tenda solo grazie ai giochi di luce. Gli dissero di entrare e Crown lo seguì. Alla luce velata del fuoco acceso nella tenda era più facile vederli: sette o otto uomini della razza degli Invisibili, nomadi avvolti dal mistero, dotati della capacità di far viaggiare i raggi luminosi attraverso o intorno ai loro corpi, in modo da sfuggire alla vista dei comuni normali. Leaf, come tutti quelli che non appartenevano alla loro razza, si sentiva a disagio con gli Invisibili. Nessuno si fidava di loro; nessuno era in grado di intuire le loro azioni, perché erano creature capricciose e imprevedibili, che seguivano un codice la cui logica era incomprensibile agli estranei. Diedero il benvenuto a Crown e Leaf, muovendo i loro corpi per rendersi visibili ed offrirono ai visitatori una caraffa di vino ed un vassoio colmo di frutta. Crown fece un gesto in direzione di Theptis. Chi aveva incendiato la città? Un Invisibile con la barba rossiccia ed una voce roboante e rauca, rispose che la seconda notte dell’invasione, gli Arti più ricchi erano stati colti dal panico ed avevano cominciato ad abbandonare la città con tutti i loro averi più preziosi e mentre i loro carri oltrepassavano le porte della città, i subrazziali avevano dato inizio alo saccheggio dei palazzi degli Arti e quando erano giunti alle cantine, erano cominciati i disordini ed erano scoppiati vari incendi, e nessuno era stato in grado di costringere i pompieri a fare il loro dovere perché questi erano tutti subrazziali ed i loro padroni erano fuggiti. Così la città bruciò, e stava ancora bruciando, ed i sopravvissuti erano ammucchiati su quella pianura, in attesa che le macerie si raffreddassero, in modo da poter recuperare le cose di valore, con la speranza che i Denti non piombassero su di loro prima che avessero terminato la loro ricerca. Per quanto riguardava gli Arti, disse l’Invisibile, ora a Theptis non ce n’era più nessuno.

Da che parte erano andati? In un primo tempo, soprattutto verso nord-ovest, con l’Autostrada del Tramonto, ma poi l’ingresso a quella strada era stato ingorgato da carri impantanati che si erano urtati e messi di traverso, per cui ora l’unico modo di raggiungere l’autostrada era di fare una lunga deviazione attraverso le terre sabbiose a nord della città, e una volta che questa notizia si era sparsa, gli Arti avevano voltato i loro carri verso sud. Crown si meravigliò che nessuno prendesse l’Autostrada del Ragno verso ovest. Al che un secondo Invisibile con la barba bianca si unì alla conversazione. L’Autostrada del Ragno è bloccata a pochi giorni di viaggio da qui in direzione ovest; una strada morta, una strada inutile. Questo lo sanno tutti, disse l’Invisibile con la barba bianca.

— Quella è la nostra strada — disse Crown.

— Vi auguro buona fortuna — disse l’Invisibile. — Non andrete lontani.

— Io devo arrivare alle Pianure.

— Prova con le terre sabbiose — gli consigliò quello con la barba rossa, — e prendi quella del Tramonto.

— Perderei due settimane o più — replicò Crown. — L’Autostrada del Ragno è l’unica da prendere in considerazione. — Leaf e Crown si scambiarono occhiate circospette. Leaf chiese quale fosse la natura del guaio sull’autostrada, ma l’Invisibile rispose solo che la strada era stata «uccisa» e non fornì altre spiegazioni.

— Noi andremo avanti — disse Crown, — ostacolo o no.

— Come volete — disse l’Invisibile più anziano versando dell’altro vino. Entrambi gli Invisibili cominciavano già a svanire; la caraffa sembrava sospesa nella foschia. E così anche la discussione divenne irreale come un sogno, poiché le risposte non seguivano più strettamente il senso delle domande e le parole degli Invisibili giungevano a Leaf e Crown con un suono ovattato. Alla fine vi fu un lungo intervallo di silenzio, e quando Leaf tese il bicchiere vuoto, la caraffa non gli venne più offerta e così i due capirono di essere rimasti soli nella tenda. Uscirono e si fermarono in altre tende a fare domande a proposito dell’ostacolo sull’Autostrada del Ragno, ma nessuno ne sapeva nulla: né alcuni giovani Stelle Danzanti, né tre femmine Respira-acqua dal viso piatto, né una famiglia di Donatori di Fiori. Quando ci si poteva fidare delle parole dell’Invisibile? Che cosa intendevano con strada «morta»? Era probabile che con ciò volessero dire semplicemente che la strada era ritualmente impura per qualche ragione nota solo agli Invisibili. Chi poteva mai essere certo del significato delle parole di un Invisibile? Quella notte, nel carro, i quattro si erano interrogati sull’idea di una strada che era stata «uccisa», ma neppure la percezione intuitiva di Shadow, e neanche l’estesa conoscenza che Sting aveva dei dialetti e dei costumi delle tribù poterono far luce sulla cosa. Alla fine Crown riaffermò la propria decisione di continuare sull’itinerario che a suo tempo avevano scelto, e fu l’Autostrada del Ragno che essi imboccarono uscendo da Theptis. Mentre procedevano verso ovest non incontrarono nessuno che viaggiasse in senso inverso, anche se si erano aspettati di trovare nelle corsie in direzione est un flusso di veicoli che tornavano indietro da quell’ostacolo che ostruiva la strada più avanti. Questo rallegrò Crown; ma Leaf osservò fra sé che il loro sembrava essere l’unico veicolo sulla strada in entrambe le direzioni, come se tutti gli altri sapessero che era meglio non tentare neppure. In quella solitudine assoluta viaggiarono per quattro giorni verso ovest, prima che la pioggia purpurea li colpisse.