Выбрать главу

Sulla macchina, intanto, i tergicristallo andavano su e giù freneticamente, e, alla fine, riuscirono a ripulire un po’ i vetri, quanto bastava perché Lane vedesse dove andava. Lungo la strada percorsa prima dalla palla mostruosa, c’era polvere dappertutto.

Lane filava come un pazzo senza guardarsi alle spalle; abbordò una curva e non yide più le tracce del globo orrendo. La macchina ormai correva senza sollevare nubi di polvere. Anche Mostro smise di urlare e giacque immobile, esausto, sul fondo della macchina.

— Burke, abbassate un vetro e guardate cosa capita laggiù — disse Lane.

Poco più avanti attraversarono un ponte a cavallo di un torrentello largo poco più di un metro. La strada ora saliva lungo il fianco della montagna, abbandonando la valle.

Burke, battendo i denti, abbassò il finestrino e guardò.

— C’è come del fumo — riferì con voce tremante — ma non si muove… Sembra fermo…

— Forse i Gizmo sono rimasti disorientati — disse Lane — o forse ci seguono senza portarsi dietro la polvere. Possono sempre rifornirsene quando vogliono.

— No — disse la Warren Mostro è tranquillo, quindi niente Gizmo. O almeno, niente Gizmo male intenzionati. E poi deve esserci un limite alla loro velocità, e ai loro sforzi: non sono certamente aerodinamici.

Lane continuava a tenere l’acceleratore premuto al massimo, e la macchina correva su per una salita lunga circa tre chilometri.

— Non vi siete domandato quale sistema di comunicazione usino quei “cosi” mostruosi? — domandò la Warren al giornalista.

— Me lo sono chiesto, infatti — rispose Lane — Ma non abbiamo prove che ne esista uno secondo il senso che diamo noi alla definizione. Rimane però il fatto che possono chiamarne altri in un numero enorme. Se possono chiedere aiuto, dunque, e di ciò abbiamo avuto tre esempi, possono anche inviare messaggi per avvertire che noi dobbiamo venire eliminati…

— Non mi sembra probabile — disse la scienziata in tono deciso.

Burke rimise dentro la testa.

— Sono fuori vista ormai — riferì. — Forse li abbiamo seminati per strada. Signor Lane, pensate davvero che possano ordinare agli altri più avanti di attaccarci?

— Io credo di no — replicò la Warren. — Anche gli animali inferiori possono chiedere aiuto. Le formiche chiamano le compagne, quando trovano una preda troppo grossa per trasportarla da sole, e altri esseri viventi mettono anche delle sentinelle, per difesa. Ma soltanto l’uomo può trasmettere l’idea d’un’identità personale.

Ora che non c’erano più nubi di polvere in giro, Burke tornò improvvisamente loquace. — Ma i Gizmo sono davvero inferiori agli uomini? Se arrivano da Marte o da un altro mondo, devono essere molto evoluti. Forse più intelligenti di noi.

— Signor Burke — scattò la Warren — c’è un limite a quello che posso credere senza prove!

La strada correva in piano, a mezza costà, con in basso il fondovalle che apparve dopo poche centinaia di metri, dietro una curva. In quel punto il paesaggio si apriva dinanzi a loro, e in tutt’altra situazione, a quella vista spettacolare si sarebbero sentiti mozzare il respiro.

Avevano superato l’ultima barriera di monti, e il loro sguardo spaziava per chilometri e chilometri: tutto era verde e splendido: fattorie, strade, boschi, paesi… Verso nord, una cittadina, Murfree, che si stendeva per quasi due chilometri quadrati. Lungo le vie alberate, le cuspidi delle chiese; tutt’attorno, prati punteggiati di mucche al pascolo, e sulle strade file di automezzi.

Lane si lanciò lungo la discesa. — O i Gizmo sono esseri intelligenti e hanno un motivo ben preciso per seguire proprio noi, oppure sono strani animali. Forse si sono moltiplicati troppo, come le bestie selvatiche, non hanno più potuto rimanere in luoghi isolati, e hanno dovuto uscir fuori per procurarsi il cibo. Se è vera la prima ipotesi, ci conviene mescolarci al traffico per non farci riconoscere. Se davvero sono intelligenti, forse non spazzeranno via tutte le macchine per eliminare noi tre.

— Penso che valga la pena di tentare — disse la Warren. — Se ci uccidono mentre siamo soli, la nostra morte non servirebbe a nessuno: ma se li costringiamo a rivelare la loro esistenza, almeno la nostra morte servirà d’avvertimento a quelli che non hanno ancora alcun sospetto. Forse, con la nostra mettiamo in pericolo altre vite, ma bisogna assolutamente far conoscere al mondo la minaccia dei Gizmo!

Lane sapeva di dover attraversare Murfree se voleva andare verso nord. Non aveva scelta. Anche a rischio di scatenare un attacco di Gizmo contro la cittadina, doveva arrivare a una qualche autorità governativa, o scientifica, che potesse fare buon uso delle loro scoperte.

Ma non poteva far piani prima di sapere qual era la situazione generale. Forse i Gizmo avevano commesso altre atrocità ed erano stati scoperti. Accese la radio: soltanto canzonette.

Spense e puntò verso la valle.

Era tempo ormai di esaminare a fondo i fatti. Ad esempio, le difficoltà che loro avevano dovuto affrontare e superare per sopravvivere, erano state diverse di volta in volta. Finora i Gizmo li avevano sempre colti di sorpresa. Lane non era mai riuscito a prevedere quello che avrebbero fatto quei fantomatici assassini. Ogni volta, avevano spiegato nuove forze e nuovi stratagemmi, per portare a compimento i loro piani di distruzione. E ogni volta avevano accresciuto le forze ed escogitato nuove tattiche per cogliere a tradimento gli uomini. Bisognava cercare di prevedere le mosse future.

Ma questo dipendeva dal loro grado d’intelligenza, e a questo proposito, Lane non sapeva niente con sicurezza.

Se i Gizmo esistevano da sempre, e le vecchie storie di spiriti e di demoni sembravano dimostrarlo, era chiaro che si erano moltiplicati e ora costituivano una minaccia per l’umanità. Se poi aveva ragione Burke, e davvero quelli erano sbarcati sulla Terra da un altro mondo, allora erano più intelligenti degli uomini, e per l’umanità era la fine.

Lane però non credeva alla loro origine extraterrestre. Avrebbero dovuto avere navi spaziali, ed era impensabile che i Gizmo potessero costruire e controllare delle macchine. E poi il radar avrebbe dovuto segnalarle. I Gizmo comparivano sullo schermo radar, ma isolati, non troppo veloci e non a grandi altezze. E poi se fossero stati in grado di servirsi di macchine e di navi spaziali, si sarebbero fabbricate delle armi; se avessero potuto uccidere le loro vittime con armi adatte non avrebbero formato quelle enormi nubi di polvere. No, i Gizmo non venivano dagli spazi celesti: erano creature della Terra. E anche se la drammatica descrizione di Burke, con basi, avamposti e pattuglie di rifornimento, era esatta, l’organizzazione dei Gizmo poteva benissimo essere come quella delle formiche e delle api.

Un’altra possibilità ancora, la più inquietante di tutte. Forse i Gizmo erano creature terrestri, dotate di intelligenza usata purtroppo per scopi malefici. Se gli antichi Gizmo erano dei, che esigevano tributi di vittime e di sangue, i discendenti non erano meno feroci dei predecessori, amanti della corruzione e della putredine. Forse intendevano fare della Terra un fetido Olimpo per i loro festini mostruosi. Ipotesi possibile, come tutte le precedenti, che però Lane si rifiutava di accettare pur avendola prospettata. Strana situazione la sua: con quelle idee in testa, dirigersi verso una cittadina adagiata al sole, rinfrescata dall’ombra dei suoi alberi, e pensare che potevano anche essere inseguiti dai discendenti di Ares o di Vulcano o di Asta, di Bali o di Loki, o di altri esseri infernali.