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Il giornalista non si sentiva tranquillo, e la sua apprensione aumentò quando vide un gatto morto nella strada principale di Murfree. Attraversò rapidamente il centro della città.

La Warren ruppe improvvisamente il silenzio.

— Dick, vorrei comperare qualcosa. Vi spiacerebbe fermare?

Lane parcheggiò la macchina e la scienziata scese e scomparve in una drogheria. Mentre aspettavano, Burke affrontò di nuovo l’argomento preferito.

— Ci ho pensato, signor Lane — disse. — Questi Gizmo dispongono di una rete di comunicazioni e di riserve strategiche, e le palle di polvere sono le truppe mobili. Hanno anche un sistema di comandi, dei Comandanti di Divisione, un Quartier Generale, e un piano di battaglia. Operano in modo strettamente militare! Sapete quale sarà la prossima mossa?

— Tento d’indovinare — rispose Lane, senza entusiasmo.

— Quando un esercito deve battere il nemico — riprese Burke, con occhi scintillanti — prima cerca di smantellare le linee difensive. Noi però non ne abbiamo. Ci siamo solo noi che conosciamo la verità. E allora gli invasori possono dilagare in tutto il paese e impadronirsi di tutto. E allora sapete che cosa capita?

— Ditemelo — invitò Lane.

— Distruggono tutto — rispose Burke — si accaniscono contro tutto quanto potrebbe servire a un contrattacco! Fabbriche, stazioni, nodi ferroviari, depositi, vie di comunicazione. Si impadroniscono di tutto e distruggono tutto quello con cui il paese invaso potrebbe organizzare la resistenza. Pura strategia! Gli attaccanti mettono i difensori in condizione di non potere più combattere. Mi seguite?

Lane fece segno di sì con la testa.

— I Marziani… I Gizmo insomma — continuò Burke — occuperanno tutto quel che potranno. La gente è sparsa qua e là, non è in grado di opporre resistenza. Non si accorgerà neppure che ci sono. E allora occuperanno le zone intorno alle città. Anzi, forse l’hanno già fatto, o lo stanno facendo! Ma gli scienziati che devono scoprire i Gizmo stanno in città e in città ci sono esplosivi e mezzi per produrre fuoco. Ed è qui che si preparerà il contrattacco.

— E allora? — chiese Lane.

— E allora i Gizmo assaliranno le città — riprese Burke — cercheranno di distruggere il nostro potenziale industriale. La gente scapperà nei rifugi, le strade saranno congestionate di fuggiaschi che scappano davanti all’epidemia, come loro credono. Il governo si darà da fare per organizzare lo sfollamento, assicurare i rifornimenti e combattere l’epidemia, e neppure immaginerà, la gente, di aver di fronte un esercito d’invasori! — Proseguì, assorto: — Possono distruggere la civiltà, così! Le città si svuoteranno e le strade saranno congestionate, e la gente morirà nei campi-profughi, e allora dappertutto scapperanno, e cadranno per strada, e altri cercheranno di cavarsela da soli. E così diventeranno di nuovo selvaggi! E quando tutto sarà finito e i Gizmo saranno padroni del mondo, andranno a caccia dell’uomo nelle foreste. Forse ci saranno delle riserve, dove gli esseri umani potranno vivere, e quando i Gizmo ne avran voglia andranno a caccia… E se prendono le città deserte per riserva, snideranno e strangoleranno tutti quelli che cercano di nascondersi nelle case vuote.

— No — tagliò corto Lane — non è possibile.

— È possibile — insisté Burke — è possibile in certi punti, anzi, quasi dappertutto. Ci saranno certo dei posti dove la gente scoprirà il modo di difendersi. Uno solo forse, ma basterà. In qualche cittadina la gente sarà cosi in gamba da munirsi di lanciafiamme e di esplosivi, e studierà i Gizmo e capirà come quelli ammazzano. E allora gli uomini cacceranno i Marziani, i Gizmo insomma, e a un certo momento ne sapranno abbastanza per prendere l’offensiva. Per tutto il mondo faranno guerra ai Marziani, per mare e per terra, e li distruggeranno, vendicando le città che quelli hanno distrutto e le campagne che hanno spopolato.

La Warren ritornò di furia alla macchina con dei sacchetti colmi di roba. Disse in fretta: — C’è un negozio di ferramenta dall’altra parte della strada. Vi viene in mente qualcosa di utile?

Lane scese di macchina.

— Un minuto e torno — disse. — Avete dei fiammiferi?

— Ne ho comperati varie scatole — rispose la Warren — e anche qualcosa per preparare dei panini, e benzina per il vostro accendisigaro. Pensavo a una torcia a benzina. Avete danaro?

Lane annui, e attraversò la strada, fermandosi due volte per lasciar passare le macchine. Posò gli occhi sulle tremolanti ondate di calore che salivano dal cofano arroventato di un’auto, e si senti gelare. Un effetto del calore, pensò, ma poteva essere un Gizmo.

Entrò nel negozio. Faceva fresco, c’era l’aria condizionata: in condizioni normali, non se ne sarebbe neppure accorto.

Comperò due torce a benzina, tra lo stupore del commesso. In vetrina vide un saldatore portatile che funzionava a gas liquido. Bastava girare la levetta del gas, dar fuoco, e subito sprizzava la fiamma bianco-azzurra. Si poteva persino graduarla. Poi comperò altri accenditori, e benzina.

Pagò e uscì, impaziente di tornare all’auto. Si affrettò lungo la strada, dove regnava la calma sonnolenta delle cittadine di provincia. Quando lo vide ricomparire, la Warren, un po’ imbarazzata, nascose qualcosa. Lane spiegò subito come funzionavano le torce, e Burke guardava distratto, assorto in altri pensieri.

— Ho capito — gli disse la scienziata. — Vediamo un po’…

Accese e manovrò la torcia con perizia, mentre Lane approvava.

— Ho dimenticato una cosa — esclamò poi il giornalista — ci vuole una latta per i rifiuti.

Riattraversò la strada e spinto dalla fretta non lasciò neppure che il commesso gli incartasse il recipiente. Quando ritornò alla macchina, la Warren era andata in un altro negozio.

— È corsa a comperare delle federe. Voi avete parlato di una latta per i rifiuti e lei ha pensato che serviva anche una federa. E prenderà un lenzuolo o due — spiegò Burke.

Lane sedette al volante. Intorno, la gente di Murfree se ne andava tranquillamente per i fatti suoi. Il centro commerciale occupava quattro isolati, ed era l’unica zona della città senza alberi: il sole picchiava forte.

In macchina, Lane non si sentiva a suo agio. Eppure non s’era più vista traccia di Gizmo da quando avevano lasciato l’ultima valle, in direzione est. Aspettava, sempre più impaziente, il ritorno della Warren. Voleva uscire in fretta dalla città: ormai erano armati, e potevano difendersi meglio di prima, ma non gli sarebbe piaciuto un attacco proprio nel centro della città, con la gente che non sapeva quel che capitava, tranne che si moriva.

Un cane stava attraversando la strada, badando saggiamente a scansare le macchine, con quella accettazione rassegnata del mondo degli uomini tipica dei cani, e di cui nessun altro animale sembra capace.

Lane lo seguì con gli occhi. Il cane si fermò in mezzo alla strada, lasciò passare una macchina, poi cominciò la sua corsa. Dal marciapiede un uomo lo chiamò, cosa insolita in una città dove i cani hanno soltanto i loro padroni a cui far festa. Il cane educatamente mosse la coda e trotterellò via.

Lane si sentiva inquieto, eppure doveva aspettare. Aprì la bocca per parlare…

L’uomo sul marciapiede aprì la bocca per respirare, affannosamente, vacillò, annaspò, gli occhi sbarrati dal panico, cadde in ginocchio. Mosse la testa, a bocca spalancata, lottando pazzamente contro il nulla.

Mostro cominciò a latrare.

— Chiudete i finestrini — gridò Lane.

Poi si lanciò fuori dall’auto verso l’uomo stramazzato a terra. Altri accorrevano in aiuto. Lane li spinse da parte e accese l’accendisigaro davanti al viso dell’uomo semisvenuto e in preda al panico. Si levò una fiammata, e subito si sentì un gran puzzo e come un sottile sibilo stridulo, finito ancora prima di cominciare. Il caduto poteva di nuovo riempirsi i polmoni e respirò a lungo, ansante.