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Lane sulla sua vecchia carcassa continuava a filare tra grandi sobbalzi su strade secondarie, attraversava paesi immersi nel silenzio, correva nel buio su una camionabile tutta curve a nord di Filadelfia, poi nel New Jersey per una strada quasi altrettanto impossibile, e di nuovo nella zona di Trenton, lungo una pista deserta e non sorvegliata.

Finalmente i Laboratori Diebert, a quaranta chilometri da Trenton.

Burke s’era addormentato tranquillamente sul sedile posteriore, ma Mostro diede improvvisamente segni d’irrequietezza. Cominciò ad abbaiare nella macchina chiusa.

— Holden deve aver affrettato i tempi — disse Lane. — Mi sembra che siamo nei pressi dello stabilimento. — Scrutò nell’alone di luce dei fari. — Il segnale dice di girare a destra. Qui davanti ci deve essere l’edificio. Ma…

Diede un leggero fischio. Davanti vedeva i laboratori con tutte le luci accese, i fari inquadravano l’edificio principale, modernissimo… Ma tutto sembrava ondulato e sfocato. La strada privata portava fin sotto all’edificio, ma era tutto incerto, come cose viste attraverso una cascata d’acqua. Luci anche qui.

La Warren diede fuoco a una torcia portatile a benzina, aspettò che fosse alla temperatura giusta e aprì la benzina. Una vivida fiamma azzurrognola.

La tese a Lane e ne preparò un’altra.

— Dureranno almeno due ore — disse assorta. — E adesso una federa!

Lane inspirò profondamente e si diresse verso l’edificio dove un centinaio di persone erano alle prese con un’orda di Gizmo molto più grande dello stormo di Chicago. All’interno tutti rischiavano di soffocare.

— Meglio aprire i finestrini — disse Lane. — Queste torce probabilmente sprigionano biossido di carbonio: è bene non respirarne troppo.

La macchina avanzava. L’aria sembrava spessa e viscosa. Erano Gizmo, naturalmente, tutti intorno all’edificio, in masse mostruose che Lane neppure avrebbe immaginato.

La Warren protese la destra fuori del finestrino. Agitò la sua torcia.

La fiamma divampò, si levò altissima e parve che tutto il cielo prendesse fuoco. Degli urli striduli, inumani. Tutt’attorno l’aria era agitata violentemente dalle masse di Gizmo che lottavano per fuggire e creavano turbini e correnti che scuotevano l’auto. Una colonna di fuoco si levava sopra al finestrino anteriore destro, e la fiamma divampava nel cielo infuocato, e altre fiamme dilagavano da tutte le parti. E su tutto un sibilo, una sorta di lamento, un grido d’orrore che lasciava appena sentire i latrati di Mostro.

Poi un puzzo spaventoso di Gizmo morti, e le fiamme non si levarono più altissime dalla torcia che la Warren protendeva fuori del finestrino.

La macchina arrivò davanti all’edificio tra un profondo silenzio. Lane suonò il clacson, poi i tre scesero di macchina.

Il dottor Holden apparve sulla soglia, proprio mentre vi arrivavano i tre con le torce.

— Un sistema a cui non abbiamo pensato — dichiarò Holden tranquillamente. — Stavamo preparando qualcosa di più tecnico. Abbiamo messo una mucca morta su un carretto, con tutti noi intorno che fumavamo sigari, l’abbiamo lasciata un momento e l’abbiamo portata in un piccolo laboratorio preparato prima. Sulla carcassa c’erano i Gizmo… come li chiami tu, Dick, così li abbiamo potuti prendere. Quelli hanno protestato, e hanno chiamato i loro amici. Hanno strillato per ore, e i compagni stanno ancora arrivando adesso. Quando siete giunti voi non avevamo ancora risolto il problema di quelli di fuori. Entrate!

Lane sentì la Warren sbuffare e si affrettò a prensentarla al dottor Holden.

— Lieta di conoscervi — disse bruscamente la Warren. — Ho un regalo per voi: un Gizmo appena catturato, in una federa. È in piena forma…

I Gizmo si moltiplicavano per una specie di scissione gassosa e quando un Gizmo aveva trovato da nutrirsi in quell’orrendo modo, alla fine del pasto i Gizmo erano due. E si moltiplicavano con velocità astronomica. Quando Lane e i suoi compagni arrivarono al laboratorio si era letteralmente all’ultimo minuto per prevenire una strage di uomini e forse lo sterminio di ogni essere animato.

Ma ormai era facilissimo prendere in pugno la situazione, facendo ricorso a mezzi tecnici anziché lottare a furia di torce a mano o di fuochi. Nel laboratorio erano stati registrati i sibili dei Gizmo prigionieri, e Holden inviò un telegramma alle autorità che l’avevano incaricato di occuparsi della cosa.

Lane era arrivato al laboratorio poco dopo le undici di sera. A mezzanotte, le basi aeree e militari e i Comandi della difesa civile in tutto il paese avevano già registrato i sibili dei Gizmo. A mezzanotte e mezzo, quei sibili raccapriccianti furono ritrasmessi dovunque, e potenti altoparlanti furono installati nei pressi delle città per diffondere quelle strida rabbiose.

E i Gizmo arrivarono. E subito vennero attaccati con lanciafiamme, torce e altre armi.

Più tardi gli altoparlanti furono piazzati accanto a enormi ventilatori, che ridussero a pezzi quei grandi sistemi dinamici turbinanti.

E i Gizmo morivano come si avvertiva dall’orrendo fetore sottovento. Sulle piste degli aeroporti, gli altoparlanti chiamavano i Gizmo perché li stritolassero le pale delle eliche.

Gli stormi furono mandati a morte nel Newark e nel Poughkeepsie e a Yonkers e nell’Hartford e a Boston e a Pittsburgh. Ci furono orribili miasmi — accolti come una liberazione — a Tallahasee, a Laramie, a Salt Lake City, e a Missoula, a San Diego, a Omana e a Houston e a Cincinnati.

Non si conosceva il numero esatto dei Gizmo, e fu difficile sbarazzarsene completamente. Per settimane gli elicotteri si librarono sulle zone deserte trasmettendo quei sibili rabbiosi che subito richiamavano altri mostri furiosi, perché li raggiungessero e morissero.

Tre mesi dopo fu ancora segnalata una banda isolata di Gizmo nel Dakota, e subito eliminata.

La guerra con i Gizmo finì con la vittoria degli uomini, e con l’unica forma di vittoria che abbia un significato, oggi. Una grossa parte, cioè, venne sterminata. Altre cose giunsero a una conclusione, poco dopo. La Warren ad esempio scrisse uno studio interessantissimo sul quarto regno della natura — il gassoso — opera a volte criticata per l’indignazione dimostrata dall’autrice verso chi l’accusava d’avere una fantasia troppo sbrigliata…

Burke tornò ai suoi affari, e Lane prese con sé Mostro, al quale diede un’onorevole sistemazione.

FINE