Pochi momenti dopo, mentre usciva verso il ridotto, Lady Shaunica vide una sua conoscente, Lady Dualtimetta, e si fermò presso di lei. Fu nel corso delle loro chiacchiere che lo sguardo di Lady Shaunica cadde sul divano a lato dell’ingresso, dove Rhialto sedeva a gambe incrociate fissando distrattamente l’orchestra. Si piegò a sussurrare una domanda nell’orecchio dell’amica:
«Guarda su quell’alcova, dietro la pianta: chi è quel giovane che se ne sta lì appartato così placidamente?»
Lady Dualtimetta gli gettò un’occhiata discreta. «Ho udito il suo nome, l’anno scorso. È Rhialto, che alcuni chiamano “Rhialto il Meraviglioso”. Ti pare che sia elegante? Io lo trovo un tipo troppo austero, perfino scostante».
«Sul serio? Non ha l’aria scostante. Forse… non è umano?»
«Naturalmente lo è. Ma perché siederebbe così solitario, se non disdegnasse la compagnia di tutti gli ospiti di Quanorq?»
«Di tutti?» mormorò Lady Shaunica, come parlando a sé stessa.
Lady Dualtimetta si scostò. «Scusami, mia cara, devo andare a cambiarmi. Ho una parte importante nel corteo allegorico, e i sarti stanno ancora lavorando ai costumi». Uscì verso le scale.
Rimasta sola, Lady Shaunica esitò. Poi, sorridendo del suo improvviso impulso, si mosse lentamente in direzione del divano. «Signore, non vi disturba se siedo a riposarmi un attimo presso di voi?»
Rhialto si alzò in piedi e s’inchinò sobriamente. «Anzi ve ne prego, Lady Shaunica. Siate certa che considero un privilegio la vostra gentile presenza».
«Molte grazie, Signore». La fanciulla sedette poggiando una mano su un bracciolo foderato in velluto, e con un cenno concesse a Rhialto di riassumere il suo posto. Senza abbandonare il suo lieve sorriso, gli domando: «Vi meraviglia se io siedo accanto a voi, che mi siete sconosciuto?»
«Non mi sono ancora soffermato su questa considerazione». Rhialto rifletté qualche istante. «Suppongo però che. voi intendeste aspettare un’amica nel ridotto, e che questo vi sia parso un posto conveniente, damigella».
«La vostra risposta è piena di tatto», disse Lady Shaunica. «Non altrettanto lo sarà la mia. Invero mi domandai per qual motivo una persona come voi si appartava dietro una pianta. Forse il vostro spirito è stato abbattuto da qualche tragica notizia? Oppure non apprezzate la compagnia degli invitati, e i loro spesso ridicoli tentativi di esibire eleganza e fascino?»
Rhialto sorrise a mezza bocca. «No, non ho sofferto di alcun tragico shock. In quanto ai tentativi altrui di mostrarsi affascinanti, devo dire che, se Lady Shaunica tentasse il contrario, non vi riuscirebbe comunque».
«È così, vi contentate della compagnia di voi stesso?».
«Me ne accontento ogni giorno. Ma ammetto che qui è un atteggiamento fuori posto».
«Tuttavia sedete da solo e rinunciate ai piaceri del conversare».
«I miei motivi sono complessi. Ma che mi dite dei vostri? Anche voi adesso sedete appartata all’ombra di una pianta».
Lady Shaunica rise. «I miei motivi son quelli di una piuma spinta dal vento del capriccio. Forse fui seccata dal vostro tener le distanze così ostentatamente, o dalla vostra aria indifferente, o da ciò che sia. Non pochi giovanotti, anzi oserei dire tutti quelli disponibili, mi son già piombati addosso con galanteria da avvoltoio predace». Gli diede un’occhiata in tralice. «La vostra condotta è dunque stata provocante, da un certo punto di vista».
Rhialto rimase qualche momento in silenzio, poi disse: «Se ho provocato il vostro interesse, mi riterrei sciocco a non approfittare del privilegio di potervi conoscere più a fondo… sempre che questa non abbia per voi l’aria di una proposta sconveniente».
Lady Shaunica scosse le belle spalle candide. «Non ho alcuna ragione di crederla tale, Signore».
Rhialto accennò verso il ridotto. «Stando qui diamo l’impressione di due mesti passeri appollaiati su un ramo. Posso suggerire di trovare un posto tranquillo dove conversare un poco?».
«La soluzione è a portata di mano. Il Nobile Duker mi ha assegnato un intero appartamento per la durata della mia visita», disse la fanciulla. «Ordinerò qualche vassoio di delicatezze e due bottiglie del mio vino preferito, il Maynesse Bianco, e là potremo conversare privatamente in modo acconcio e decoroso».
«Una decisione che io onorerò col dovuto rispetto alla vostra reputazione, damigella». Rhialto le porse una mano, aiutandola galantemente ad alzarsi. «Vi sembro ancora un infelice stordito da tragiche notizie?»
«No. Ma lasciate che vi domandi una cosa: perché mai siete conosciuto come Rhialto il Meraviglioso?».
«L’origine di questo soprannome è ormai storia vecchia. Non sono mai riuscito a sapere chi fu che lo coniò per la prima volta».
Ildefonse e Byzant erano andati a far quattro chiacchiere nella larga galleria del pianterreno, presso il basamento di una delle alte statue marmoree che la ornavano. Nel veder passare Rhialto e Lady Shaunica, che si tenevano a braccetto, i due Maghi assunsero espressioni stupefatte e costernate. Rhialto rivolse loro un cenno quasi impercettibile, il cui evidente significato era che potevano andarsene a casa senza aspettarlo.
Mentre salivano per lo scalone, Lady Shaunica gli si strinse al fianco, con un risolino. «Che coppia di individui bislacchi e spiacevoli! Un vanitoso con due mustacchi lunghi un palmo, e un poeta semifolle con occhi da satiro. Dite, li conoscete?».
«Solo superficialmente. In ogni caso adesso non mi interessa altra presenza che la vostra. Avete un calore e una sensibilità che rendono impossibile a chiunque distrarsi da voi».
Lady Shaunica gli poggiò una tempia sulla spalla. «Non vi impedirò di farmi complimenti sempre più audaci. Comincio a capire perché vi chiamano il Meraviglioso».
A denti stretti gli altri due Maghi osservarono Rhialto e la fanciulla scomparire in cima alle scale, poi tornarono nel salone. Là, finalmente, Ildefonse affascinò una dama: una ricca e corpulenta matrona impaludata in una sorta di tenda violacea che, svolazzandole intorno ai fianchi massicci, emanava un sentore muschioso. Costei riuscì a trascinare Ildefonse in tre galoppi ritmati, una polonaise e infine un passo-cavo, danza nella quale il ballerino doveva sollevare e distendere una gamba nell’aria, agitare i gomiti, gettare indietro la testa, e infine ruotare su sé stesso ripetendo l’evoluzione sull’altra gamba.
In quanto a Byzant, Duker Tambasco si fece premura di presentarlo a una poetessa magrissima alta tutta la testa più di lui, fornita di uno sguardo spiritato e avida di discutere i pregi del Vecchio Naotico. Eccitatissima dall’aver trovato un temperamento accoppiabile col suo, ella si fece scortare in giardino, dove gli recitò un’ode di quattromila versi composta da lei stessa.
Sia Ildefonse che Byzant riuscirono infine a scaricare le loro entusiaste accompagnatrici, ma ormai era notte tarda e gli invitati cominciavano ad accomiatarsi. I due Maghi tornarono a casa loro in condizioni di spirito non troppo felici, e ciascuno si consolò acremente incolpando del proprio insuccesso la slealtà di Rhialto.
2
Venne il giorno in cui Rhialto cominciò a trovare insopportabile la sensazione che i suoi rapporti con gli altri fossero difficili, guastati da ragioni che non riusciva ad afferrare, e decise di starsene per conto suo a Palazzo Falu.
Ma, dopo qualche settimana, la solitudine si fece pesante, e un mattino chiamò il maggiordomo sulla veranda. «Frole, ti informo che starò assente da Falu per un po’ di tempo. Lascio a te la responsabilità della mia dimora». Gli porse un foglio. «Questo è un elenco di istruzioni. Bada di eseguirle in ogni dettaglio. Al mio ritorno dovrò trovare la casa in perfetto ordine. Ti proibisco di dare festicciole e di invitare amici o parenti nei confini della mia proprietà. E soprattutto non andare a ficcare il naso fra le cose che tengo nella stanza da lavoro. Se lo farai, sarà a rischio della vita, o peggio! È chiaro?»