Выбрать главу

Zilifant fu costretto a gettare un’occhiata perplessa a Mune il Mago ed a Perdustin. «Questo resoconto è veritiero e accurato?».

«Per dirlo in una parola: sì», dichiarò Mune.

«E perché non me ne avete informato?».

«Dal momento che Rhialto era colpevole di altre varie malefatte, non parve una cosa importante».

«A me sarebbe apparsa importantissima», disse Rhialto.

Mune si strinse nelle spalle. «A voi, certo».

Rhialto si volse a Zilifant. «Chi vi ha riferito le mie vanterie e i miei insulti?».

Zilifant gettò uno sguardo incerto verso Hache-Moncour. «Non sono sicuro di ricordarlo con precisione».

«Quali sono le altre azioni di cui venni incriminato?», chiese Rhialto a Ildefonse.

Fu Hurtiancz a rispondere, acremente: «Voi avete gettato un incantesimo sul mio cappello. E poi avete fatto circolare quegli osceni pictogrammi per rendermi ridicolo!».

«Possibile che mi crediate capace di uno scherzo così odioso?»

«Provatemi il contrario, se potete», grugnì l’altro.

«Cosa vi suggerisce l’insieme di questi eventi? È chiaro che il responsabile fu la stessa persona, colui che malmenò il simbiote di Gilgad, colui che distrasse l’albero di Zilifant. Quella persona non sono io, Signori».

Le spesse sopracciglia di Hurtiancz si aggrottarono, infine borbottò: «Vista così, la questione cambia aspetto. Ritiro l’accusa».

Rhialto si portò al bordo del palco. «Ora, dunque: quali altri crimini avrei commesso ancora?».

Nessuno parlò. Rhialto strinse i denti. «In questo caso, sono costretto a presentare una contro-querela. Io accuso i membri di questa Associazione, singolarmente e come gruppo, con la sola eccezione di me stesso, di numerosi reati». Porse a Ildefonse una tavoletta sottile. «Ecco qui le accuse dettagliate. Maestro, siate così gentile da leggerle a questa assemblea».

Alquanto di malavoglia Ildefonse prese la tavoletta. «Rhialto, siete sicuro di volervi spingere a questi eccessi? Sono stati fatti degli errori, e ne abbiamo preso atto. Adesso noi tutti, voi incluso, dobbiamo fare un esame di coscienza e guardare al futuro con fiducia. Ciascuno dei colleghi vi consiglierà e assisterà nel modo più conveniente, e presto la vostra situazione tornerà alla normalità. Rhialto, non è questo l’atteggiamento migliore?».

Nel silenzio della sala Rhialto applaudì con energia. «Ildefonse, il vostro buon senso è come sempre encomiabile. A che scopo, infatti, insistere troppo sui sordidi eccessi perpetrati in seguito a quella cosiddetta azione legale? Ogni membro dell’Associazione mi esprima dunque le sue piene scuse, restituisca i miei beni triplicandone il valore con il giusto risarcimento danni, e tutto tornerà come prima. Hache-Moncour, perché non cominciate voi a dare il buon esempio?».

«Ne sarò felice», affermò Hache-Moncour. «Tuttavia non posso con ciò compromettere la posizione degli altri colleghi. A parte i miei desideri, sono costretto ad attendere il voto dell’assemblea».

Rhialto chiese: «Hurtiancz, cosa ne dite? Ve la sentite di farvi avanti ed esprimere le vostre piene scuse?».

Hurtiancz bofonchiò qualcosa d’incomprensibile.

Volto a Ildefonse Rhialto domandò: «E voi?».

L’altro si schiarì la voce. «Procederò ora a leggere la lista di accuse che Rhialto porta contro questa Associazione. Vedo che i particolari occupano ben diciotto pagine. Comincerò con l’indice delle argomentazioni qui definite “crimini”:

Titolo Uno: Violazione di proprietà privata.

Titolo Due: Furti di carattere maggiore.

Titolo Tre: Furti di carattere minore.

Titolo Quattro: Vandalismo.

Titolo Cinque: Aggressione, sulla persona di Frole.

Titolo Sei: Calunnia.

Titolo Sette: Disprezzo per le Decretazioni, incluso il danneggiamento di una copia delle suddette.

Titolo Otto: Associazioni a delinquere, in relazione ai crimini di cui sopra.

Titolo Nove: Ritenzione e uso degli oggetti rubati.

Titolo Dieci: Mancato adempimento del Codice Azzurro, come richiesto nelle Decretazioni.

Ildefonse depose la tavoletta sul leggio del podio. «Proseguirò sino al termine della lettura, ma permettete che vi domandi prima una cosa: questi termini da voi usati, non vi paiono esagerati?»

Rhialto scosse le spalle. «Si limitano a descrivere i crimini compiuti. E ve ne sono altri».

«Che significa? Questa lista sembra non contenerne altri».

«Avete dimenticato il mistero basilare? Chi ha fatto circolare i pictogrammi per ridicohzzare Hurtiancz? Chi ha appeso l’opale alla catena del mio cesso per offendere Ao? Chi ha seviziato l’animale di Gilgad? Chi ha distrutto l’albero di Zilifant? Sono enigmi che pretendono di venire risolti».

«Fatti abbastanza arcani, certo», ammise Ildefonse. «C’è la possibilità che si tratti di mere coincidenze… o no? Rifiutate questa teoria? Bene, non vi dò torto. Tuttavia la questione non è inclusa nella lista, e quindi non ritengo di considerarla urgente».

«Come credete», annuì Rhialto. «Suggerisco che una commissione composta da Hurtiancz, Ao, Gilgad e Zilifant sia incaricata di esaminare la faccenda».

«Tutto a suo tempo. Adesso leggerò la “Lista delle Accuse” nei suoi dettagli».

«Non cè bisogno di farlo», disse Rhialto. «L’Associazione è già edotta delle accuse. In quanto a me, non sarò inflessibile. Vedo tre strade possibili: la prima, che i presenti accettino di rifondere i danni come richiesto; la seconda, che il Maestro usi il suo potere esecutivo per imporre sanzioni specifiche; la terza, che la mia lista sia presentata al Giudicatore per avere l’esatta sentenza prevista dalle Decretazioni. Ildefonse, volete cortesemente accertare quale delle tre soluzioni è più congeniale a questa assemblea?».

Dopo una lunga pausa di riflessione, Ildefonse sospirò: «Ciò che deve essere fatto, deve essere fatto. Propongo che le richieste di Rhialto siano accettate, anche se questo causerà l’insorgere di qualche difficoltà minore. Ci sono obiezioni?».

«Obiezione!», si affrettò ad esclamare Barbanikos. Il Mago si alzò, facendo ondeggiare la sua fluente chioma candida. «Le pene invocate contro Rhialto furono motivate anche dalla necessità di censurare la sua odiosa personalità. Di conseguenza non può pretendere nessuna restituzione, e tantomeno i danni».

«Giusto! Ben detto!» Acclamò Haze delle Acque Stanche, imitato subito da altri.

Incoraggiato dai loro cenni Barbanikos proseguì: «Ogni individuo morigerato e sensibile avrebbe preso atto del nostro implicito rimprovero, e sarebbe tornato modestamente in seno all’Associazione impegnandosi a non incorrere più nel biasimo dei colleghi. Invece cosa ci vediamo dinnanzi? Un volto arrogante, modi prepotenti, accuse e minacce! È questa la condotta che ci si dovrebbe attendere da un uomo appena castigato dai suoi pari?»

Barbanikos schioccò le dita per farsi comparire in mano un calice di acqua tonica, bevve e si accigliò ancor di più. «Rhialto mostra di non aver imparato nulla. Esibisce la stessa impudenza di sempre. Perciò raccomando caldamente che le sue fanfaronate siano ignorate, e che se insiste lo si faccia mettere alla porta dai servi. Rhialto, io vi dirò una cosa e una soltanto: badate a voi! È meglio che andiate cauto. Sarete un uomo più felice se ve lo terrete a mente. Questa è la mia prima obiezione. In quanto alla seconda…»

«Va bene, va bene, molto interessante», lo interruppe Ildefonse. «Barbanikos, ti ringrazio per le tue incisive opinioni».

Barbanikos borbottò e si sedette con palese riluttanza. Ildefonse chiese: «Dunque, chi appoggia la mozione da me proposta?»

«La appoggio io», disse Rhialto. «E adesso vediamo chi vota a favore del Codice Azzurro e chi contro».