— Dobbiamo!
— No! — urlò Magda. — Mai! È un posto di morte. Non ti lascerò mai andare… Né tu né altri.
XIII
Linc si alzò lentamente in piedi.
— Magda — disse, sforzandosi di mantenere la calma. — Ci sono cose che io so e capisco, e tu no. Io ho vissuto con Jerlet. Lui mi ha insegnato quello che dobbiamo fare.
Lei gli si parò davanti coi pugni sui fianchi. — Tu non capisci niente! Non puoi andare nel Posto dei Fantasmi. C’è la morte…
— Non è vero. So come arrivarci. Devo sgombrare i corpi e riparare le macchine, per…
— Linc, ascoltami — la sua voce adesso era supplichevole. — Non resisterei se tu morissi.
— Non morirò.
— Jerlet è morto. Potresti morire anche tu. — Trasse un profondo sospiro, — Inoltre, se vai là, offri a Monel l’occasione che aspetta. Si sbarazzerà di noi due.
— Monel?
— Non ho la forza di lottare contro di lui. Prima voleva eleggere Jayna al mio posto, ma da quando ho smesso di oppormi, e l’ho lasciato fare a suo modo, non ha più insistito. Io continuo a essere la sacerdotessa, ma è lui a comandare.
— Ma adesso che sono tornato, lo terrò a bada io.
— Come? — sbottò Magda. — Andando nel Posto dei Fantasmi? Facendoti uccidere? O spaventando tutti col tuo modo di agire cosicché daranno sempre più ascolto a Monel?
— Magda, dobbiamo farlo, se non vogliamo morire.
— No, Non ci credo. Jerlet non…
— Jerlet non poteva farci niente. Era un uomo, un uomo qualunque, come noi. In questi ultimi tempi non si poteva neanche allontanare dalla zona dove non c’è peso. Non poteva controllare la nave.
Qualcuno bussò con forti colpi imperiosi.
— Chi è? — chiese Magda.
— Monel.
Prima che Linc avesse il tempo di dire qualcosa, Magda gridò: — Entra. La porta si aprì e Monel entrò spingendo la sua sedia.
— Al buio? — chiese con ironia tagliente. — State meditando al buio?
Linc non poteva vederlo in faccia, ma le due guardie rimaste nel corridoio illuminato sogghignavano. Andò a chiudere la porta e accese la luce.
— Voi due avreste avuto il tempo di fare tutto il giro della Ruota — disse Monel. — Non sarebbe ora di raccontare anche agli altri cosa state macchinando?
Gli altri, cioè tu pensò Linc.
— Linc stava raccontandomi del tempo che ha passato con Jerlet — spiegò Magda, guardinga.
— Davvero? Devi parlarne anche a noi. — Monel sorrideva, ma senza calore né cordialità.
— Jerlet mi ha rimandato qui per riparare le macchine, perché solo così il sole giallo non ci ucciderà — spiegò Linc.
— Hai detto che Jerlet è morto — disse Monel, — così non può venire qui a dirci se è vero quello che racconti. Dobbiamo crederti sulla parola.
— È la verità.
— E noi dobbiamo credere che dici la verità a proposito di quello che Jerlet vuole o non vuole?
Linc strinse i pugni. — Intendi affermare che sono un bugiardo?
— L’ho forse detto? — ribatté con la massima calma Monel.
Molto tempo prima, quand’era piccolo e Jerlet viveva ancora insieme a loro, Linc aveva visto due gatti che si preparavano ad assalirsi a vicenda. Si fissavano con occhi di fuoco, emettevano miagolii lamentosi, giravano a gambe rigide uno intorno all’altro… ci volle un bel pezzo prima che si decidessero.
E così facciamo noi adesso pensò Linc mentre lui e Monel si scambiavano domande e risposte. Come i gatti. Ci prepariamo allo scontro.
— Devo riparare le macchine sul ponte di comando — disse. — È indispensabile, se vogliamo raggiungere il nuovo mondo.
— È il Posto dei Fantasmi — spiegò Magda.
Monel non parve sorpreso.
— Io gliel’ho proibito — continuò Magda. — Nessuno può andarci e sopravvivere.
— Io sì — insistette Linc.
— Jerlet ti ha insegnato come devi fare? — chiese Monel.
— Sì.
Magda scosse violentemente la testa. — Sbagli! Non devi disturbare i Fantasmi.
— Se non lo faccio moriremo tutti.
Monel buttò la testa all’indietro e proruppe in una risata aspra che diede sui nervi a Linc.
— E pensi sul serio che qualcuno ti creda? — gli chiese. — Credi che la gente ti lascerà pasticciare con le macchine o andare nel Posto dei Fantasmi?
— Sì, se glielo dirà Magda.
Si voltò a guardarla. Lei ricambiò lo sguardo con un’occhiata ferma dei suoi scintillanti occhi neri, ma non aprì bocca.
— Magda dirà quello che io voglio che dica — precisò Monel, e, avvicinatosi a Magda, le cinse la vita col braccio. — Magda è mia.
Linc si sentì avvampare di rabbia, ma prima che potesse dire o fare qualcosa, Monel aggiunse: — Tutto quello che hai è questa pazzesca storia. Nessuna prova. Nessuno ti crederà. Nessuno, mai.
Linc fece un passo verso quella sogghignante creatura dalla faccia di topo, mosso dall’impulso di far tacere Monel, di cancellargli dalla faccia quel sorriso maligno, di chiudere per sempre quegli occhi malevoli.
Magda lo fermò con una parola. — Linc!
Lui rimase lì, in bilico sui talloni, combattuto fra il desiderio di fracassare Monel e di far sua Magda.
— Vattene in pace, Linc — ordinò lei.
E improvvisamente il sorriso di Monel svanì, per lasciare il posto a un’espressione di delusione rabbiosa. Ah, è così! pensò Linc. Vuole che lo aggredisca. Allora le guardie si precipiterebbero a soccorrerlo e mi arresterebbero per aver compiuto un atto di violenza.
Al fuoco della collera si sostituì un gran gelo. Linc rimase incerto per qualche attimo, poi disse a Moneclass="underline" — So quello che va fatto. Tutto quello che tu hai da offrire alla nostra gente è la morte. E io ti dimostrerò, lo dimostrerò a tutti, quello che vuole Jerlet. Ve ne darò la prova.
— In che modo? — chiese Monel in tono minaccioso.
Linc lo ignorò e disse a Magda: — Convoca una riunione generale. Medita, e chiedi a Jerlet che ti ispiri. Ti dimostrerà che possiamo raggiungere il nuovo mondo. Ti mostrerà quel mondo e ti dirà cosa dobbiamo fare per arrivarci. — Se riesco a tornare nel regno di Jerlet e inserire i nastri giusti da proiettare sugli schermi.
— Non ci saranno riunioni — dichiarò Monel.
— Ne parlerò io agli altri. Vorranno sicuramente avere la possibilità di vedere la prova — disse Linc. — La sacerdotessa non può impedire a nessuno di farsi ascoltare.
— È vero — ammise Magda. — Se vogliono una riunione, io non posso rifiutare. È il mio dovere di sacerdotessa.
— Dopo la prossima giornata di lavoro — le disse Linc — raduna la gente perché possa vedere la prova di Jerlet.
Magda annuì con un cenno appena percettibile. Monel schiumava di rabbia.
Linc aprì la porta e uscì nel corridoio diretto al suo alloggio.
Non dovrebbe esser difficile rimettere a posto le antenne pensava camminando. Jerlet mi ha mostrato come si fa e nel computer ci sono tutte le informazioni che mi occorrono. Così potrò trasmettere e proiettare i dati di Beryl sugli schermi, qui, anche se i canali normali sono interrotti.
Ma il sonno aveva le sue pressanti esigenze. Quando fu arrivato nel suo vecchio alloggio capì che non avrebbe potuto fare a meno di riposare per qualche ora.
Si addormentò non appena si fu sdraiato sulla cuccetta, sprofondando in un sonno senza sogni. Fu svegliato da qualcuno che lo scuoteva per la spalla.
— Linc… svegliati. Per favore. Svegliati.