Выбрать главу

Beryl era sempre più luminosa, e Baryta divenne una sfera così abbagliante che era possibile osservarla solo coi filtri speciali dei telescopi e degli schermi. Finalmente Linc riuscì a rimettere in efficienza il computer navigatore e si dedicò al controllo dei comandi e del sistema di cavi che collegavano il computer ai razzi propulsori.

Fu allora che arrivò Stav.

Senza tanti complimenti, aprì il portello e chiamò con il suo vocione profondo: — Linc! Sono io, Stav!

Linc si trovava dalla parte opposta del ponte, intento a studiare un diagramma sullo schermo. Era il diagramma dei circuiti che portavano ai razzi.

Si precipitò verso il portello mentre Stav ripeteva: — Linc! Dove sei?… Sono io, Stav.

Linc gli arrivò alle spalle e si fermò di colpo, ansante: — Stav… — disse con voce rotta. Non sapeva cos’altro dire. — Io… è… mi fa tanto piacere rivederti, Stav — balbettò poi.

Un gran sorriso illuminò la larga faccia infantile di Stav. — Jayna mi ha detto che è stata qui e che non ci sono fantasmi. Mi sentivo stupido a non venire anch’io.

— Non c’è niente da temere.

— Già… l’ha detto anche Jayna. Così ho pensato di venire a dare un’occhiata.

Linc indicò con un largo gesto del braccio l’insieme delle apparecchiature e degli schermi. — Certo, guarda pure.

Stav si fece avanti, con le mani intrecciate dietro la schiena, fermandosi a guardare gli schermi degli strumenti. Funzionavano quasi tutti, ormai, e mostravano immagini di Beryl, dati, grafici, linee di diversi colori che indicavano il funzionamento dei generatori e delle altre macchine in funzione. Rimase particolarmente affascinato alla vista del computer con le sue luci intermittenti.

— Hai riparato le macchine — disse.

— Quasi tutte — precisò Linc. — Non è stato molto difficile. In genere si trattava di riparazioni di poco conto. Chi le ha costruite sapeva il fatto suo.

Stav annuì, ammirato.

— Mi servirebbe un po’ di aiuto — disse Linc.

Stav sporse le labbra dubbioso. — Monel non approverebbe.

— Non è cambiato?

— No. Casomai è peggiorato.

— Ah…

— Il sole giallo si avvicina ogni giorno di più, la paura cresce e Monel diventa sempre più matto. Al primo pasto dobbiamo metterci tutti in fila e se qualcuno non gli va lo sposta in fondo alla fila e magari lo lascia digiuno. Le sue guardie non ci perdono d’occhio un momento. Non è piacevole lavorare con qualcuno che sta a guardarti. Se cerchiamo di riposarci un momento urlano e ci lasciano senza mangiare.

— E voi li lasciate fare?

— Cos’altro potremmo fare? Per poco non ho strangolato una guardia, ma mi sono trattenuto pensando a quello che era successo al povero Peta. Non voglio essere cacciato via.

— E Magda?

— Non si fa mai vedere. Sta chiusa nella sua stanza. Monel dice che medita giorno e notte per salvarci grazie alla concentrazione mentale.

— Stav — disse Linc dopo un lungo silenzio, — la meditazione non ci salverà, e nemmeno Monel, qualunque cosa faccia. Io invece posso salvare la nave e noi tutti. So come fare per arrivare sul nuovo mondo. Quasi tutte le macchine hanno ripreso a funzionare, ma ho bisogno di aiuto per rimettere in sesto le altre.

— Vorresti che ti aiutassi io?

— Non solo tu. Tutti. Ognuno può rendersi utile. Va’ a riferirlo e di’ che solo aiutandomi potranno salvarsi.

Stav sbatté lentamente le palpebre. Tutti i suoi gesti erano lenti e ponderati. — Non tutti potranno venire. Qualcuno deve occuparsi dei serbatoi della fattoria.

— Chiunque verrà sarà il benvenuto. Stiamo lottando contro il tempo. È necessario che tutto sia perfettamente a posto prima che ci avviciniamo troppo al sole giallo. Altrimenti non riusciremo a sfuggire alla sua attrazione e non arriveremo mai sul nuovo mondo.

— D’accordo — promise Stav. — Andrò a riferire. Però, Monel e le sue guardie…

— Non potranno fermarvi, se sarete d’accordo.

Stav annuì lentamente, ma non sembrava convinto.

XVII

Linc passeggiava lentamente osservando gli schermi e gli uomini e le donne seduti ai banchi davanti agli strumenti. Era fiero e soddisfatto del lavoro compiuto.

La nave funziona alla perfezione si disse. La mia nave. Io le ho ridato la vita. Ha ripreso a funzionare grazie a me. Come avrebbe voluto che Jerlet potesse esser lì con loro a sentire il ronzio e il ticchettio dei macchinari, a vedere come gli altri avevano risposto al suo appello: prima Jayna, poi Stav, poi altri due e infine altri ancora. Adesso disponeva di manodopera sufficiente per svolgere tutte le operazioni necessarie. Nessuno sussultava più quando i servomeccanismi passavano rapidi e silenziosi vicino a loro. Avevano controllato il sistema di propulsione a razzi. Funzionava. I collegamenti erano solidi. Il computer aveva elaborato un piano di volo per portarli in orbita intorno a Beryl.

Resta solo da controllare il trasmettitore di materia, pensava Linc. Ma anche se ci vorrà del tempo per metterlo in funzione, una volta in orbita intorno a Beryl potremo farlo con tutto comodo.

Il computer principale, su nel mozzo, stava già elaborando i dati necessari e preparando un programma grazie al quale Linc avrebbe potuto riparare e provare il trasmettitore di materia.

Se Jerlet fosse qui, come sarebbe fiero di me! Ma Linc sapeva di non essere completamente sincero. La sola persona a cui avrebbe voluto mostrare quello che aveva fatto era Magda, ma lei non si era mai fatta vedere.

Monel, invece, era venuto.

Rosso in faccia, più magro e perfido che mai, era arrivato con sei guardie ed era rimasto ad osservare sogghignando con aria sprezzante gli uomini e le donne intenti ai compiti che Linc aveva assegnato loro.

— Non avrete niente da mangiare! — gridò furibondo. — Non pensate di poter mangiare dopo aver disobbedito ai miei ordini.

— Abbiamo macchine che ci procurano il cibo, nel mozzo e negli altri livelli — ribatté Linc. — I servomeccanismi ci riforniscono in abbondanza. Non moriremo di fame.

Monel aveva fatto fare dietrofront alla sua sedia e se n’era andato. Una delle guardie, un certo Rix, era rimasto con Linc. — È impazzito — disse, alludendo a Monel. — Preferisco restare con te.

Linc non disse a nessuno che i riciclatori non erano in grado di fornire viveri a un numero elevato di persone per un tempo indefinito senza essere riforniti di materiale fresco di tanto in tanto. Ma allora o saremo in orbita intorno a Beryl, o saremo morti.

Monel tornò dopo qualche giorno, minacciando di ordinare alle guardie di portar via le persone che lavoravano alle macchine anche con la forza, se necessario.

— Violenza? — disse Linc.

— Giustizia! — latrò Monel.

Linc si avvicinò a una tastiera e premette un pulsante. Un servomeccanismo sì avvicinò alla sedia di Monel e si fermò coi pulsanti che emettevano una luce rossa intermittente. Monel arretrò.

— Quelle braccia di metallo possono infliggere un bel po’ di giustizia a te e alle tue guardie — disse Linc.

Monel se ne andò. Né lui né le sue guardie si fecero più vedere.

Magda non si decideva a venire.

Potrei andare io da lei pensava Linc. No, è lei che deve venire da me, perché ha torto e io ho ragione.

E poi c’erano Jayna e parecchie altre ragazze disposte a stare con lui. Resti pure nel suo tabernacolo a meditare finché diventerà verde!