— Così non rimane che un problema — mormorò. Andò a cercare Magda. Non era né nella sua stanza né con Monel. Non riuscendo a scovarla da nessuna parte nella zona abitata gli venne in mente che c’era un altro posto dove poteva essere andata. E infatti la trovò al secondo livello, inginocchiata davanti all’oblò, intenta a guardare il sole giallo. Sebbene l’oblò polarizzato ne attenuasse il fulgore, Baryta emetteva una luminosità abbagliante. Linc distingueva le lingue di fuoco che si levavano dalla superficie della stella, come se volessero tentare di raggiungerli e afferrarli.
— Magda — chiamò piano.
Lei si voltò a guardarlo. — Vieni pure, Linc. Non sto meditando. Siediti vicino a me.
— Cosa fai?
— Aspetto.
— Cosa?
Lei scrollò le spalle e tornò a guardare dall’oblò. — Te. O la stella gialla. Chiunque arriverà primo.
— Io sono già qui.
— Hai trovato il modo di salvarci?
— Sì.
— Lo sapevo — rispose Magda. Non pareva né sorpresa né contenta.
— Vorrei che tu facessi una cosa.
— E sarebbe?
— Devi essere la prima a entrare nel trasmettitore di materia.
Lei si voltò a guardarlo, con la massima calma e serietà. — Non è possibile, Linc. Lo sai. Non posso toccare le tue macchine… nessuna. Hai visto come siamo stati puniti quando ho cercato di aiutarti sul ponte.
Un bagliore vivido lampeggiò al di là dell’oblò e una lunga scia fiammeggiante si disegnò nello spazio in direzione della minuscola falce azzurra che era Beryl.
— Quello è il ricevitore. È collocato in un razzo automatico che lo farà atterrare su Beryl, dove ci aspetterà.
Magda si lasciò vincere dalla curiosità. — Come hai fatto a farglielo fare?
Lui rise. — Hanno fatto tutto le macchine. Sono state costruite tanto tempo fa da scienziati che vivevano qui sulla nave. Gente che era già morta prima che nascesse Jerlet.
— Sono stati loro a fare le macchine?
— Sì. E Jerlet mi ha insegnato a ripararle in modo che funzionassero.
— Linc, io non posso toccare le macchine. Ci ho pensato. Ho meditato a lungo. Non posso. Sarebbe peccato.
— Quindi secondo te sarebbe meglio morire?
— Forse.
— No, niente forse. Moriresti di sicuro. E non solo tu, ma tutti. Perché se non sei la prima a dare l’esempio entrando nel trasmettitore, nessuno vorrà farlo.
Magda chiuse gli occhi. — Mi dispiace, Linc. Non posso fare diversamente.
Lui la prese per le spalle. — Ascoltami! Non hai scelta. Io distruggerò la nave. Se non entri nel trasmettitore morirai… non forse, non fra un anno o dieci, ma nel giro di pochi minuti. È la verità. Non ci sono alternative. O si entra nel trasmettitore per raggiungere il nuovo mondo, o si muore insieme alla nave. Appena ce ne saremo andati finirà a pezzi.
Lei lo fissava furiosa, gli occhi sbarrati. — Non puoi! Nessuno può distruggere la nave… È la nostra casa…
— Solo per poche ore ancora — rispose Linc. — Dovevo farlo, e l’ho fatto. Appena quel razzo è partito per Beryl con il ricevitore, la nave ha cominciato a morire.
— Tu ci vuoi uccidere!
— Io voglio salvarvi!
— Sei pazzo! — strillò Magda. — Le macchine ti hanno fatto diventare un mostro.
Lui si alzò, l’afferrò per un braccio e la costrinse ad alzarsi a sua volta. — Ascoltami, e ascoltami bene. Non c’è più tempo per i tuoi giochetti. Le tue manovre per mantenere il potere tenendo a bada un po’ me e un po’ Monel sono finite. Se vuoi continuare a essere la sacerdotessa di questa gente devi aprire gli occhi alla realtà. La nave morirà fra poche ore, e tutti quelli che sono a bordo, rimarranno congelati, come i fantasmi.
Magda cercò di liberare il braccio, ma Linc rafforzò la stretta.
— Se vuoi davvero essere il capo devi darci l’esempio. Se non entri per prima nel trasmettitore nessuno lo farà. E così moriremo tutti. Devi guidarci verso la vita, Magda. Se davvero sei la nostra sacerdotessa devi darci l’esempio. Si tratta di vita o di morte. E sta a te decidere.
XX
Seduta davanti all’indicatore del conto alla rovescia, Magda si massaggiava il polso fulminando Linc con occhiate micidiali.
Lui non le badava, occupato com’era a seguire le indicazioni del computer. La linea azzurra che indicava la loro rotta era contrassegnata da curve che indicavano le accelerazioni per avvicinarsi al pianeta. E un punto rosso contrassegnava la distanza minima da Beryl. Mancava poco al primo balzo.
— I razzi si accenderanno fra qualche secondo — disse Linc a Magda. — Quelli che funzionano ancora, ovviamente.
Fece scivolare la sua sedia accanto a quella di lei e premette un pulsante sulla tastiera dell’apparecchio a tempo. Intanto, sullo schermo si succedevano le cifre che indicavano ore, minuti e secondi che li separavano dal trasferimento su Beryl. In un angolo, in basso, apparve ora il conto alla rovescia relativo all’accensione dei razzi: MENO 00 00 38 SECONDI ALL’ACCENSIONE.
— Tienti salda — raccomandò Linc. — Potrebbe essere uno scossone forte.
— Ancora violenza — ringhiò lei.
— Chiamala un po’ come vuoi…
Il ponte sussultò vibrando come se una mano gigantesca l’avesse afferrato scuotendolo. Linc batté involontariamente i denti e si aggrappò al banco per non cadere dal sedile. Un rombo assordante lacerò il silenzio.
Era la voce del gigante. Magda si avvinghiò a Linc e lui la tenne stretta.
Poi, all’improvviso com’erano cominciati, la vibrazione e il rumore cessarono.
Magda si staccò subito da Linc, che tornò all’esame dei dati sugli schermi del computer.
— Siamo sulla rotta giusta. — Il punto rosso spiccava nitido sulla linea azzurra, oltre la prima curva.
— Avresti dovuto avvertire anche gli altri — lo rimproverò Magda, — Qualcuno potrebbe essersi fatto male.
— Il peggio deve ancora venire.
— Ci saranno altri scoppi?
Lui annuì, e indicando lo schermo disse: — Vedi? Altri due, e poi saremo su una rotta che passa vicino al pianeta, Per circa un’ora ci troveremo alla distanza giusta per trasferirci su Beryl. Poi, la nave sarà troppo lontana.
— Vado a dirlo agli altri.
— No, resta qui. Puoi parlare all’altoparlante. Laggiù, il secondo sedile al quadro delle comunicazioni. Ti ho già insegnato come devi fare.
Magda si alzò lentamente, guardando il portello che dava sul corridoio. Per un momento, Linc temette che volesse andarsene. Ma dopo un attimo di esitazione la vide avviarsi verso il banco delle comunicazioni. — Il bottone rosso vicino al microfono — le disse. — Basta che lo tocchi con la punta del dito. Non ti mangia!
Lei lo guardò come se le avesse ordinato di mettere la mano sul fuoco. Tuttavia ubbidì, ma ritrasse la mano non appena ebbe premuto il pulsante.
— Brava. Adesso siediti e parla.
Lei sedette fissando accigliata il microfono. Poi disse: — Sono Magda. Ascoltatemi. Non dovete aver paura. Lo scoppio e lo scossone di poco fa sono stati causati dall’accensione dei razzi. Linc ha trovato il modo di farci uscire dalla nave e di arrivare sul nuovo mondo…
Mentre lei parlava, Linc attivò le telecamere che funzionavano, e su tre schermi apparvero le immagini di gruppetti di persone che si affollavano nei corridoi per ascoltare la voce di Magda. Linc riconobbe Stav e Hollie, ma non riuscì a vedere Jayna.
C’è anche Monel. Ha un’aria infelice!