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Si precipitarono ad afferrarlo e, dopo averlo liberato del peso di Monel, se lo issarono sulle spalle, ridendo, gridando, dandogli delle gran pacche.

— Ehi, un momento…

Ma continuavano a farselo rimbalzare dall’uno all’altro, gridando: — Ci sei riuscito! Ci sei riuscito! Ce l’abbiamo fatta! Ce l’abbiamo fatta!

Linc si guardò intorno e vide il nuovo mondo.

Era verde, non azzurro. E questo lo sorprese. Il terreno era coperto da un tappeto di soffice erba verde che ondeggiava al soffio di una tiepida brezza. Il cielo era di un azzurro chiaro, delicato, che si fondeva nel giallo verso l’orizzonte. Alberi, colline e uno scintillante corso d’acqua…

E c’era tanto spazio!

Il mondo non finiva mai. Si stendeva a perdita d’occhio, libero, enorme, verde e caldo. Caldo! Linc voltò la testa e vide che Baryta non era più una minaccia infuocata ma un caldo sorriso che riscaldava la terra.

Il panorama era bellissimo. Dolci colline ondulate correvano fino all’orizzonte. Il corso d’acqua brillava al sole. Ciuffi d’alberi chiazzavano qua e là la prateria per raccogliersi poi, in lontananza, a formare una fitta foresta. Qualcosa veleggiò con movimenti aggraziati nel cielo, lasciandosi trasportare da un paio d’ali distese dai colori smaglianti.

Finalmente Linc fu deposto a terra e poté sentire la morbidezza dell’erba.

— Ci hai portato in un mondo bellissimo — disse qualcuno.

— Non è merito mio. Abbiamo lavorato tutti, con l’aiuto di Jerlet e delle macchine.

— E adesso cosa facciamo?

Linc vide che tutti lo guardavano, in attesa delle sue decisioni.

— Abbiamo bisogno di un capo — rispose. — Qualcuno in grado di prendere decisioni sagge e di aiutarci a imparare a vivere in questo nuovo mondo.

E prima che qualcuno avesse il tempo di aprir bocca, si avvicinò a Stav e gli posò una mano sulla spalla. — Io dico che Stav dovrebbe essere il nostro capo. Se ne intende più di chiunque altro di agricoltura, ed è di queste cognizioni che abbiamo bisogno, adesso.

Tutti gridarono la loro approvazione. Stav arrossì ma non protestò. Linc si fece da parte mentre gli altri si accalcavano a festeggiare il nuovo capo.

Poi si accorse che Magda gli stava accanto.

— Avranno ancora bisogno di una sacerdotessa — disse lei.

Linc assentì. — Probabilmente. E anche di macchine. Credo di sapere come costruirne qualcuna — continuò sorridendo. — Magari un mulino a vento, tanto per cominciare. E anche una nuova sedia a rotelle per Monel. E se troveremo il metallo necessario, un generatore.

Lei allungò la mano e Linc gliela strinse.

— Abbiamo molto da imparare, noi due — disse Magda.

— Impareremo.

Alzarono gli occhi al cielo, mentre una rapida stella cadente lo solcava.

— La nave — disse Linc.

— Porta via Jerlet, lontano da noi — osservò Magda.

Linc sorrise. Ricordando il vecchio obeso e trasandato, coi capelli scomposti e il vocione tonante, disse: — Ha esaurito il suo compito. Ci ha portati qui sani e salvi. E lo ricorderemo sempre.

La brezza scompigliava i lunghi capelli di Magda, che annuì sorridendo a Linc mentre il melodioso cinguettio di un uccello si diffondeva nell’aria.

FINE