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— Non puoi… — cominciò Linc, ma Magda lo zittì con un gesto.

— E se la sacerdotessa si rifiutasse di ricorrere a questo sistema? Se decidesse che non è giusto privare deliberatamente qualcuno del cibo?

Il sorriso era rimasto stampato in faccia a Monel, come se si fosse raggelato. — Quando la gente sarà stanca di aver poco da mangiare — rispose, — si renderà conto che questo sistema è giusto.

— Per qualcuno.

— Per i migliori — precisò Monel. — Una volta convinti che è meglio far così che lasciar morire tutti di fame, decideranno che la sacerdotessa fa male a opporsi a questo metodo.

— E allora? — chiese Magda.

— Allora sceglieranno un’altra sacerdotessa. — Monel si voltò a guardare Jayna che fissava Magda con occhi di fuoco.

— Non è giusto! — gridò Linc. — Abbiamo sempre diviso equamente il cibo fra noi. Il tuo progetto è contrario alle norme di Jerlet.

— E allora va’ a chiedere a Jerlet cosa dobbiamo fare! — sbottò Monel.

Per la prima volta Magda pareva insicura. Le tremava quasi la voce, quando disse: — Sai che Jerlet non risponde alle nostre domande.

— Lo so benissimo. Jerlet non risponde mai quando gli chiediamo qualcosa — ribatté acido Monel. — Continua sempre a ripetere le stesse cose.

— Ma se avessimo una nuova sacerdotessa… — mormorò Jayna.

— …forse a lei risponderebbe — concluse Monel.

Linc si sentì improvvisamente avvampare. Provava il desiderio incontenibile di prendere a pugni qualcosa: lo schermo a muro, la scrivania, la porta… la faccia contorta di Monel. Violenza! Non dovete commettere il peccato di… Ma ciononostante serrò i pugni, e mosse un passo verso Monel.

Magda gli afferrò il braccio. — Linc! Vieni con me. Siamo stati a sentirli anche troppo.

Lui guardò Monel con odio crescente, ma la mano di Magda sul suo braccio, e la sua voce, lo persuasero a seguirla. Uscirono nel corridoio senza dire altro.

Magda chiuse la porta. Nel corridoio faceva più freddo, e la collera di Linc poco a poco sbollì.

— Non cerca altro — disse Magda. — Se tu l’avessi aggredito, ti avrebbe sbattuto fuori. Adesso capisco come sono andate le cose con Peta. Monel se ne è servito come di una cavia. Se fosse riuscito a indurre il debole Peta ad aggredirlo, tanto più ci sarebbe riuscito con te.

— Io l’ammazzo! — mormorò Linc.

— Tu non farai mai niente del genere — gli intimò lei. — Se solo ti ci provassi, per te sarebbe la fine. E anche per me.

— E allora cosa possiamo fare?

— Non volevi mostrarmi la stella gialla? Andiamo.

— Adesso?

— Sì, adesso.

Si fermarono insieme davanti alla grande vetrata panoramica, tenendosi abbracciati. Guardavano le stelle che punteggiavano l’oscurità, eternamente uguali e splendenti. E quando comparve la stella gialla, voltarono la testa e guardarono le loro ombre strisciare sul pavimento e risalire sulle pareti del corridoio.

— È strano — mormorò Magda. — La stella gialla dà calore… porta via il freddo. Dà un senso di benessere.

— Solo momentaneamente — disse Linc. — Diventerà sempre più calda fino a bruciarci tutti.

— Così calda da ucciderci — disse Magda.

Linc assentì.

— Ma moriremmo comunque perché avremo troppo poco da mangiare.

Lui non fece commenti.

— Linc… Monel ha ragione, non è vero? Devo decidere come vuole lui riguardo al mangiare?

— Non puoi fare una cosa simile. Ci siamo sempre divisi tutto in parti uguali. Non potrai mai decidere di lasciar morire di fame una persona per dar da mangiare a un’altra.

— La sacerdotessa può farlo — dichiarò lei fissandolo con un’occhiata penetrante.

— Sarebbe ingiusto…

— Sono io che decido se una cosa è giusta o no. Io sola, e nessun altro.

— Seguendo le istruzioni di Monel? — ribatté Linc.

— Solo Jerlet può dirmi quello che devo fare.

La collera che Linc aveva cercato di domare tornò a esplodere. — Jerlet non ha mai detto niente di nuovo né a te né agli altri! Ripete sempre le stesse cose!

— Certo. — Magda aveva mantenuto la sua calma gelida.

— Per questo ci ha detto tutto quello che dovevamo sapere. Non capisci? Ci ha impartito tutte le norme necessarie. Sta alla sacerdotessa seguirle con saggezza.

— Lasciando morire la gente di fame.

— Se lo riterrò necessario.

— Se Monel ti dirà che è necessario!

— Linc, ci sono tante cose che tu non capisci. Se decido che certa gente deve morire di fame perché è cattiva, e gli altri acconsentono, cosa potrebbe impedirmi un giorno di lasciar morire di fame Monel?

— Tu… — Linc era a corto di fiato e trasse un lungo respiro. Ma quando riprese a parlare la sua voce era acuta e stridula per lo stupore: — Tu faresti una cosa simile?

— Se decidessi che Monel è malvagio.

Lui la guardava come se la vedesse per la prima volta. Quella ragazza esile e bella poteva disporre a suo piacimento delle loro vite. — Lo uccideresti?

— Non se ne presenterà mai l’occasione — rispose lei con un lieve sorriso. — Talvolta riesco a vedere nel futuro… be’, «vedere» non è forse la parola giusta. È una sensazione, come una ventata fredda…

— E che cosa…?

Lei si scostò un po’ e guardò nel corridoio buio. — Non vedo me stessa condannare a morte qualcuno… Nemmeno Monel… Sento come… come se dovesse succedere un miracolo. Sì, questa è la parola giusta. — Guardò Linc negli occhi. — Un miracolo, Linc! Jerlet rimetterà in funzione la pompa. Ci ridarà la vita.

Linc distolse gli occhi dalla sua faccia sorridente, e intanto pensava: Jerlet non farà niente… a meno che non agisca tu per lui.

V

Dormirono per terra, lì nel corridoio davanti alla grande vetrata, tenendosi abbracciati per scaldarsi. I raggi della stella gialla non erano ancora abbastanza forti, ma non importava.

Linc fu il primo a svegliarsi.

Si mise a sedere e guardò Magda che respirava leggera nel sonno, calma e tranquilla come quando erano bambini e non avevano paura né preoccupazioni. Allora Jerlet viveva insieme a loro e aveva strane e meravigliose macchine che si occupavano dei bambini: li tenevano puliti, lavavano i loro indumenti, li nutrivano, insegnavano loro a camminare e a parlare. Insomma, provvedevano a tutto.

Poi, una dopo l’altra, le macchine si erano guastate e consumate col tempo. Funzionava ancora qualche macchina addetta alle pulizie. Jerlet diceva che si chiamava «ultrasonica» o qualcosa del genere. Ci si metteva davanti e dalla macchina scaturiva un soffio leggero, come una vibrazione. Dopo di che, la sporcizia era sparita. Ma anche queste macchine si erano logorate.

Linc si accigliò nel ricordare. Parecchio tempo prima, aveva aggiustato una di quelle macchine. Non funzionava bene, e lui aveva frugato nel suo strano cuore pulsante quando nessuno lo vedeva. Dentro c’era una gran quantità di polvere e di sporcizia. Lui aveva pulito, e la macchina aveva ripreso a funzionare.

Non ne aveva mai parlato a nessuno. Jerlet si sarebbe arrabbiato.

Che strana regola pensò. Perché mai Jerlet ce l’ha imposta? Se le macchine non funzionano moriamo tutti. Se invece potessimo ripararle… riparare quelle che ci danno calore, quelle della fattoria, le luci…

Tornò a guardare Magda che si era mossa. Stava per svegliarsi.

Se potessi riparare la pompa non ci sarebbe bisogno di ricorrere al sistema di Monel con i suoi dischetti di plastica.

Ci aveva pensato un’infinità di volte da quando Magda aveva parlato di miracolo.