— Va bene — disse Sarah. — Allora facciamo per venerdì?
— Sarebbe possibile. Ma non potresti più semplicemente inviarmi la chiave per e-mail?
— No. Non sono ancora pronta a divulgare il messaggio.
— Che vuoi dire?
— Che è riservato. A me.
Lunga pausa. McGavin doveva essere rimasto di stucco.
— Sarah, Don è... mmm... ancora li? Vorrei scambiare anche con lui due...
— Non sono arteriosclerotica, mister. Le cose stanno esattamente come ho detto. Se le interessa leggere il messaggio, dovrà venire qui di persona.
— Ah, okay, ma...
— E non riveli a nessuno che ho scoperto la chiave di decrittazione. Deve giurare che manterrà il segreto, almeno fino al momento del suo arrivo qui.
— Affare fatto. Dammi per cortesia il vostro indirizzo...
Quando Sarah ebbe terminato la conversazione, Don si guardò in giro. — Gunter è un maggiordomo così strepitoso che non resta molto da fare per una degna accoglienza a McGavin.
— Una cosa sì, però — disse Sarah. — Vá a prendere il testo del sondaggio draconiano.
Don ne restò sorpreso. — Perché?
Lei non lo guardò dritto negli occhi. — Sara uno degli argomenti principali con McGavin. Tu aiuterai a velocizzare questa parte del discorso.
— Lo rileggerò dalla A alla Z.
— Non basta! — Sarah sembrava accalorarsi. — Compilalo anche tu.
Lui sollevò un sopracciglio. — Come vuoi.
— Lo voglio. Puoi scaricarti il testo sul palmare, connettendoti al sito ufficiale.
Don annuì. Del resto, l’agenda della giornata era vuota. — Agli ordini.
Dopo che ebbe scaricato il questionario, Don si allungò sul divano e si mise a rispondere alle ottantaquattro domande. Gli ci vollero due ore buone, ma alla fine esclamò: — Fatto!
Sarah gli si avvicinò a passi lenti; lui le porse il palmare. — E ora? — domandò.
Lei osservò la schermata, e disse allo strumento: — Salva il file come Risposte Don. Avvia Flaxseed. Carica Risposte Don. Carica Risposte Sarah rivedute, aprendo il file con la password “Aeolus 14 umbra”. Esegui.
— Che stai facendo? — chiese Don, mettendosi a sedere. — Che roba è Flaxseed?
— Un programma inventato anni fa da un docente di Etica, all’epoca in cui esaminavamo l’oltre un milione di questionari compilati mandati sul nostro sito da tutto il mondo. Serve a misurare il grado di concordanza tra i mittenti. Vedi, indicizzare le risposte era un compito piuttosto arduo, perché molte delle ottantaquattro domande prevedevano quattro o cinque possibili risposte, o l’uso di scale graduate. Perciò non si trattava di suddividere le risposte per compartimenti stagni: due risposte diverse potevano essere solo “lievemete diverse”, e una persona che aveva risposto A magari si trovava nello stesso ordine di idee di qualcuno che aveva risposto B, mentre chi aveva scritto C era su tutt’altre posizioni.
— Ah — esclamò Don. Poi indicò il palmare in mano a Sarah: — E quindi?
Lei osservò il risultato sul display, poi di nuovo il marito, e sorrise. — Sapevo che c’era una ragione per cui ti avevo sposato!
39
— Domani arriverà McGavin — disse Sarah. — C’è qualcosa che dobbiamo discutere, prima che lui sia qui.
Stavano prendendo il caffè mattutino. — Ti ascolto — disse Don.
— È solo che... io non sono in grado di fare quello che mi chiedono gli alieni.
Lui rispose in un sussurro: — Già.
Una bella luce autunnale filtrava attraverso la finestra. All’esterno, Gunter raccoglieva le foglie con il rastrello.
— Perciò — disse Sarah — occorre trovare una sostituta, se proprio vogliamo portare avanti il progetto.
Lui ci pensò. — Potresti usare Flaxseed per individuare qualcuna che abbia risposto in modo simile a te.
Lei annuì. — L’ho fatto, e su mille c’erano solo due questionari che si avvicinavano al mio. Ma vá a sapere chi li avesse compilati.
— Non avete tenuto i dati dei mittenti?
— La ricerca venne svolta in modo anonimo: gli esperti di sondaggi ci dissero che in quel modo le risposte sarebbero risultate più sincere. Inoltre, anche se avessimo chiesto i nomi, poi non avremmo potuto schedarli. Ricorda che il sito era gestito dall’Università di Toronto, e sai benissimo come funziona qui la legge sulla privacy.
— Ahia — disse Don, sorseggiando il caffè.
— In ogni caso, difficilmente sarebbe stata una soluzione.
— Perché?
— Come dicevo, McGavin deve aver ragione sull’incredibile longevità delle specie aliene più evolute. Anzi, siccome sembra che i Draconiani abbiano cromosomi ad anello, è possibile che la loro aspettativa di vita sia sempre stata lunghissima, perché questo elimina una delle principali cause del nostro invecchiamento. Comunque, che gli alieni abbiano immaginato o no che la loro amica di penna terrestre potesse essere defunta dopo trentotto miserabili anni, resta vero che una metà delle persone che compilarono il questionario a quest’ora non esistono più.
— Immagino di no.
— Ma — disse Sarah, osservandolo con aria complice — tu hai dato risposte simili alle mie.
— Così pare.
— Perciò, forse... voglio dire, se a te andasse di...
— Cosa?
— Potresti farlo. Potresti prenderti cura dei nostri Draghetti.
Don strabuzzò gli occhi. — Io?
— Bé, con l’aiuto di Gunter; magari. — Sorrise. — È pur sempre un Mozo, no?
È stato progettato per assistere le persone anziane, ma badare ai bambini non sarà troppo più difficile che fare da badante a questa vecchia pazza.
Don si sentiva girare la testa. — Non... non so che cosa dire...
— Pensaci. Perché sei il mio candidato numero uno.
Mesi prima, quando Sarah e Don si preparavano al Rollback, Carl aveva chiesto loro di aiutarli di più con i bambini; poi però l’idea era stata abbandonata a causa del fallimento della procedura su Sarah. Ma quella sera Carl e Angela avevano portato i figli alla casa sul Betty Ann Drive, con la motivazione ufficiale di lasciarli lì mentre loro andavano a una partita di hockey; Don tuttavia aveva il sospetto che volessero approfittare del “poco tempo rimasto” alla nonna per vedere i nipotini.
Percy era un tredicenne capellone e dinoccolato; Cassie, quattro anni, era un terremoto con le treccine. Data la differenza di età era difficile seguirli entrambi, perciò la piccola e Sarah erano andate al piano di sopra a scoprire i tesori contenuti nell’armadio, mentre Don e il nipote erano buttati sul divano del soggiorno a guardare la stessa partita di hockey a cui erano andati Carl e Angela. Il gioco era scoprire i genitori di Percy tra il pubblico.
— Allora — disse Don, azzerando il volume della TV durante la pubblicità — come ti trovi all’ottavo anno?
Percy cambiò posizione sul divano. — Bene.
— Ai miei tempi, la scuola arrivava fino al tredicesimo anno.
— Davvero?
— Ah-ha. Ma solo nello Stato dell’Ontario, in tutto il Nord America.
— Per fortuna noi ne abbiamo solo dodici.
— Sì? Ma al tredicesimo anno noi eravamo maggiorenni, quindi ci scrivevamo da soli le giustificazioni.
— Figo.
— Altroché. Ma il tredicesimo anno è stato favoloso da tutti i punti di vista. Un sacco di corsi interessanti, incluso Latino. Era praticamente l’ultimo anno che lo si insegnava nelle scuole pubbliche di Toronto.
— Il... il latino?
Don annuì con aria saggia. — Sempre ubi sub ubi.