«Eccolo: ‘Avverta l’ammiraglio che quando tornerò a Washington lo condurrò a vedere Judy, l’amichetta di Harvey, che canta nel saloon AT&S’. È uno scherzo grossolano o che altro?»
«Dirk non è famoso per gli scherzi grossolani», disse Sandecker in tono deciso. «Ha cercato di comunicarmi qualcosa con una specie di indovinello.»
«Lei sa chi è Harvey?» chiese Bock.
«Il nome non mi dice nulla», mormorò Sandecker. «Non ho mai sentito Dirk parlare di qualcuno che si chiami così.»
«A Washington c’è un saloon AT&S, con una cantante di nome Judy?» insistette il generale.
«No, che io sappia», rispose l’ammiraglio mentre continuava a riflettere. «E l’unica cantante di nome Judy di cui conosco l’esistenza era…»
La risposta lo colpì come uno schiaffo. La semplicità ingegnosa del codice era ovvia per chiunque fosse un vecchio appassionato di cinema come l’ammiraglio. Avrebbe dovuto prevederlo, avrebbe dovuto immaginare che Pitt avrebbe puntato su quel fatto. Rise.
«Non ci trovo nulla di divertente», commentò Bock.
«Non sono diretti al confine con l’Algeria», dichiarò Sandecker in tono trionfante.
«Come ha detto?»
«Il contingente del colonnello Levant sta andando a sud, verso la ferrovia che collega il mare a Fort Foureau.»
«Posso chiederle come è arrivato a questa conclusione?» domandò insospettito il generale.
«Dirk ci ha lanciato un enigma, un indovinello che molto difficilmente Kazim saprebbe risolvere. La cantante Judy è Judy Garland, e Harvey si riferisce a un film di cui era la protagonista, Le ragazze di Harvey.»
«E cosa c’entra il saloon AT&S?»
«Non è un saloon, è una canzone. La canzone di successo che Judy Garland cantava in quel film: On the Atchison, Topeka and Santa Fe. Ed è il nome di una ferrovia.»
Bock mormorò: «Questo spiega perché Levant ha inviato un rapporto che gli uomini di Kazim potevano intercettare facilmente. Li ha indotti a credere che si sta avviando verso nord, verso l’Algeria».
«Ma in realtà va nella direzione opposta», disse Sandecker.
«Levant ha pensato, a ragione, che anche passando il confine tra Mali e Algeria non sarebbero al sicuro. Gli individui spietati come Kazim non si fanno scrupolo di violare il diritto internazionale. Inseguirà i nostri fino a che non sarà riuscito a sterminarli.»
«Però vorrei sapere cosa faranno, dopo aver raggiunto la ferrovia.»
«Forse ruberanno un treno», suggerì Bock.
«Potrebbe essere logico. Ma in pieno giorno?»
«Il messaggio di Pitt contiene un’altra frase.»
«Mi dica.»
«Ecco: ‘Informi inoltre l’ammiraglio che Gary, Ray e Bob stanno andando a casa di Brian per spassarsela’. Lei è in grado di interpretarla?»
Sandecker rifletté per un momento. «Se Pitt ha continuato a usare un codice legato al cinema, allora Gary è Gary Cooper. E credo che Ray sia Ray Milland.»
«Ricorda un film che hanno interpretato insieme?»
«Ma certo!» Sandecker sorrise soddisfatto. «È come se Dirk avesse acceso un’insegna al neon. Interpretarono con Robert Preston e Brian Donlevy un famoso film del 1939, Beau Geste.»
«L’ho visto quand’ero bambino», ricordò Bock. «Parlava di tre fratelli arruolati nella Legione Straniera.»
«L’allusione alla casa di Brian fa pensare a un forte.»
«Non può essere l’impianto di Fort Foureau per lo smaltimento dei rifiuti tossici. Sarebbe l’ultimo posto dove andrebbe Levant.»
«C’è un altro forte nella zona?»
Bock s’interruppe per consultare le carte. «Sì, un vecchio avamposto della Legione, diversi chilometri a ovest dell’impianto. È da quello, per l’esattezza, che ha preso il nome.»
«A quanto pare, è là che vogliono rintanarsi fino a quando sarà buio.»
«Io farei lo stesso, se fossi al posto del colonnello Levant.»
«Avranno bisogno d’aiuto», disse Sandecker.
«È per questo che l’ho chiamata», replicò Bock, assumendo un tono sbrigativo. «Deve convincere il presidente a mandare un gruppo delle Forze Speciali americane per portar via Levant e i prigionieri liberati dal territorio di Kazim.»
«Ne ha parlato con il segretario generale Hala Kamil? Le sue parole hanno per il presidente un peso assai più rilevante delle mie.»
«Purtroppo ha dovuto recarsi d’urgenza a Mosca per una conferenza. Lei è l’unico cui posso rivolgermi in questo momento.»
«Quanto tempo abbiamo?»
«Non ne abbiamo, in pratica. In quella parte del deserto farà giorno fra due ore.»
«Farò tutto ciò che mi sarà possibile», promise Sandecker. «Mi auguro che il presidente non sia andato ancora a dormire, altrimenti sarà impossibile convincere i suoi collaboratori a svegliarlo.»
49.
«Dev’essere impazzito, se pretende di vedere il presidente a quest’ora», disse rabbiosamente Earl Willover.
Sandecker squadrò il capo dello staff presidenziale, che portava un gessato scuro doppiopetto con la piega dei pantaloni appena tirata, e si chiese se lasciava mai l’ufficio e se dormiva in piedi. «Mi creda sulla parola, Earl, non sarei qui se non fosse una cosa urgente.»
«Non sveglierò il presidente a meno che non si tratti d’una crisi tale da mettere in pericolo la sicurezza della nazione.»
Fino a quel momento Sandecker si era dominato; ma cominciava a perdere l’autocontrollo. «Sta bene. Gli dica che c’è un contribuente, nonché elettore, fuori della grazia di Dio.»
«Lei è matto.»
«Sì, sono abbastanza matto per piombare nella camera del presidente e svegliarlo.»
Willover sembrava sul punto di esplodere. «Ci provi, e la farò arrestare dal servizio segreto.»
«Molti innocenti, inclusi donne e bambine, moriranno se il presidente non agirà in fretta.»
«Questo lo sento ripetere ogni giorno della settimana», sbuffò Willover.
«E scherza sulla pelle delle vittime, eh?»
Willover perse la pazienza. «Dovrà rispondere di tutto questo! Io posso distruggerla quando voglio, sa?»
Sandecker gli si avvicinò tanto da sentire l’odore di menta del suo alito. «Mi ascolti, Earl. Un giorno il mandato del presidente finirà e lei tornerà a far parte della massa. Allora verrò a suonare alla sua porta e le strapperò il fegato.»
«Scommetto che ne sarebbe capace», disse una voce.
Sandecker e Willover si voltarono e videro il presidente fermo sulla soglia in pigiama e vestaglia. Teneva in mano un piatto e stava addentando una tartina.
«Sono andato a frugare nel frigo della cucina per fare uno spuntino e ho sentito le vostre voci.» Fissò Sandecker. «Mi dica di cosa si tratta, ammiraglio.»
Willover si piazzò davanti a Sandecker. «La prego, signore. È una questione di scarsa importanza.»
«Perché non lascia giudicare a me, Earl? Dunque, ammiraglio, mi dica.»
«Innanzi tutto mi permetta una domanda, signor presidente: è stato informato sugli ultimi sviluppi dell’operazione Fort Foureau?»
Il presidente guardò Willover. «Mi è stato detto che due dei suoi, Pitt e Giordino, erano riusciti a rifugiarsi in Algeria e hanno fornito notizie vitali sulle attività disoneste di Yves Massarde.»
«Posso chiedere come ha reagito?»
«Stiamo per convocare un tribunale ambientalista formato dai rappresentanti dell’Europa e dell’Africa settentrionale che dovrà discutere un piano d’azione», rispose Willover.
«Allora non ha intenzione di… Mi pare che lei abbia detto, signor presidente… ‘intervenire direttamente e togliere di mezzo quell’impianto’?»
«Opinioni più moderate hanno avuto la meglio», disse il presidente indicando Willover.