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«Domani a quest’ora saremo fuori della portata del generale Kazim», gli assicurò Pitt.

«Kazim e Yves Massarde», sibilò Monteux. «Assassini e criminali della specie peggiore.»

«La ragione per cui Massarde ha mandato lei e la sua famiglia a Tebezza era impedirle di rivelare l’attività fraudolenta di Fort Foureau?» chiese Pitt.

«Sì, il gruppo degli scienziati e degli ingegneri che avevano progettato e costruito il complesso ha scoperto che Massarde intendeva far arrivare rifiuti tossici in quantità molto superiore a quella che l’impianto era in grado di smaltire.»

«Lei cosa faceva?»

«Ho progettato e diretto la costruzione del reattore termico per la distruzione dei rifiuti.»

«E funziona?»

Monteux annuì con orgoglio. «Certo. Funziona benissimo. È uno dei sistemi di smaltimento più grandi ed efficienti del mondo. La tecnologia dell’energia solare è perfetta nel suo campo.»

«Allora in che cosa erano sbagliati i calcoli di Massarde? Perché ha speso centinaia di milioni di dollari per un equipaggiamento modernissimo, se poi lo usa solo come facciata per seppellire in segreto rifiuti tossici e nucleari?»

«La Germania, la Russia, la Cina, gli Stati Uniti e mezzo mondo sono pieni di scorie nucleari, i residui radioattivi che rimangono dal combustibile dei reattori e del materiale fissile delle bombe nucleari. Anche se rappresenta meno dell’uno per cento del materiale nucleare avanzato, sono pur sempre milioni di litri di materiale che non si sa dove mettere. Massarde si è offerto di smaltirli tutti.»

«Ma certi governi hanno costruito depositi.»

«Troppo pochi e troppo tardi.» Monteux alzò le spalle. La nuova discarica francese di Soulaines è stata quasi riempita appena completata. Poi c’è quella di Hanford Reservation a Richland, nello Stato di Washington. I serbatoi progettati per contenere rifiuti liquidi fortemente radioattivi per mezzo secolo hanno incominciato a lasciarli filtrare dopo vent’anni. Circa cinque milioni di litri di rifiuti radioattivi sono finiti nel terreno e hanno contaminato le falde acquifere.»

«Un bell’inghippo», disse pensosamente Pitt. «Massarde conclude accordi sottobanco con i governi e le aziende che devono assolutamente sbarazzarsi dei rifiuti tossici. Dato che Fort Foureau è nel Sahara occidentale sembrava la discarica ideale, si è messo in società con Zateb Kazim per evitare proteste in patria e all’estero. E adesso si fa pagare tariffe esorbitanti, importa di nascosto i rifiuti nel territorio più inutile del mondo, e li seppellisce sotto un centro termico di smaltimento.»

«È una descrizione semplice ma piuttosto precisa. Ma lei come fa a saperlo?»

«Il mio amico e io siamo entrati nel magazzino sotterraneo e abbiamo visto i contenitori dei rifiuti nucleari.»

«Il dottor Hopper ci ha detto che eravate stati catturati nel complesso.»

«Secondo lei, signor Monteux, Massarde avrebbe potuto costruire un impianto utile e affidabile a Fort Foureau per eliminare tutti i rifiuti che vi arrivano?»

«Assolutamente no», rispose Monteux in tono deciso. «Se Massarde avesse scavato magazzini per i rifiuti a una profondità di due chilometri in formazioni rocciose stabili e immuni da attività sismica, sarebbe stato proclamato santo. Invece è un affarista avido e senza scrupoli che mira soltanto al guadagno. È come un drogato, maniaco del potere e del denaro che nasconde da qualche parte.»

«Sapevate che i rifiuti chimici filtrano nelle acque sotterranee?» chiese Pitt.

«Una sostanza chimica?»

«A quanto ho capito, il composto responsabile di migliaia di morti in questa parte del deserto è formato da un aminoacido sintetico e dal cobalto.»

«Non abbiamo più saputo nulla, dopo l’arrivo a Tebezza», disse Monteux, e rabbrividì. «Dio, è ancora più orribile di quanto avessi immaginato. Ma il peggio deve ancora venire. Massarde ha usato contenitori scadenti per i rifiuti nucleari e tossici. È solo questione di tempo prima che il magazzino e tutto il territorio circostante si intridano di morte liquida.»

«C’è un’altra cosa che non sa», aggiunse Pitt. «La sostanza filtra attraverso i fiumi sotterranei e raggiunge il Niger, quindi l’oceano, dove sta causando un’esplosione della marea rossa che distrugge la vita e l’ossigeno.»

Monteux si passò le mani sulla faccia, inorridito. «Che cosa abbiamo fatto? Se avessimo saputo che Massarde intendeva creare un complesso pericoloso, nessuno di noi l’avrebbe permesso.»

Pitt lo guardò. «Eppure dovevate aver capito le intenzioni di Massarde già all’inizio dei lavori.»

Monteux scosse la testa. «Quelli di noi che sono finiti a Tebezza erano consulenti e appaltatori. Ci occupavamo soltanto della progettazione e della costruzione dei collettori fotovoltaici del reattore termico. Non facevamo molta attenzione agli scavi: era un progetto distinto, gestito dalla Massarde Entreprises.»

«Quando avete incominciato a insospettirvi?»

«Non certo all’inizio. Se qualcuno interrogava per curiosità gli operai di Massarde, gli veniva risposto che gli scavi servivano a immagazzinare temporaneamente i rifiuti prima del loro smaltimento. Nessuno poteva avvicinarsi a quell’area, tranne le squadre incaricate delle costruzioni sotterranee. Solo quando il progetto stava per essere ultimato abbiamo incominciato a intuire la verità.»

«E che cosa ha tradito le intenzioni di Massarde?» chiese Pitt.

«Eravamo convinti che il magazzino sotterraneo fosse stato completato prima del collaudo del reattore termico. A quel punto i materiali tossici sono incominciati ad arrivare con la ferrovia che Massarde aveva costruito grazie alla manodopera fornita dal generale Kazim. Una sera un ingegnere che aveva montato i collettori solari è sceso di nascosto nel magazzino dopo aver rubato un distintivo. Ha scoperto che gli scavi non s’erano mai interrotti, e che i lavori continuavano, quando ha visto che la terra estratta veniva spedita segretamente nei container che portavano i rifiuti. E ha trovato intere caverne piene di contenitori di scorie nucleari.»

Pitt annuì. «Anche il mio amico e io ci siamo imbattuti negli stessi segreti. Non sapevamo di essere osservati attraverso i monitor del servizio di sicurezza.»

«L’ingegnere è tornato nei nostri alloggi e ha rivelato tutto prima che potessero impedirlo», spiegò Monteux. «Poco dopo, tutti noi consulenti e i nostri familiari siamo stati rastrellati e inviati a Tebezza per evitare che il segreto arrivasse in Francia.»

«E Massarde come ha giustificato la vostra sparizione improvvisa?»

«Ha inventato un disastro, un incendio che ci avrebbe uccisi tutti. Il governo francese voleva un’inchiesta approfondita, ma Kazim ha rifiutato di ammettere nel Mali gli ispettori stranieri e ha dichiarato che le indagini sarebbero state svolte dal suo governo. Naturalmente le indagini non ci sono state. Hanno raccontato che, dopo una mesta cerimonia, le nostre ceneri erano state sparse nel deserto.»

Gli occhi verdi di Pitt s’incupirono. «Massarde è un tipo meticoloso, ma ha commesso una serie di errori.»

«Quali?» chiese incuriosito Monteux.

«Ha lasciato in vita troppa gente.»

«Lo ha incontrato, quando è stato catturato?»

Pitt alzò la mano e si toccò una ferita sulla guancia. «Ha anche un gran brutto carattere.»

Monteux sorrise. «Si consideri fortunato perché quello è stato tutto ciò che le ha fatto. Quando ci hanno radunati per mandarci a lavorare come schiavi a Tebezza, una donna ha tentato di resistere e ha sputato in faccia a Massarde. Lui le ha sparato in mezzo agli occhi, in presenza del marito e della figlia di dieci anni.»

«Più sento parlare di quell’uomo», commentò freddamente Pitt, «e meno mi è simpatico.»

«I commando dicono che cercheremo di impadronirci di un treno, questa notte, e di fuggire in Mauritania.»