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Quando ricevette il messaggio, il pilota dell’elicottero salutò con la mano e puntò verso il campo di battaglia. Pitt e Giordino erano rimasti soli, decisi a scommettere il tutto per tutto sul bluff.

Giordino guardò Massarde e poi Pitt con una strana luce negli occhi. «Perché quel bavaglio?» chiese.

Pitt sorrise. «Se stessi arrostendo là fuori al sole, quanto offriresti a Brunone e ai suoi perché ti lasciassero fuggire?»

«Un paio di milioni di dollari o anche più», rispose Giordino, pieno di ammirazione per la sottigliezza dell’amico.

«Probabilmente di più.»

«Credi davvero che si deciderà a parlare?»

Pitt scosse la testa. «No. Massarde soffrirà le torture dei dannati e andrà all’inferno piuttosto che rivelare dove ha nascosto la sua ricchezza.»

«Ma se non te lo dirà lui, chi lo farà?»

«Il suo amico e confidente», disse Pitt e indicò Verenne.

«Maledizione, non lo so!» La voce di Verenne esplose in un grido disperato.

«Oh, credo che lo sappia. Forse non conosce la località esatta, ma credo che possa portarci molto vicino.»

L’espressione impaurita di Verenne bastava a indicare che conosceva il segreto. «Se potessi, direi tutto.»

«Al, mentre io approfitto del lussuoso alloggio di Massarde per ripulirmi, perché non accompagni il nostro amico in un ufficio vuoto e non lo convinci a disegnare una mappa del tesoro personale del suo capo?»

«Buona idea», disse con noncuranza Giordino. «È quasi una settimana che non trapano un dente.»

59.

Due ore più tardi, dopo una doccia e un sonnellino, Pitt si sentiva di nuovo umano. Il dolore delle ferite era quasi sopportabile. Era seduto alla scrivania di Massarde, avvolto in una vestaglia di seta troppo piccola che aveva trovato in un guardaroba contenente abiti in quantità tale da poter rifornire un negozio di abbigliamento maschile. Stava frugando nei cassetti e studiava i documenti del francese quando Giordino entrò spingendo davanti a sé un pallidissimo Verenne.

«Avete fatto una piacevole chiacchierata?» chiese Pitt.

«È un grande conversatore, quando si trova nella compagnia più adatta», ammise Giordino.

Verenne si guardò intorno con occhi stralunati che sembravano aver perduto ogni contatto con la realtà. Scuoteva la testa lentamente come per liberarsi dalla nebbia e sembrava sull’orlo d’un esaurimento nervoso.

Pitt lo scrutò, incuriosito. «Che cosa gli hai fatto?» chiese a Giordino. «Non ha neppure un graffio.»

«Come ho detto, abbiamo fatto una piacevole chiacchierata. Io ho passato il tempo a descrivergli in tutti i particolari come lo avrei fatto a pezzi, millimetro per millimetro.»

«Tutto qui?»

«Ha molta immaginazione. Non ho dovuto neppure mettergli una mano addosso.»

«Ha indicato l’isola del tesoro di Massarde?»

«Avevi indovinato: è francese, ma si trova circa cinquemila chilometri a nord-est di Tahiti e duemila a sud-ovest del Messico. È proprio in capo al mondo.»

«Non sapevo che ci fosse un’isola francese nel Pacifico al largo del Messico.»

«Nel 1979 la Francia ha assunto l’amministrazione diretta di un atollo che si chiama Clipperton Island, in ricordo del pirata inglese John Clipperton che la usò come covo nel 1705. Secondo Verenne, misura appena cinque chilometri quadrati e il suo punto più elevato è un promontorio alto ventun metri.»

«È abitata?»

Giordino scosse la testa. «No, a meno di contare qualche maiale selvatico. Verenne dice che l’unica reliquia dell’attività umana è un faro abbandonato, risalente al diciottesimo secolo.»

«Un faro.» Pitt ripeté lentamente la parola. «Solo un pirata furbo come Massarde poteva pensare di nascondere un tesoro presso un faro su un’isola disabitata in mezzo all’oceano.»

«Verenne sostiene di non conoscere il punto esatto.»

«Ogni volta che il signor Massarde ancorava lo yacht davanti all’isola», mormorò Verenne, «andava sempre a terra da solo, con la barca, e sempre di notte perché nessuno potesse spiare i suoi movimenti.»

Pitt guardò Giordino con aria interrogativa. «Pensi che dica la verità?»

«Lo giuro! Lo giuro!» implorò Verenne.

«Potrebbe essere un ballista nato», disse Giordino.

«Ho detto la verità!» La voce di Verenne sembrava l’implorazione d’un bambino. «Oh, Dio, non voglio essere torturato. Non sopporto il dolore.»

Giordino lo fissava come una volpe. «Oppure potrebbe essere un abile attore.»

Verenne sembrava straziato. «Cosa devo fare perché mi crediate?»

«Le crederemo quando ci dirà tutto sul suo principale. Deve fornirci documenti, nomi delle vittime, date della loro morte, tutti gli affari sporchi che ha concluso; insomma, smascherare l’intera organizzazione.»

«Mi farà uccidere!» gracchiò Verenne, terrorizzato.

«Non la toccherà.»

«Oh, sì. Può farlo. Non avete idea del suo potere.»

«Anzi, ne ho un’idea molto chiara.»

«E comunque, non le farà mai male quanto gliene farò io», disse minacciosamente Giordino.

Verenne si lasciò cadere su una sedia. Sudava. Fissò Giordino con occhi sbarrati che però si accesero di un barlume di speranza quando si voltò a guardare Pitt. Quei due uomini avevano spogliato il suo capo della dignità e dell’arroganza. Se c’era una possibilità di salvarsi… ora sapeva di dover scegliere.

«Farò quello che mi chiederete», gemette.

«Voglio sentirlo di nuovo», ordinò Pitt.

«Tutti i documenti e le informazioni sulla Massarde Entreprises. Ve li consegnerò per le indagini.»

«Inclusi i documenti segreti sulle attività illegali e fraudolente.»

«Fornirò tutti i dati che non sono scritti o computerizzati.»

Vi fu un breve silenzio. Pitt guardava dalla finestra. Anche da quella distanza, vedeva che la pelle bianca di Massarde s’era colorata d’un rosso carico. Si alzò dalla scrivania e posò una mano sulla spalla di Giordino.

«Al, lo affido a te. Strappagli tutte le prove che puoi.»

Giordino passò un braccio intorno alle spalle di Verenne, e quello rabbrividì. «Faremo una lunga chiacchierata amichevole, noi due.»

«Voglio i nomi delle persone che Massarde ha perseguitato o ucciso. Li voglio per primi.»

«C’è una ragione particolare?» chiese incuriosito Giordino.

«Quando verrà il momento di fare un viaggio a Clipperton Island e se le ricerche avranno buon esito, vorrei creare un’organizzazione che userà le ricchezze accumulate da Massarde per risarcire coloro che ha fatto soffrire e i familiari di quelli che ha ucciso.»

«Il signor Massarde non lo permetterà mai», mormorò Verenne.

«A proposito della nostra carogna preferita», disse Pitt, «credo che sia rimasta in forno abbastanza a lungo.»

La parte anteriore del corpo di Massarde sembrava un crostaceo lessato in pentola. Soffriva atrocemente; la pelle era piena di vesciche e prima del mattino seguente avrebbe incominciato a staccarsi. Stava in piedi senza bisogno di aiuto fra Brunone e due guardie, immobile, con le labbra aggricciate come quelle di un cane ringhiante e la faccia rossa contratta dalla rabbia e dall’odio.

«Non potete farmi questo e continuare a vivere», sibilò. «Anche se mi ucciderete, ho predisposto i mezzi per farla pagare ai responsabili.»

«Una squadra di killer», disse Pitt in tono asciutto. «Molto previdente. Dopo essere rimasto a cuocere al sole, sarà stanco e assetato. Sieda. Al, porta al signor Massarde una bottiglia della sua acqua minerale francese.»

Massarde sedette su una poltrona di pelle morbida. Il suo volto aveva un’espressione sofferente. Quando finalmente si mise comodo, trasse un respiro profondo. «Siete pazzi se pensate di restare impuniti. Kazim ha ufficiali ambiziosi che prenderanno il suo posto, uomini feroci e astuti come lui, e che manderanno un esercito a seppellirvi nel deserto prima di domattina.»