Выбрать главу

«Ci vorrà molto tempo prima che l’inquinamento scenda a un livello non pericoloso?»

«Secondo me e il dottor Chapman, passeranno sei mesi prima che la maggior parte del residuo finisca di affluire nell’oceano.»

«Bloccare le sostanze inquinanti è stato un primo passo fondamentale», disse Chapman. «Ci ha dato il tempo di lanciare dall’alto una pioggia di particelle di rame sulla superficie delle maree. Credo di poter affermare che abbiamo evitato un disastro ecologico dalle conseguenze spaventose.»

«Ma la battaglia non è finita», intervenne Sandecker. «Gli Stati Uniti producono appena il cinquantotto per cento dell’ossigeno che consumano, ossigeno liberato soprattutto dal plancton del Pacifico. Fra altri vent’anni, con l’aumento del traffico aereo e automobilistico e la continua devastazione delle foreste e delle paludi del mondo, cominceremo a consumare ossigeno più in fretta di quanto possa fornirlo la natura.»

«E siamo ancora alle prese con il problema attuale dell’avvelenamento chimico degli oceani», rincarò Chapman. «Abbiamo preso uno spavento terribile, ma la mancata tragedia delle maree rosse ha dimostrato che l’umanità e tutte le forme di vita sono molto vicine all’ultima boccata d’ossigeno.»

«Forse d’ora in poi», concluse Pitt, «non daremo più per scontata la nostra riserva d’aria.»

«Sono passate due settimane da quando avete preso la direzione di Fort Foureau», disse Sandecker. «Com’è la situazione?»

«Ottima», rispose Giordino. «Dopo avere interrotto l’arrivo di altri carichi di rifiuti, abbiamo tenuto in funzione giorno e notte il reattore solare. Fra trentasei ore dovrebbero risultare completamente distrutte le sostanze inquinanti industriali che Massarde aveva nascosto nei sotterranei.»

«E il magazzino delle scorie nucleari?» chiese Chapman.

«Quando si sono ripresi dalle conseguenze del soggiorno a Tebezza», spiegò Pitt, «ho invitato gli ingegneri francesi che avevano diretto la costruzione del complesso a ritornare qui. Hanno accettato, e hanno organizzato squadre di operai maliani per continuare a scavare il deposito fino a un chilometro e mezzo.»

«A quella profondità le scorie radioattive saranno abbastanza lontane dagli organismi terrestri? Il plutonio 239, per esempio, ha un periodo di dimezzamento di ventiquattromila anni.»

Pitt sorrise. «Senza saperlo, Massarde aveva scelto il posto più adatto per seppellire le scorie a grandi profondità. Questa parte del Sahara è molto stabile da un punto di vista geologico. Gli strati rocciosi sono rimasti indisturbati per milioni di anni. Non siamo vicini alla costa, e siamo molto al di sotto delle falde acquifere. Nessuno dovrà più temere che le scorie minaccino le forme di vita.»

«Come avete intenzione di isolare le scorie, dopo averle immagazzinate sotto terra?»

«I criteri di sicurezza ideati dagli esperti francesi sono rigorosi. Prima di seppellirle a grandi profondità, le scorie saranno racchiuse nel cemento, quindi in cilindri di acciaio inossidabile, circondati a loro volta da uno strato di asfalto e di ghisa. Infine, intorno al contenitore sarà colato altro cemento, prima che venga inserito nella roccia.»

Chapman sfoggiò un gran sorriso. «Complimenti, Dirk. Avete organizzato un deposito per scorie davvero eccellente.»

«Un’altra notizia interessante», disse Sandecker. «Il nostro governo e quello della Mongolia hanno chiuso gli impianti di smaltimento di Massarde nel deserto di Mojave e in quello del Gobi, dopo che le ispezioni a sorpresa degli esperti hanno rivelato che non erano affatto sicuri.»

«È stata chiusa anche l’installazione nell’entroterra australiano», soggiunse Chapman.

Pitt si assestò sulla sedia e sospirò. «Mi fa piacere che Massarde sia fuori del giro dello smaltimento dei rifiuti.»

«A proposito dello Scorpione», chiese Giordino. «Come sta?»

«L’hanno sepolto ieri a Tripoli», rispose Sandecker. «Gli agenti delle CIA hanno riferito che poco prima di morire è impazzito e ha tentato di divorare un medico.»

«Ha avuto la fine che meritava», borbottò Giordino.

«A proposito», disse Sandecker. «Il presidente vi ringrazia. Dice che firmerà una speciale citazione al merito per quanto avete fatto.»

Pitt e Giordino si guardarono in faccia e scrollarono le spalle per minimizzare.

Sandecker preferì ignorare quell’atteggiamento di modestia. «Forse vi interesserà sapere che per la prima volta in due decenni il nostro Dipartimento di Stato collabora strettamente con il nuovo parlamento maliano. Il miglioramento delle relazioni è dovuto in gran parte al fatto che avete destinato i profitti del complesso al governo per favorirne i programmi sociali.»

«Mi sembra giusto, dato che non potevamo approfittarne noi», dichiarò Pitt.

«C’è il rischio d’un colpo di Stato dell’Esercito?» chiese Gunn.

«Senza Kazim, i suoi ufficiali sono crollati. Si sono buttati in ginocchio e hanno giurato devozione imperitura ai capi del nuovo governo.»

«È quasi un mese che non vi vediamo di persona», disse Sandecker con un sorriso. «Il vostro compito nel Sahara è finito. Quando tornerete a Washington?»

«Persino il chiasso e il caos della capitale sarebbero piacevoli, dopo questi posti», fu d’accordo Giordino.

«Una settimana di vacanza andrebbe bene», rispose Pitt. «Devo spedire qualcosa in patria e sbrigare certe faccende personali. E poi c’è un piccolo progetto storico di cui vorrei occuparmi qui nel deserto.»

«La Texas

«Come fa a saperlo?»

«Me l’ha confidato St. Julien Perlmutter.»

«Le sarei grato se mi facesse un favore, ammiraglio.»

Sandecker scrollò le spalle con aria condiscendente. «Credo di doverle un po’ di tempo libero.»

«Mandi Julien nel Mali al più presto possibile.»

«Ma Julien pesa circa centottanta chili», ribatté Sandecker. «Non potrà mai caricarlo su un dromedario.»

«O convincerlo a camminare sulla sabbia rovente sotto il sole a picco», rincarò Gunn.

«Ho ragione di credere», disse Pitt con un’espressione divertita, «che per indurre Julien a percorrere venti passi nel deserto mi basterà una bottiglia di Chardonnay ben ghiacciato.»

«Prima che lo dimentichi», intervenne Sandecker, «gli australiani sono stati felicissimi della scoperta del corpo di Kitty Mannock e del suo aereo. Secondo i giornali di Sidney, voi siete diventati due eroi nazionali.»

«Hanno qualche piano preciso?»

«Un ricco allevatore della città natale di Kitty Mannock si è impegnato a finanziare l’operazione. Farà restaurare l’aereo e lo collocherà in un museo di Melbourne. La squadra addetta al recupero dovrebbe arrivare domani nel posto che avete indicato.»

«E Kitty?»

«Ci sarà una solenne festa nazionale quando la salma tornerà in patria. L’ambasciatore australiano mi ha detto che da ogni parte del Paese giungono offerte per costruire un grande monumento sulla sua tomba.»

«Anche il nostro Paese dovrebbe contribuire. Soprattutto il sud.»

Sandecker s’incuriosì. «Che legame abbiamo con Kitty Mannock?»

«Ci condurrà alla Texas», rispose sbrigativamente Pitt.

Sandecker scambiò rapide occhiate con gli altri seduti intorno al tavolo, poi si rivolse di nuovo al monitor e chiese: «Ci interesserebbe molto sapere in che modo una donna morta da sessantacinque anni può fare una cosa simile».

«Ho trovato il diario di volo di Kitty», rispose Pitt. «Prima di morire descrisse la scoperta di una nave, una nave di ferro, sepolta fra le dune.»

61.

«Buon Dio!» mormorò Perlmutter mentre guardava dall’elicottero il sole che sorgeva sul deserto. «E voi l’avete attraversato a piedi?»

«Per la precisione, questo tratto l’abbiamo percorso con il nostro veicolo a vela», rispose Pitt. «Adesso stiamo facendo la stessa strada all’incontrano.»