Il battelliere si verso altro whisky e prese posto su una sedia di legno grigio non dipinto. Si grattò i peli del petto che sporgevano come cespugli dalla canottiera. Fissò Carr corrugando la fronte.
— Come avete fatto ad accorgervene? — Si sporse dalla sedia, i gomiti sulle ginocchia. — La maggior parte della gente non lo fa, sapete. Non possono.
Fece una pausa come per lasciare che le sue parole andassero a segno. Poi: — A me è successo tutto d’un tratto — continuò. — Mi chiamo Jules. Il vecchio Jules. Un tempo facevo il marinaio, ma mi piace pensare. Andavo in una di quelle grosse biblioteche e mi facevo dare ogni genere di libri. Filosofia, metafisica — sillabò queste parole con attenzione — scienza, perfino un po’ di religione. Me li leggevo e cercavo di capire il mondo. Di che si trattava, comunque. Perché mi trovavo qui. A cosa serviva tutta questa storia di nascere, lavorare e morire. A cosa serviva. Perché mai doveva continuare e continuare.
“E perché tutto doveva essere così maledettamente complicato? Perché tutti questi edifici e tutte queste demolizioni? Perché dovevano esserci le città con le strade affollate e gli autobus e i tram e i tassi e quelle scatole di traliccio aperte che si arrampicano su per il cielo per venir riempite poi di pietre e legno? Avevo un solo amico ed è rimasto ucciso cadendo da uno di quegli aquiloni d’acciaio. Non ci dovrebbe essere un modo più semplice per farlo? Perché le cose hanno dovuto essere tanto pasticciate che un uomo come me non è mai riuscito ad avere un solo pensiero chiaro e decente?”
Carr ascoltava con aria sognante. Il whisky stava facendo effetto. Adesso la testa non gli faceva più tanto male.
— Ancora di più: perché mai la gente non faceva veramente parte del mondo? — continuò l’altro, trangugiando un sorso di whisky dal suo bicchiere. — Perché non mostrano una reazione più genuina? Sì, ecco cos’era: la reazione. Per esempio, quando dormivate con una donna, perché era qualcosa che voi avevate e lei no? Perché quando andavate a un incontro di pugilato, i pugili erano soltanto una massa di carne e basta, e la folla un branco di fantocci urlanti? Perché mai una guerra non era nient’altro se non marce, azioni insensate e guai? Perché tutti dovevano passare la vita così, morti, facendo tutto in maniera così metodica e compassata come se fosse il pic nic scolastico della domenica o una parata di orfani a un funerale?
Si grattò la testa e tirò la sedia un po’ più vicina.
— E poi, tutt’a un tratto, mentre stavo leggendo alcuni libri scientifici, la risposta mi balenò nella mente. Era là, stampata in chiaro perché tutti potessero vederla… soltanto che nessuno poteva farlo. Era soltanto questo: Nessuno era veramente vivo. Dietro alla fronte degli altri non c’era nessun vero pensiero… soltanto nervi… soltanto rotelline. Non c’era bisogno dei pensieri, o delle menti, o dell’amore, o della paura per spiegare le cose. Tutto l’universo e gli uomini e la terra e i vermi e gli atomi, tutto lo spettacolo di tiro a segno… era soltanto una grande macchina.
Terminò il suo whisky. Carr girò un po’ la testa così da poter vedere con maggior chiarezza il battelliere. Gli stava facendo un effetto quasi calmante sentirlo parlare in maniera così calma degli orrori degli ultimi due giorni.
— Così era là tutto bello e predisposto per me — continuò il battelliere. — Era per questo che la gente non aveva mai una reazione schietta. Erano soltanto macchine. I pugili erano soltanto macchine fatte per combattere. La gente che li guardava erano soltanto macchine per pestare i piedi, urlare e imprecare. Una donna era soltanto una macchina per fare all’amore con tutto ben regolato per farvi passare un momento piacevole… ma la stella più lontana era più vicina a voi della bocca che baciavate.
“Capite quello che voglio dire? La gente… soltanto macchine, predisposte per fare un certo lavoro e poi morire. Se continuavate a essere la macchina che avreste dovuto essere, allora tutto bene. Allora le vostre azioni concordavano con quelle degli altri. Ma se non lo facevate, se cominciavate a fare qualcos’altro, gli altri non reagivano. Continuavano a fare quello che era stato stabilito per loro. Non aveva importanza quello che voi facevate, loro continuavano a fare i movimenti che erano stati progettati per loro. Potevano essere stati regolati per fare all’amore, e voi invece potevate decidere di combattere. Allora, loro avrebbero continuato a fare all’amore mentre voi combattevate. Oppure poteva succedere l’opposto. Qualcuno poteva parlare di Edison mentre voi volevate discutere di Ingersoll. Ma lui avrebbe continuato a parlare di Edison e voi vi sareste trovato tutto solo!”
Si girò sulla sedia e si versò un altro whisky.
— Tutto solo. Salvo per pochi altri, non più di uno su centomila credo, che si svegliano e capiscono le cose. Ma impazziscono e finiscono per ammazzarsi, o altrimenti diventano individui spregevoli. Sì, per la maggior parte diventano spregevoli. Ottengono i loro meschini piaceri facendo i prepotenti con le creature intorno a loro che non possono reagire. Li troverete dappertutto nel mondo: piccole bande di tre o quattro, o una mezza dozzina, che si sono svegliati soltanto per avere i loro meschini piaceri. Forse si tratta d’un paio di poliziotti a San Francisco, di un insegnante a Kansas City, di alcuni impresari di pompe funebri a Londra, i quali hanno scoperto che tutta la gente che se ne va in giro è bell’e morta e non c’è bisogno di trattarla più decentemente di così. Forse si tratta d’un paio di guardie di quei campi di concentramento che avevano in Europa, che vedono come sono brutte le cose e si danno da fare per peggiorarle ancora un po’. Soltanto di un po’. Non spregevole poco. Non osano distruggere veramente le cose alla grande poiché sanno che la macchina li accudisce e li nutre, e hanno sempre paura di farsi notare da altre bande come la loro e di venir spazzati via. È la paura che li spinge, sempre la paura. Non hanno il fegato di sfasciare sul serio tutta la baracca, ma traggono un intenso piacere a scribacchiarci sopra le loro sporche faccende, immischiandosi e pasticciando. Ho visto alcuni dei loro divertimenti, come loro li chiamano, talvolta di nascosto, talvolta all’aperto, per la strada. Tutto marcio e schifoso.
“Avete mai visto un commesso che veste un manichino in una vetrina, che ci armeggia intorno? Ebbene, supponete che lo schiaffeggi. Supponete che un ragazzino pianti un po’ di spilli in un gatto di pezza o butti una manciata di pepe negli occhi di una bambola. Proprio così, marcio e schifoso. Nessun decente uomo vivo vorrebbe aver a che fare con cose del genere. O tornerebbe al suo posto nella macchina recitando fino in fondo la parte assegnatagli, oppure si nasconderebbe come ho fatto io, vivendo quanto più tranquillamente possibile, senza smuovere le acque.”
Fissò Carr da sotto le sopracciglia ispide. — Cosa avete intenzione di fare? Siete giovane. Perché non tornate al vostro posto nella macchina e non ve la sudate fino in fondo a quel modo?
Carr tentò di sollevarsi un po’ a sedere. La cabina parve oscillare e si offuscò. — Non posso — si sentì bisbigliare — perché quelli che m’inseguono conoscono il posto in cui vivo e dove lavoro. È c’è una ragazza. Conoscono anche il suo rifugio… se non l’hanno già trovata.
Il battelliere si sporse in avanti, con i gomiti sulle ginocchia. — Chi sono? — domandò. — Quale banda? Che aspetto hanno?