Guido entra tra i suoi pensieri. "Ok, scusami, lo avevo detto ma non sono stato capace. È da quel giorno che siamo stati a Saturnia che sogno di baciarti di nuovo e di poter passare un altro po'"di tempo con te, e di averti… cioè di averti vicino, di poterti abbracciare, di sentirti mia."
Niki è come sconvolta dalla grandezza e dal peso di quelle parole. Ma qualcosa ha capito e preferisce non fare casini. "Ho bisogno di un po'"di tempo… E di tranquillità. Forse ho sbagliato a venire da te…"
"No, ti prego, non dire così." Guido si alza e l'abbraccia e lo fa in modo tenero, sincero, sereno, senza doppi fini. "Non voglio litigare, non voglio che ti allontani, hai ragione tu. Sono io che sono troppo ragazzino quando faccio così." Poi si stacca da lei e la guarda negli occhi. "Promesso che cercherò di resistere…"
Niki lo guarda e alza il sopracciglio. "Sicuro? Sai, c'è una frase molto bella di Oscar Wilde che mai fu più sincera: "So resistere a tutto tranne che alle tentazioni"."
Guido sorride. "Sì, era proprio un grande. Ma ne conosco un'altra ugualmente bella di Mario Soldati: "Siamo forti contro le tentazioni forti, deboli contro le deboli". Dai, basta studiare." La prende per mano. "Andiamo a divertirci." E la trascina fuori di casa correndo.
Centotrentasette
Alex ha voluto stare un po'"da solo. È tornato a casa sua. Si è appena versato da bere. Un bicchiere di Saint Emilion Grand Cru del 2002, anche se non c'è niente da festeggiare. Il suo successo personale sul lavoro non è certo un vero motivo di felicità. Sorseggia un po'"di vino mangiando un pezzo di Camembert con un Tue. È anche vero che quando hai qualcosa, automaticamente la ritieni scontata. E d'improvviso ha come una visione. La vita è una grande rete da pesca fatta di tante trame, e tu, semplice pescatore, hai solo due mani e allora non fai in tempo a prendere una parte che ti cade l'altra, tiri su quella e te ne sfugge un'altra ancora. La vita è così complessa e articolata che le tue mani non ce la fanno a tenere tutto, ogni tanto perderai qualcosa e troverai dell'altro. Dovrai scegliere, decidere, rinunciare. E io? Sono forse felice? Cosa avrei potuto fare per non perderla… Ma su quest'ultimo pensiero improvvisamente si blocca. Un suono. Il citofono. Il suo citofono. È lei, Niki. Ci ha ripensato. Mi vuole chiedere scusa, perdono, o semplicemente stare qui con me. E io non dirò nulla. Non le chiederò cosa è successo, perché se ne è andata, se qualcun altro è entrato nella sua vita, nella nostra vita… "Sì, pronto, chi è?"
Una voce. E non è la sua.
"Dottor Belli?"
"Sì."
"Un pacco per lei."
"Ultimo piano."
Un pacco. Qualcuno mi ha pensato. Mi ha regalato qualcosa. Un pensiero per me. Cosa può essere e, soprattutto, chi potrebbe essere, forse lei? E perché mai un pacco? Quale miglior regalo sarebbe stato invece aver direttamente lei qui stasera… Alex apre la porta, aspetta che arrivi l'ascensore e quando le porte si aprono, una sorpresa incredibile. Non se lo sarebbe mai aspettato. Ha un pacco in mano ed è elegantissima. E più bella del solito. "Raffaella…" Sorride. "Arrivo in un momento sbagliato?" Si ferma a
pochi passi da lui. "Non vorrei essere un problema… Magari non sei solo."
No. Purtroppo no, pensa Alex, avrei tanto voluto che ci fosse stato il "problema" Niki. Ma non c'è. Non c'è pericolo… "No no… Sono solo. Non ti avevo riconosciuto al citofono!"
"E certo, l'ho fatto apposta, ho camuffato un po'"la voce." Rientra nel personaggio e cambia tono. "Dottor Belli, c'è un pacco per lei…" Poi si mette a ridere. "Ci sei cascato, eh…"
"Già." E rimangono così sul pianerottolo. E alla fine quel tempo che passa diventa quasi scortese. Alex se ne accorge ed è costretto in qualche modo a rimediare. "Che sciocco che sono, anzi che maleducato, vieni, ti va di entrare?"
"Certo…"
Entrano dentro casa, Alex chiude la porta. "Vuoi qualcosa da bere? Stavo bevendo del vino… O vuoi qualcos'altro? Che ne so, un bitter, una grappa, un succo di frutta, una Coca Cola…" E senza volerlo gli ritorna in mente quella stessa frase, la prima volta che l'aveva detta a Niki, quando l'aveva fatta salire a casa sua. Basta. Alex si obbliga ad allontanarsi da quel pensiero. Ho detto basta.
"Allora? Cosa ti posso dare?" E si accorge di dirlo con un po'"di nervosismo. Alex, lei non c'entra nulla, anzi è stata gentile.
"Per me va benissimo quello che stai bevendo tu, grazie…"
Alex fa un sospiro, è un po'"più sollevato. "Vuoi anche un pezzo di formaggio? Un cracker… Qualcos'altro… Che ne so…"
"No no, va benissimo un bicchiere di vino."
E si ritrovano in salotto, seduti a sorseggiare del vino con quel pacco sul tavolo basso proprio di fronte a loro. Raffaella ha una bellissima gonna di seta a fantasia piena di farfalle, fiori, onde. Gioca tra il vinaccia e il rosa e il fucsia con un leggerissimo celeste che sembra legare morbidamente quelle immagini, come se fosse un pastello usato da un delicato pittore per farne il fondo. Sopra ha un golf sbracciato azzurro, con i bordini vinaccia e alcuni bottoni sempre sulla stessa tonalità di colore. Accavalla le gambe. Ha un bellissimo personale. E anche uno splendido sorriso. E ora lo sta usando. È bella. È veramente bella. Divertita tra i suoi capelli ricci castani, che la avvolgono in quell'immagine leggera, come un profumo raffinato ma non invadente. I suoi occhi si nascondono dietro il bordo di un bicchiere.
"Allora, Alex…"
"Cosa?" Dice lui imbarazzato, come se già sapesse di cosa parleranno, dove andrà a finire quella conversazione. Ma non è così. Raffaella sorride.
"L'ho portato per te… Mi farebbe piacere che tu lo aprissi…"
"Ah sì, certo." Alex si scrolla di dosso quel momento, prende il pacco e comincia a scartarlo. Raffaella lo segue sorseggiando il vino. Sorride- sapendo cosa c'è là dentro. Poi Alex lo solleva con tutte e due le mani davanti al viso.
"Ma… È bellissimo." Leva quell'ultimo pezzo di carta che ancora lo nascondeva.
"Sul serio?"
"Come hai fatto?" E guarda ammirato quel piccolo plastico. È il modellino della sua campagna, foto trasparenti di animali, che si attaccano, si azzannano, in primo piano, e poi il modellino della macchina e la scritta della campagna. "Istinto. Amore… Motore."
Alex se lo rigira tra le mani, sinceramente sorpreso. Raffaella beve l'ultimo sorso di vino. "Oh… È facile. Ho messo le foto stampate su carta trasparente con il computer." Poi si siede vicino a lui. "E poi non hai visto qui in fondo." Dietro l'ultima foto della pantera c'è la stanza di Alex, con lui assorto che pensa davanti a dei fogli, con la mano che gli regge il mento. Alex è sbalordito.
"Davvero, come hai fatto?"
Raffaella gli sorride. "Lasciavi sempre la porta aperta in quei giorni… Sai che amo la fotografia. Ne ho scattate diverse mentre pensavi…"
Alex immagina quelle foto. Avrà rapito in questi scatti momenti d'amore, di dubbio e di dolore, di vana ricerca. Chissà in quante foto che mi ha fatto i miei pensieri andavano a Niki.
"E questa l'hai vista?" Raffaella lo richiama alla realtà e indica un punto dall'altra parte del modellino.
"Ma… Sei tu." C'è una sua immagine proprio mentre sta facendo delle foto nella sua direzione, lei dietro una colonna che prende la mira con la sua macchina fotografica.