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"Chi te l'ha fatta?"

"Oh, non mi ricordo…" risponde Raffaella imbarazzata.

E certo, a lei tutti vorrebbero fare una foto e anche qualcos'altro… pensa Alex, che si ritrova così a fissare quel modellino con un'aria diversa.

"Se vuoi la mia la puoi togliere Alex, non l'ho incollata apposta… Se vuoi ci sono, sennò… no." E lo guarda fisso. Ed è vicino a lei sul divano, molto vicino, troppo vicino. E sente il suo profumo, leggero, elegante, secco, non invadente, non troppo presente. Proprio come lei. Se vuoi ci sono, sennò… no. Alex la guarda e le fa un sorriso.

"Perché dovrei toglierti? È bellissimo questo tuo pensiero. Mi piace. Mi ricorderà il lavoro che abbiamo fatto insieme."

E anche tutto questo periodo però, pensa Alex, sarà doloroso questo regalo.

"E spero che sia anche un pensiero per tutto quello che faremo…."

Raffaella si avvicina a lui. Dolorosamente vicina. Alex la guarda.

"Già… Per tutto quello che faremo…"

E rimangono così, in silenzio, su quel divano. Alex fissa quel modellino, le foto, gli animali, le pellicole trasparenti, quella scritta. Il nome della macchina. Istinto. Il suo slogan: amore motore. E rimane così, in quel silenzio che sembra infinito, con una nuova idea, un nuovo slogan per chissà quale terribile campagna. Silenzio, Amore, Dolore. Raffaella lo richiama al presente con la sua voce allegra. "Ehi… Le mie sorprese in realtà non erano finite qui… Ti va di venire con me?"

Centotrentotto

La moto corre veloce. Tra il traffico lento della sera, svicola facile, agile, snella, silenziosa lungo il Tevere. Niki è dietro Guido, che sentendosi stringere rallenta un po'.

"Hai paura?" Le sorride nello specchietto.

Niki allenta la presa. "No…"

Guido allora sceglie un'andatura meno forte. "Ok, ora vado comunque così."

E procede piano dando un filo di gas con la destra, mentre la sinistra, libera, scivola sulla gamba di Niki, cercando la sua mano. Alla fine la trova e la stringe. Niki lo guarda riflesso nello specchietto. Che strano stare dietro a lui con la mia mano nella sua… È una sensazione insolita. Non la tolgo, non so perché ma non la tolgo, eppure non è che sono del tutto felice di sentirmi così… Boh, non so, come oppressa, ecco, sì, oppressa. Cioè… ho bisogno della mia libertà più totale e completa, senza nessun limite, di nessun tipo.

Gli porta la mano in avanti. "Mettila sul manubrio…"

"Ma guarda che io guido bene anche con una…"

"Lo so, ma mettila sul manubrio, mi sento più sicura."

Guido sbuffa ma decide comunque di non contraddirla, di fare tutto quello che lei desidera, di farla sentire serena. Ci vuole tempo, lo sa. L'unica cosa che non sa è quanto. E se mai basterà. Allora accelera un po'. Niki si tiene alle maniglie laterali sotto di lei e corrono ancora, di nuovo, stavolta fino a piazza Cavour, poi Guido gira a sinistra e si ferma all'angolo.

"Ecco, siamo arrivati. Qui fanno degli aperitivi straordinari… Ti va?"

"Moltissimo!"

"Bene, anch'io ho una certa fame…." Tira giù il cavalletto e la aiuta a scendere.

Poco dopo sono dentro il locale. C'è una radio accesa. Trasmette qualche vecchia canzone e altre più recenti. Niki la riconosce. Ram Power. Una la vivi una la ricordi, la ascolta sempre Alex. Ma non ci fa caso più di tanto.

"Tu che prendi?" Guido le indica alcune cose da mangiare al di là del vetro. "Quei rustici sono favolosi, anche le pizzette, e poi sono molto secchi, con olio leggero…" Proprio in quel momento dalle casse in alto parte un nuovo pezzo. "Prendila così… Non possiamo farne un dramma, conoscevi già hai detto i problemi miei di donna." Niki rimane ad ascoltare quella canzone. Quanto è vera. Non c'è niente di peggio di una canzone vera.

"Io prendo quelle pizzette e poi un rustico… Ma senza le acciughe."

"Ok!" Guido si rivolge al cameriere. "Ci possiamo mettere fuori?"

"Sì, certo, vengo subito."

E così escono e si siedono a un tavolino mentre la canzone continua. "Non ti preoccupare, tanto avrò da lavorare…" E Niki fugge lontano con il pensiero. E immagina, ricorda, pensa. Chissà cosa starà facendo adesso, magari starà sul serio lavorando.

"A che pensi?"

Niki quasi arrossisce, colta di sorpresa. "Io? A niente… Non ero mai venuta qui."

"Vedrai, ti piacerà."

Guido le sorride, dandole una carezza sulla mano. Ancora, pensa Niki. Voglio essere libera. E poi un altro pensiero. E non mi piace mentire. Voglio poter pensare a quello che mi va.

Centotrentanove

"Ma è bellissima questa 500, poi di questo blu mi piace moltissimo…"

Raffaella lo guarda sorridendo. "Sul serio? Ne avevo vista anche una giallina, ma ero così indecisa…"

Alex fa una carezza sul cruscotto. "A me questo colore piace molto, e poi è in tinta con te…"

"Ma dai… Sai che il blu è un sinonimo di tristezza."

"Ma sei sicura? Mi sembri così allegra… Con il giallo comunque non ti avrei saputo immaginare…"

Raffaella è felice della sua risposta. "Sì, è vero. Stasera poi sono proprio allegra…" E sotto sotto pensa: e vorrei tanto che lo fossi anche tu. Poi lo guarda. "Metto un po'"di musica, ti va?"

"Certo, come no…" Accende la radio, spinge il tasto 3 e dallo stereo della macchina continua la canzone di Ram Power. "No che non vorrei, dopo corro e faccio presto…" Raffaella sorride "Ho memorizzato le stesse frequenze che hai tu nella radio dell'ufficio."

Alex rimane sorpreso.

Poi Raffaella lo guarda leggermente preoccupata. "Non ti dispiace, vero?"

"No no, figurati."

Si è accorta che Alex si è intristito. Forse perché sta ascoltando quelle parole. "Meno bella certo non sarai…" Ho fatto conoscere io questa canzone a Niki. Non conosceva Battisti. L'aveva sempre ascoltato distrattamente. Chissà dov'è ora. E la canzone continua. "E siccome è facile incontrarsi anche in una grande città…" E proprio in quel momento la 500 nuova blu metallizzata passa su ponte Cavour, gira poco più in là, proprio davanti a Ruschena, e scorre via sul Lungotevere. "Cerca di evitare tutti i posti che frequento e che conosci anche tu…"

"Hai sentito quanto sono buoni questi rustici di Ruschena?" "Sì. Buonissimi."

Niki ne mangia un altro e poi beve un sorso di Coca Cola. Ha abbandonato quel pensiero di prima e non sa che Alex è passato ad appena qualche metro da loro. "E tu sai che io potrei purtroppo non esser più solo…"

Alex sorride a Raffaella. Non ci voglio pensare. Non adesso. "Nasce l'esigenza di sfuggirsi… Per non ferirsi di più…" Roma è grande, non possiamo incontrarci. Alex non sa quanto in realtà ci sono andati vicini.

"Dove andiamo?"

Raffaella scuote la testa. "Te l'ho detto… È una sorpresa." E accelera superando una macchina da sinistra e procedendo spedita verso la sua meta.

Guido prende lo scontrino e lascia dei soldi sul tavolo. "Era tutto di tuo gradimento?" Niki gli sorride. "Sì. Era perfetto."

"Ti va di andare da un'altra parte?"

"Dove?"

"In un locale di amici miei."

"Ma non facciamo molto tardi, vero?"

"Promesso…"

Niki lo guarda perplessa.

Guido allarga le braccia. "Ma scusa, ormai ti sei accorta che mantengo le mie promesse."

Niki scuote la testa. "Un po'"sì e un po'"no. A volte te le rimangi."

"Non è vero."

"Dovevamo studiare…"

"È vero."

"Allora giura che non facciamo tardi, così devi mantenere per forza."

"Ok, mi hai fregato." Incrocia gli indici davanti alla bocca e li bacia. "Giuro!" Niki si mette il casco e sale dietro di lui. "Ma io non ho capito una cosa, come mai fai questo gesto così antico come giuramento?"

Guido ride. "Perché questo non vale!"

"Che stronzo… Allora dammi la tua parola che non facciamo tardi! Sennò scendo in corsa!"