Niki accende il suo SH50. Infila il casco e si sistema. Parte a razzo come sempre, scansando per miracolo una bicicletta che sta passando di lì. Crescendo è più difficile. Nuovi impegni, altre conoscenze, ritmi diversi. E a volte sembra di essersi perse, di non aver dato la giusta importanza ai rapporti. Gli sms non arrivano più al ritmo di una volta, le uscite serali sono un po'"ridotte, ci si promette di vedersi e poi per un motivo o per l'altro sì rimanda. Sembra così lontano il periodo del liceo in cui i pomeriggi erano lunghissimi e si poteva stare insieme senza limite. Come una seconda famiglia. Bisogna crederci. Impegnarsi. Difendere i rapporti. Rinnovarli. Cercare di attraversare il tempo senza perdersi. Eppure siamo qui. Ancora qui. Le Onde. Pronte a mollare tutto per qualche ora e correrci incontro. Che bello. Ho proprio voglia di passeggiare, ridere di nulla, mangiarmi con loro un buon gelato comprato da Alaska. Sì. Niki sorride. È proprio vero.
Olly inserisce un nuovo cd nel lettore della Smart. Il Best of di Gianna Nannini. Grazie. E grazie sì. Grazie a noi. A come siamo. Al fatto che nonostante tutto siamo sempre qui, come quando facevamo le sfilate finte a piazza dei Giuochi Istmici. Come quando fingevamo di dormire a casa mia e invece andavamo alle feste. Come il giorno che comprammo il moleskine per scrivere ciascuna i suoi pensieri e poi leggerli insieme bevendo un tè. E il giorno che lo sotterrammo. E poi la volta che scegliemmo il nostro nome, le Onde, facendo una marea di ipotesi assurde usando le iniziali dei nostri nomi, sedute da Alaska. Sì.
Che buffo, me lo ricordo ancora. Olimpia… Erica… Niki… Diletta… OlErNiDi… NiErODi… DiNiErO… già! Diniero! Les Diniero, paghi dues prendi quattros! Che risate. E poi ancora N. E.D. O. Il fratello scemo del pesce Nemo! E piano piano altre buffe invenzioni fino ad arrivare al nome vero, l'unico possibile. O. N.D. E. Sì. Onde grandi, forti, onde che cercano una riva sicura per poi ripartire subito. Onde di un mare che esiste ancora. Alla faccia di chi dice che l'amicizia nata alle superiori non può durare nel tempo.
Erica inciampa sullo scalino del marciapiede. E te pareva. Oh, ma sempre qui cado, eh? È una vita che mi succede. Una vita. E di colpo, pensando a dove sta andando, ricorda tante cose. Il viaggio a Londra. Quello in Grecia. L'ospedale. Quando Diletta ebbe l'incidente. Che paura quei giorni. E se non ce l'avesse fatta? Impossibile. Mare orfano di un'onda. No. Non lo avremmo permesso. E poi il concerto di nascosto, la fuga al mare per gettare il sale prima della maturità. E l'amore. E quel computer che trovai. Quel ragazzo scrittore. Pensare che fosse un amore. E com'ero felice di raccontarlo a loro. Loro che ci sono sempre, anche se più grandi e un po'"diverse. Le mie amiche. Poi Erica sale sulla sua Lancia Y bicolore e parte, grattando la marcia.
Diletta si guarda riflessa sul vetro dell'auto. Ha i capelli un po'"esplosi oggi, dev'essere il nuovo balsamo. Lo diceva la pubblicità che dava volume. Non mentivano. Si aggiusta la molletta a forma di cuore sistemata a sinistra, sopra l'orecchio, e via, sale sulla sua Matiz rossa. Accende la radio. Scorre le stazioni e, dopo qualche fruscio, alcuni notiziari flash e dei programmi su economia e società, ferma il dito, smette di premere. No. Non voglio queste. E prende una custodia multipla dalla tasca dello sportello. Apre la cerniera e inizia a sfogliare i cd. Uno, due, tre… Eccolo. A volte sembra che le canzoni lo sappiano che hai bisogno di loro e allora si fanno trovare. Diletta prende il cd e lo infila. Oh. La compilation che ci regalammo a settembre, dopo le vacanze prima dell'università. Ognuna scelse delle canzoni e poi le masterizzammo in quattro copie. Forse la paura di perdersi. Traccia uno. Giorgia. Che amica sei. Diletta guida e continua a cantare. E un po'"anche si commuove a pensare ai tanti momenti insieme. Sì. "Che amica sei, non tradirmi mai, gli amori vanno, tu resterai." Vero. Anche se il mio amore è meglio che non se ne vada. Sennò, Filippo, ti spezzo le braccine! "Che amica sei, chiama quando vuoi se hai bisogno di ridere. Passa il tempo volando, noi aspetteremo qui tra un segreto e l'altro…" Sì, aspetteremo e ci saremo. "Fidati di me, io mi fiderò di te e stare ore a parlare e raccontarsi di noi, io ti sto vicina, non sarai sola mai…" No. E spero davvero che non lascerete mai sola nemmeno me. "Che amica sei, non cambiare mai, se chiedo una mano so che ci sei…" E Diletta sfila nel traffico e canta a voce sempre più alta. E quasi arrivata. Ed è puntuale. Semaforo rosso. Diletta dondola la testa dolcemente, seguendo la musica. Poi di colpo si gira. Non ci posso credere.
"Erica!" Diletta butta giù il finestrino. E la richiama. "Erica!"
Erica non se ne accorge. Scatta il verde e riparte. Diletta scuote la testa. È proprio cieca. E si è infilata pure nella corsia sbagliata! Che teppista. Diletta le si mette dietro e la segue. Tanto devono andare nello stesso posto. Diletta inizia a sfanalarle e suonarle, ridendo.
"Oh, ma chi è che rompe! Ma che vuole questo?" Erica sta per fare un gestaccio, quando guarda nello specchietto retrovisore. Mette a fuoco. Riconosce la massa di riccioli chiari. Macché, è lei? Ma è matta! E comincia a salutare con la mano facendole le linguacce. Si rincorrono un po'"fino ad arrivare al posto fissato. Parcheggiano miracolosamente. Scendono e corrono una verso l'altra, abbracciandosi e saltando come pazze.
"Oh, ma sembra che non ci vediamo da una vita!"
"Ma che c'entra! Ti voglio bene!" e continuano a saltare appiccicate, come due calciatori dopo un goal importante.
Dopo qualche istante sbucano anche Niki e Olly. "Oh, ma che fate! Che, vi siete fidanzate?!" e senza pensarci troppo si lanciano anche loro in quell'abbraccio folle, intenso, allegro, lì, in mezzo al parcheggio e alla gente che passa senza capire cosa abbiano quelle quattro ragazze che fanno una specie di girotondo gridando. "Dai, basta… dobbiamo andare a fare la spesa!"
"Come sei noiosa…"
"Sì sì… guardate che io non cucino, eh!"
"Ok, allora prendiamo le pizze!"
"Porto un gelato buono e nuovissimo, lo prendo da San Crispino, ok?"
"Aspettate… Aspettate… E come mai, Niki, hai deciso di risparmiarci? Ci dai la grazia?"
"Cioè?"
"Non cucini, quindi non ci avveleni!"
"Cretine!"
E continuano a scherzare in mezzo alla strada, spingendosi e ridendo, così, senza età, padrone del mondo, come solo in certi momenti di felicità si può essere.
Dieci
Sera. Alex torna a casa. Entra di fretta e comincia a preparare la borsa. Apre l'armadio. "Ma porca miseria, chissà dove mi ha messo i pantaloncini la signora delle pulizie…" Sbatte due o tre cassetti. "Ah, ecco la maglietta…" Proprio in quel momento squilla il telefonino. Guarda il display. È Pietro. E ora che succede? Non mi dire che lo devo andare a prendere anche questa volta. Apre il telefonino. "Già lo so…"
"Che cosa? Come hai potuto saperlo? Non ci credo che già lo sai, ma come hai fatto?"
Alex sbuffa. "Perché è sempre la stessa storia. Vuoi essere passato a prendere."
"No. Peggio. Non si gioca."
"Cosa? E io che mi sono scapicollato a casa per venire a giocare a calciotto e ora non si gioca? No, spiegami subito, deve essere successo qualcosa di incredibile perché salti la nostra partita…!"
"Infatti… Camilla ha lasciato Enrico."
"Passo subito a prenderti."
Poco dopo. Alex e Pietro sono in macchina. "Ma come è successo?"
"Niente, non so niente, mi chiudeva il telefono, non riusciva a parlare. Secondo me in certi momenti addirittura singhiozzava."
"Pure! Ma come la fai esagerata."
"Ti giuro, perché dovrei dirti una cazzata?"
Drin, suona di nuovo il telefonino di Alex.
"È Niki."
"Non le dire niente. Dille che andiamo lo stesso a giocare…"