Выбрать главу

E difficile non andare ad urtare contro uno stomaco come il tuo. – Si sedette accanto ad Arcadia sulla valigia che gemette sotto il peso.

Poi le mise un braccio intorno alle spalle. – Carina, c'e qualcuno che t'insegue? Non aver paura a dirmelo, ti aiutero.

Arcadia guardo i capelli grigi della donna e le sue labbra tremarono.

Una parte del suo cervello le suggeriva che questa era gente di Trantor con i quali avrebbe potuto fare il viaggio e che l'avrebbero aiutata e tenuta con loro fino a quando non fosse riuscita a trovare una soluzione.

Un'altra parte del suo cervello, in modo incoerente, le diceva che non ricordava sua madre che aveva una paura tremenda di combattere l'universo da sola, che voleva solamente rifugiarsi fra due braccia amorose, che se sua madre fosse stata ancora in vita, forse… forse…

E per la prima volta, scoppio in un pianto dirotto: piangeva come una bambina, e ne era contenta; si abbracciava stretta al vestito della donna bagnandolo di lacrime, mentre una mano gentile le accarezzava i capelli.

Papa guardava le due donne perplesso, cercando disperatamente un fazzoletto.

Mamma gli prese il fazzoletto di tasca e con un dito sulle labbra gli impose il silenzio.

La folla passava accanto alla bambina piangente con l'indifferenza propria delle folle anonime.

Era proprio come se fossero soli.

Finalmente i singhiozzi cessarono e Arcadia sorrise debolmente mentre si asciugava gli occhi rossi con il fazzoletto imprestatole. – Scusatemi mormoro.

– Sss.

Non parlare – disse Mamma. – Stai qui seduta e riposati.

Prendi fiato.

Poi ci dirai quello che ti e successo, e cercheremo di aiutanti.

Vedrai che tutto andra bene.

Arcadia cerco di riordinare le idee.

Non poteva dire a questa gente la verita.

Non poteva dire la verita a nessuno.

Eppure era tanto stanca che non riusciva a inventare bugie.

– Sto meglio adesso.

– Benissimo – disse mamma. – Ora dimmi in che guai ti sei cacciata.

Scommetto che non hai fatto niente di male.

E qualunque cosa abbia fatto ci siamo qui noi ad aiutarti, ma devi dirci la verita.

– Per un amico di Trantor – aggiunse Papa, – faremo di tutto, non e vero mamma? – Chiudi il becco, Papa – replico la donna.

Arcadia frugo nella sua borsa.

Per fortuna non l'aveva persa nella fretta di cambiarsi in camera di Callia.

Trovo quello che cercava e lo consegno alla signora.

– Questi sono i miei documenti – disse.

Era un tagliando lucido e brillante che le era stato consegnato dall'ambasciatore della Fondazione il giorno del suo arrivo e che era stato contrassegnato dall'ufficio stranieri di Kalgan.

Era grande, colorato e imponente.

La signora lo guardo senza capire e lo consegno a Papa che, con aria intenta, comincio a esaminarlo.

– Tu sei della Fondazione? – disse.

– Si, ma sono nata su Trantor.

Vedete, e scritto qui…

– Vedo, vedo.

A me sembra regolare.

Ti chiami Arcadia, eh? E' proprio un buon nome trantoriano.

Ma dov'e tuo zio? Qui e detto che sei accompagnaita da tuo zio Homir Munn.

– E stato arrestato – rispose Arcadia.

– Arrestato? – dissero i due contemporaneamente. – E perche? chiese la signora. – Ha fatto qualche cosa? Lei scosse la testa: – Non lo so.

Eravamo qui in visita.

Lo zio Homir aveva degli affari da sbrigare con Stettin, il Signore di Kalgan, ma…

Non c'era bisogno di fare finta di essere spaventata, lo era sul serio.

Papa era impressionato. – Con Stettin! Ma allora tuo zio dov'essere una persona importante.

– Non so che cosa sia successo, ma Stettin voleva che io rimanessi…

Stava ricordando le ultime parole di Callia, che l'avevano convinta a fuggire.

Se la storia era stata convincente una volta, poteva esserlo anche la seconda.

S'interruppe e Mamma disse, interessata: – E perche proprio te? – Non sono sicura.

Voleva… voleva cenare con me da solo, ma io gli ho detto che volevo che venisse anche lo zio Homir.

Mi guardava in modo strano e mi teneva per le spalle.

Papa spalanco la bocca, ma Mamma non seppe trattenere la sua indignazione. – Quanti anni hai Arcadia? – Quasi quattordici e mezzo.

La signora tiro un sospiro e disse: – Certa gente non la si dovrebbe lasciar campare.

I cani della strada sono meglio di loro.

E cosi sei scappata da lui, e vero? Arcadia anni.

Mamma si rivolse a Papa: – Vai, corri all'ufficio informazioni e vedi esattamente quando parte la prossima nave per Trantor.

Sbrigati! Ma Papa fece un passo, poi si fermo.

Un altoparlante stava trasmettendo qualcosa con voce metallica e centinaia di occhi erano rivolti verso l'alto.

Uomini e donne disse la voce.

Lo spazioporto e circondato e verra ispezionato alla ricerca di un delinquente pericoloso.

Nessuno potra uscire o entrare.

Il controllo verra effettuato nel piu breve tempo possibile; nel frattempo nessuna astronave e autorizzata a partire.

Tra pochi istanti calera la rete.

Nessuno si muova prima che la rete si sollevi, altrimenti saremo costretti a servirci delle fruste neuroniche.

Durante tutta la durata del discorso Arcadia rimase immobile, incapace di reagire.

Si riferivano certamente a lei.

Non ne dubitava affatto.

Ma perche…

Callia aveva preparato la sua fuga.

E Callia era una donna della Seconda Fondazione.

Perche la stavano cercando? Il piano di Callia era forse fallito? Come poteva fallire Callia? O forse tutto questo faceva parte di un piano? Per un istante ebbe voglia di alzarsi, andarsi a consegnare, farla finita…

Ma Mamma l'aveva gia presa per un braccio. – Presto! Presto! Andiamo a nasconderci nel gabinetto prima che comincino.

Arcadia non riusciva a capire.

La segui ciecamente.

Attraversarono in fretta la folla, immobile e compatta, mentre la voce continuava a rimbombare.

La rete stava calando, e Papa la guardava chiudersi a bocca spalancata.

Ne aveva sentito parlare, ma non l'aveva mai vista in funzione.

Luccicava nell'aria, sembrava semplicemente un insieme di raggi luminosi che si incrociassero.

Era progettata in modo che scendesse lentamente come un'enorme griglia.

Era giunta al livello del petto di Papa e lo circondava in un quadrato di cinque metri di lato.

Entro quello spazio di venticinque metri quadrati, il vecchio signore si trovava solo, mentre i quadrati intorno a lui erano pieni di gente.

Sentiva di attirare di piu l'attenzione cosi isolato com'era, ma sapeva che se avesse tentato di spostarsi per entrare in un quadrato dove s'accalcava piu gente, avrebbe dovuto traversare una delle linee luminose, facendo scattare l'allarme e venendo immediatamente colpito dalla frusta neuronica.

Rimase immobile in attesa.

Al di sopra delle teste della gente che lo circondava vedeva la schiera di poliziotti che avanzava lentamente, ispezionando quadrato per quadrato.

Passo un bel po di tempo prima che un uomo in uniforme entrasse nel suo quadrato e annotasse diligentemente le sue coordinate su un taccuino.

– Documenti! Consegno le sue carte, e l'altro le esamino velocemente.

– Vi chiamate Preem Palver, nativo di Trantor, su Kalgan da un mese, state tornando a Trantor.

Rispondete si o no.

– si, si.

– Per quali ragioni vi trovate su Kalgan? – Sono rappresentante commerciale di una cooperativa di fattorie.

Sono venuto a trattare scambi agricoli con il Dipartimento dell'Agricoltura di Kalgan.

– Vostra moglie i venuta con voi? Dov'e adesso? E' scritto qui sui documenti.

– Vi prego, mia moglie si trova in… – e indico con il dito.

– Hanto – urlo il poliziotto.

Un altro uomo in uniforme lo raggiunse.

Il primo disse in tono seccato: – Un'altra signora al gabinetto, per la Galassia.