E tutto.
Mi ha detto anche che il signor Munn e uno scienziato importante e che il palazzo del Mulo contiene le prove.
Ti assicuro, e tutto quello che mi ha detto.
Sei arrabbiato? Stettin non rispose.
Usci velocemente dalla stanza mentre Callia lo guardava con occhi tristi.
Due ordini con il sigillo del Primo Cittadino vennero spediti in meno di un'ora.
Il primo fece si che cinquecento navi si levassero nello spazio in formazione di guerra, in stato di preallarme.
Il secondo non ebbe altro effetto che confondere le idee a un solo uomo.
Homir Munn cesso i preparativi per la partenza non appena ricevette l'ordine.
Naturalmente si trattava del permesso ufficiale di visitare il palazzo del Mulo.
Lo lesse e lo rilesse, confuso e preoccupato.
Arcadia invece era felice.
Sapeva cos'era successo.
O, perlomeno, credeva di saperlo.
14. Ansia
Poli mise la colazione sulla tavola tenendo d'occhio il trasmettitore di notizie che stava stampando il bollettino del giorno.
Riusciva a fare le due cose insieme senza sbagliare.
Preparare la tavola non richiedeva una grande attenzione, bastava metterci sopra i contenitori che servivano automaticamente il cibo.
Lei doveva semplicemente scegliere i menu e raccogliere i resti una volta consumata la colazione.
Scuoteva la testa guardando il bollettino e borbottava.
– Certo che la gente e proprio cattiva – disse, e il dottor Darell le rispose con un mormorio d'assenso.
Alzo la voce dando una tonalita drammatica alla frase come faceva sempre quando parlava dei mali del mondo. – Che cosa credono di fare questi kalganiani? Non riescono a rimanere in pace, no, devono sempre creare guai.
Guardate adesso i titoli: Folla di dimostranti davanti al Consolato della Fondazione.
Certo vorrei dirgliele io quattro paroline, ma il fatto e che non ricordano.
Non ricordano, dottor Darell, dimenticano sempre tutto.
Per esempio l'ultima guerra dopo la morte del Mulo.
Allora io ero solo una bambina: quanti guai e disordini.
Mio zio e stato ucciso e aveva solo vent'anni.
Era sposato da appena due anni e aveva una bambina di pochi mesi.
Io mi ricordo ancora di lui, era biondo e aveva un porro sul mento.
Da qualche parte devo avere un suo cubo tridimensionale…
E ora la sua bambina ha anche lei un figlio sotto le armi e se succede qualcosa…
E vi ricordate il servizio antiaereo, con tutti quei poveri vecchi che dovevano fare i turni per la difesa stratosferica…
Ve l'immaginate che cosa avrebbero potuto fare se i kalganiani fossero arrivati fino a qui? Mia madre ci raccontava sempre quando eravamo bambini del razionamento del cibo, dell'aumento dei prezzi e delle tasse.
Eravamo tutti denutriti…
"E voi pensate che ci sia gente che ha intenzione di ricominciare da capo? – continuo imperterrita Poli. – Proprio non trovano nient'altro da fare.
E immagino che non sia il popolo a volerlo, magari persino i kalganiani preferirebbero starsene a casa insieme allo loro famiglie invece d'andare in giro per lo spazio a farsi ammazzare.
E tutta colpa di quello Stettin.
Qualche volta mi chiedo come faccia a sopravvivere gente come lui.
Ha fatto fuori il vecchio, come si chiamava.
Thallos, e ora fa il padrone e vuole comandare tutti.
E perche poi dovrebbe fare la guerra a noi, proprio non lo so.
Rischia di perdere, come d'altra parte gli e sempre successo.
Forse e tutto calcolato nel Progetto, ma qualche volta mi viene da pensare che si tratti di un Progetto ben diabolico se e necessario che ci siano tante guerre e uccisioni.
Non sono io che dovrei giudicare Hari Seldon, lui ne sapeva certo molto piu di me.
A parer mio e anche colpa della Seconda Fondazione.
Potrebbero fermare Kalgan adesso e mettere a posto le cose.
Intanto prima o poi risolvono tutto quanto.
Tanto vale che ci pensino adesso prima che incomincino a far troppi danni.
Il dottor Darell alzo gli occhi. – Hai detto qualcosa, Poli? Poli spalanco gli occhi sorpresa, poi si volto seccata. – Niente dottore, niente.
Io non parlo mai.
E meglio morire soffocati piuttosto che dire una parola in questa casa.
Vai di qui, vai di la, fai questo, fai quello, ma provati a dire una parola… – e si allontano continuando a borbottare.
Darell era assorto in pensieri e non noto affatto che Poli se ne era andata.
Kalgan! Sciocchezze! Erano semplicemente nemici fisici! Quelli si erai sempre riusciti a sconfiggerli.
Eppure non riusciva a considerare con leggerezza quella crisi.
Sette giorni prima il sindaco gli aveva chiesto di divenire capo dell'ufficio Ricerche e Sviluppo.
E aveva promesso di dargli una risposta oggi.
Era preoccupato.
Perche proprio lui? Eppure non poteva ritentare.
Sarebbe sembrato strano, e non osava fare niente di strano.
Dopo tutto che gli importava di Kalgan? Per lui esisteva un solo nemico.
Quando sua moglie era in vita, era stato facile evitare ogni rischio: bastava nascondersi.
Che giorni felici avevano passato su Trantor, in mezzo alle rovine del passato! In mezzo al silenzio di un mondo decaduto! Ma sua moglie era morta.
Erano potuti stare insieme meno di cinque anni, dopo di che non aveva provato altro impulso che quello di combattere quel vago e insidioso nemico che lo aveva privato della sua dignita di uomo controllando il suo destino, questo rendeva la vita nient'altro che una lotta senza senso e la indirizzava verso un fine preordinato.
Forse era idealismo, ma solo questa lotta dava un significato alla sua vita.
Prima all'universita di Santanni, dove aveva conosciuto il dottor Kleise.
Erano stati cinque anni ben spesi.
Kleise non riusciva a far altro che raccogliere dati.
Non sarebbe riuscito a ottenere un risultato reale.
E quando Darell ne ebbe la certezza, capi che era tempo di lasciarlo.
Anche se Kleise lavorava in segreto, aveva tuttavia uomini che lavoravano per lui e con lui.
Era circondato da persone il cui cervello era stato controllato.
Aveva l'universita che lo appoggiava.
Ma tutte quelle cose erano anche debolezze.
Kleise non l'aveva capito; e lui, Darell, non aveva potuto spiegargliele.
Si erano divisi come nemici, ma non c'era altro mezzo.
Lui avrebbe dovuto andarsene come rinunciatario per non dare nell'occhio.
Kleise lavorava sulla carta; Darell lavorava con concetti matematici chiusi nei recessi della sua mente.
Kleise lavorava circondato da parecchie persone; Darell da solo.
Kleise in un'universita; Darell nella pace della sua villetta di periferia.
Cosi lui aveva quasi raggiunto la meta.
Giunse a scoprire che un soggetto della Seconda Fondazione aveva una struttura cerebrale diversa da quella comune.
Il piu intelligente degli psicologi, il piu esperto neurochimico non avrebbe potuto notare la differenza… eppure questa esisteva.
E poiche la differenza stava nella mente, era li che bisognava scovarla.
Davanti a un uomo come il Mulo, e non c'erano ormai dubbi che i sudditi della Seconda Fondazione avevano gli stessi poteri del Mulo, naturali o no, con l'abilita di individuare e controllare le emozioni umane, bisognava dedurne il circuito elettronico, ricavandolo dall'analisi encefalografica per mezzo della quale era impossibile non identificarlo.
E adesso Kleise ritornava in vita per mezzo del suo ardente discepolo, Anthor.
Follia! Si presentava a lui con gli incartamenti di tutte le persone che erano state condizionate.
Gia da anni aveva imparato a individuare le persone in questo modo.
Lui aveva bisogno di un'arma, non di uno strumento, eppure aveva dovuto associarsi con Anthor, visto che era l'unico sistema per riuscire a mantenere il segreto.
Sarebbe dovuto diventare funzionario dell'istituto Ricerche e Sviluppo.
Non c'era altra via.
Cosi lui rimaneva un cospiratore in mezzo ai cospiratori.
Penso ad Arcadia per un istante, poi cerco di respingere il pensiero.
Se l'avessero lasciato lavorare da solo questo non sarebbe accaduto, sarebbe stato soltanto lui a essere in pericolo.
Lasciato solo…
Senti che si stava lasciando trascinare dall'ira… per la morte di Kleise, per Anthor, e per tutti quegli sciocchi animati da buone intenzioni…
La bambina sapeva cavarsi dai pasticci.
Era una ragazza abbastanza matura per la sua eta.
Si, sapeva cavarsela da sola.
Cercava disperatamente di convincere se stesso…
Mentre il dottor Darell pensava con tristezza alla sua bambina, questa era seduta nella fredda e austera anticamera dell'ufficio del Primo Cittadino della Galassia.
Da mezz'ora era in quella stanza e si guardava intorno preoccupata.
Alla porta, quand'era entrata insieme a Homir Munn, aveva visto due guardie armate.
Quand'era entrata la volta precedente, non c'erano.
Adesso l'avevano lasciata sola, eppure intorno a se sentiva un'atmosfera poco amichevole.
Era la prima volta che le capitava.
Perche ora provava queste sensazioni? Homir era a colloquio con Stettin.
Non c'era niente di strano in questo.
Era nervosa.
In occasioni analoghe, nei libri o alla televisione, l'eroe prevede la conclusione, e pronto a tutti gli eventi, mentre lei poteva solo sedere al posto che le era stato assegnato.
Qualunque cosa sarebbe potuta succedere! E lei era seduta li.
Tento di ragionare, pensare con calma.
Forse qualcosa le sarebbe venuto in mente.
Per due settimane Homir era praticamente vissuto all'interno del palazzo del Mulo.
Una volta, con il permesso di Stettin, era entrata anche lei.
Il palazzo non l'aveva impressionata in modo particolare.
Erano piu affascinanti le strade luminose e allegre del pianeta, i teatri e gli spettacoli di un mondo essenzialmente piu povero della Fondazione ma che tuttavia spendeva di piu in divertimenti, dando un'apparenza di benessere e gaiezza.
Homir tornava la sera a casa affascinato.
– Per me, e un mondo di sogno – diceva. – Se solo potessi smontare il palazzo pietra per pietra, piano per piano.