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Stettin fece un gesto con la mano e sorrise. – Sei mesi, un anno se necessario, non ci costera niente.

Gli uomini della Fondazione non si possono preparare, ne sono impediti ideologicamente.

Fa parte della loro filosofia credere che la Seconda Fondazione li salvera.

Ma non questa volta, vero? Gli uomini che affollavano la stanza mormorarono soddisfatti.

– Voi mancate di fiducia – affermo Stettin in tono distaccato. – Non e necessario, spero, che vi ripeta ancora una volta i rapporti dei nostri agenti sparsi nel territorio della Fondazione, o che vi ripeta le scoperte del signor Homir Munn l'agente della Fondazione, ora passato al… nostro servizio.

Signori, aggiorno la seduta.

Stettin ritorno nei suoi appartamenti privati sorridendo soddisfatto.

Qualche volta era sorpreso dall'atteggiamento di questo Homir Munn.

Uno strano ometto slavato che certamente non aveva mantenuto le promesse fattegli in un primo tempo.

Eppure, ogni tanto, tirava fuori informazioni piuttosto interessanti, specialmente quand'era in presenza di Callia.

Scoppio in una risata.

Dopo tutto, quel barilotto stupido di Callia gli serviva ancora a qualcosa.

Era riuscita a cavar un bel numero di informazioni da Munn e senza dover faticare.

Perche non avrebbe potuto cederla a Munn? S'acciglio.

Callia.

Lei e la sua stupida gelosia.

Per la Galassia.

Se avesse avuto ancora tra le mani la ragazzina…

Chissa perche poi non aveva ammazzato Callia dopo quello che gli aveva combinato? Proprio non riusciva a trovarne la ragione.

Forse perche riusciva a far parlare Munn.

E lui aveva bisogno di Munn.

Era stato lui a provare che, perlomeno secondo quanto pensava il Mulo, la Seconda Fondazione non esisteva.

I suoi ammiragli dovevano avere quell'assicurazione.

Gli sarebbe anche piaciuto rendere di pubblico dominio le prove, ma era meglio lasciare sperare la Fondazione nell'aiuto inesistente della "Seconda".

Ma era stata Callia che gli aveva fatto notare quello? Eh, gia, aveva detto che…

Stupidaggini! Non poteva esser stata lei.

Eppure…

Scosse la testa per liberarsi da quel pensiero e cambio soggetto.

18. Il fantasma di un mondo

Trantor era un mondo giunto al culmine della decadenza e ora in via di rinascita.

Era come un gioiello opaco in mezzo a una corona di soli scintillanti al centro della Galassia.

Questo pianeta, chiuso tra sistemi solari e costellazioni fittissime, sognava alternativamente il passato e il futuro.

Un tempo controllava tutta la Galassia. Era stata una singola citta, popolata da centinaia di miliardi di amministratori: la piu colossale capitale mai esistita.

Con la decadenza dell'impero, dopo il Grande Saccheggio di un secolo prima, aveva perduto ogni potenza.

In un silenzio mortale, le sue rovine metalliche continuavano a ruotare intorno al sole quasi a deridere la sua passata grandezza.

I sopravvissuti avevano distrutto le costruzioni metalliche e avevano venduto i rottami in cambio di sementi e bestiame.

Ancora una volta, il pianeta era tornato alle origini.

Nelle nuove pianure coltivate con sistemi primitivi, lo splendore passato a poco a poco era stato dimenticato.

Solo le colossali rovine che si alzavano maestose nel cielo ricordavano la passata potenza con il loro amaro e dignitoso silenzio.

Arcadia osservava l'orizzonte metallico provando una stretta al cuore.

Il villaggio nel quale viveva la famiglia Palver era un gruppetto di case primitive.

I campi che lo circondavano erano gialli di grano maturo.

Al di la dei campi c'erano le rovine del passato, ancora splendenti e immuni dalla ruggine e incendiate dai raggi del sole di Trantor.

Durante i mesi passati su Trantor, era andata a visitare le rovine una volta sola.

Era salita sul pavimento liscio e s'era avventurata tra le gigantesche costruzioni coperte di polvere, dove la luce filtrava attraverso le crepe dei muri.

Aveva provato un'emozione troppo intensa.

Era stato come commettere un sacrilegio.

Era uscita correndo terrorizzata fin quando i suoi piedi non erano tornati a calpestare il terreno molle.

Dopo quel giorno non aveva piu osato tornarci.

Non se la sentiva di disturbare di nuovo quei luoghi sacri.

Sapeva di essere nata in quel mondo, in qualche luogo vicino alla Libreria Imperiale, il cuore di Trantor.

Era il luogo piu sacro.

Di tutto il pianeta, solo la libreria era rimasta intatta dopo il Grande Saccheggio.

In quel luogo Hari Seldon e il suo gruppo avevano elaborato il loro progetto.

Laggiu Ebling Mis era riuscito a scoprire il segreto, e aveva balbettato sorpreso, prima di venire ucciso affinche il segreto non venisse svelato.

Laggiu, vicino alla Libreria Imperiale, i suoi nonni erano vissuti per dieci anni, fino alla morte del Mulo quando finalmente erano tornati alla Fondazione.

Sempre laggiu, alla Libreria Imperiale, suo padre era tornato con la moglie per scoprire ancora una volta il nascondiglio della Seconda Fondazione, ma senza riuscirci.

Laggiu era nata lei e laggiu era morta sua madre.

Le sarebbe piaciuto visitare la Libreria, ma Preem Palver aveva sempre scosso la testa ogni volta che glielo aveva proposto. – E lontana migliaia di chilometri, Arcadia, e c'e tanto da fare qui.

A parte il fatto che non e bene aggirarsi in quei posti, sono sacri…

Arcadia sapeva che lui non aveva alcun desiderio di andare a visitare la Libreria; si trattava anche qui di un caso analogo a quello del palazzo del Mulo.

Esisteva quella paura superstiziosa da parte dei pigmei del presente nei confronti dei relitti dei giganti del passato, tuttavia sarebbe stato orribile provare del risentimento per tale ragione nei confronti di questo piccolo uomo buffo.

Era ormai su Trantor da piu di tre mesi e durante tutto quel periodo sia Papa sia Mamma erano stati gentilissimi con lei.

E che cosa faceva lei per ricambiarli? Perche avrebbe dovuto trascinare anche loro nella rovina comune? Forse sarebbe stato suo dovere avvertirli? No! Lei aveva permesso che si assumessero il ruolo pericoloso dei suoi protettori.

La sua coscienza la tormentava atrocemente, ma che altra scelta aveva.

Riluttante, scese le scale per andare a fare colazione.

Senti il suono delle voci dei suoi protettori.

Preem Palver s'era infilato il tovagliolo nel colletto della camicia e aveva afferrato il piatto delle uova al prosciutto guardandole con ingordigia.

– Mamma, ieri sono stato in citta – disse infilandosi una forchettata di cibo in bocca e soffocando in tal modo le ultime parole.

– E che si dice di nuovo in citta? – chiese Mamma indifferente sedendosi anche lei a tavola e allungando le mani per prendere il sale.

– Niente di buono.

E arrivata un'astronave da Kalgan con i giornali di laggiu.

E scoppiata la guerra.

– Guerra! Lascia che si rompano la testa fra loro, visto che non hanno abbastanza buon senso.

Hai ritirato la tua busta paga? Papa mi hai sentito? Bisogna che un giorno o l'altro tu dica al vecchio Cosker che, dopo tutto, la sua non e la sola cooperativa del pianeta.

Ti pagano gia tanto poco che mi vergogno di farlo sapere agli amici.

Sarebbe perlomeno il caso che ti pagassero puntualmente! – Smettila – disse Papa irritato. – Per favore, non mi dire queste sciocchezze durante la colazione, mi rimane il cibo sullo stomaco – e affondo i denti nel panino imburrato.

Poi aggiunse in tono pacato: – La guerra e tra Kalgan e la Fondazione, sono due mesi che combattono.

– A che punto sono? – A quanto pare, la Fondazione se la vede brutta.

Tu hai visto Kalgan, piena di soldati.

Erano pronti.

La Fondazione invece no, e cosi le sta andando male.

Improvvisamente Mamma gli fece segno di star zitto: – Zitto sciocco! – Che? – Testone! Sei sempre li a bocca aperta a parlare.

Indico dietro le spalle di Papa e quando lui si giro, vide Arcadia, immobile sulla soglia.

– La Fondazione e in guerra? – disse Arcadia.

Papa guardo Mamma sconsolato, poi annui.

– E stanno perdendo? Lui annui di nuovo.

Arcadia senti un nodo alla gola e si avvicino lentamente alla tavola. – E' finita? – sussurro.

– Finita? – ripete Papa cercando di dimostrarsi allegro. – E chi ha detto che e finita? In guerra accadono tante cose.

E… e…

– Siediti, cara – l'invito Mamma. – Non bisogna discutere prima di colazione.

Non si sta bene senza cibo nello stomaco.

Ma Arcadia non l'ascolto. – I kalganiani sono arrivati su Terminus? – No – disse Papa serio. – Le notizie sono di una settimana fa e la Fondazione sta ancora combattendo.

Sto dicendo la verita.

La Fondazione e ancora forte.

Vuoi che ti vada a prendere i giornali? Lesse i giornali febbrilmente, inghiottendo a fatica la colazione.

Santanni e Korell erano cadute senza combattere.

Uno squadrone della flotta della Fondazione era stato intrappolato nei pressi del settore di Ifni ed era stato quasi annientato.

La Fondazione si era ritirata nei confini dei cosiddetti Quattro Regni, territori conquistati sotto Salvor Hardin, il primo sindaco.

Eppure continuavano a resistere, c'era quindi ancora una possibilita di vittoria.

Qualunque cosa fosse successa, doveva assolutamente informare suo padre.

Ma come? Con una guerra in corso? – Partirete presto per un'altra missione, signor Palver? – chiese Arcadia quand'ebbero finito di mangiare.

Papa era sdraiato su una comoda poltrona nel prato di fronte a casa, e stava pigliando il sole.

Aveva un grosso sigaro infilato tra le labbra e un'espressione soddisfatta sulla faccia.

– In missione? – ripeta. – E chi lo sa? Per ora sono in vacanza e il mio permesso non e ancora finito.

Perche parlare della prossima missione? Arcadia, tu sei troppo irrequieta.

– Io? No, a me piace stare qui.

Siete molto buoni con me, voi e vostra moglie.

Lui si volto a guardarla e fece un gesto con la mano come per spazzar via le sue parole.

Arcadia disse: – Stavo pensando alla guerra.

– Non dovresti pensarci.