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Si mossero più in fretta di Dom, che era ancora da solo. L’enorme zona centrale della nave sembrava interminabilmente lunga.

— Sto osservando un fenomeno molto interessante — disse Doris. — I vostri movimenti spediscono impulsi di energia contro lo scafo. Gli indici hanno rivelato lievi impulsi di energia quando tutt’e tre nuotavate per conto vostro, e adesso che Neil e Ellen nuotano insieme la forza generata dai loro movimenti è abbastanza forte da essere registrata chiaramente dagli indici.

— E questo cosa vuol dire? — disse Dom.

— Niente — disse Doris. — Ma basandomi sugli indici direi che lo scafo potrebbe sopportare un’esplosione di poco inferiore a un chilo e mezzo di Dupont XP senza spaccarsi come un melone.

— Potrebbe essere incoraggiante se sapessimo che l’esplosivo è il semplice Dupont XP, e di peso non superiore a un chilo e mezzo — disse J.J.

— Durante l’incursione di Gufport, il mese scorso, hanno usato della nuova roba tedesca — disse Art. — È il venticinque per cento più potente del Dupont XP.

— Be’, se è tedesca, lasciamola ai tedeschi — disse Dom.

— Il Dupont XP è l’esplosivo standard che si usa sulla luna — disse Doris.

— Non aggrappiamoci a speranze così esili — disse Dom. — Credo che la nostra unica possibilità sia trovare la carica e buttarla fuori dalla nave.

— E se non ci riuscissimo entro il tempo stabilito? — disse J.J.

— Bisognerà evacuare la nave — disse Dom. — J.J. e Doris nella capsula uno. Art ed Ellen nella capsula del pilota, assieme a Neil. Io andrò con Paul nella capsula di poppa, ma vi chiedo di restare un po’ più a lungo degli altri, Paul, per darmi tutto il tempo possibile, qui giù.

— Considerato che ci vogliono due minuti per lanciare la capsula di emergenza, e che bisogna lasciarle il tempo di allontanarsi sufficientemente dalla nave, bisognerà avviarsi verso i compartimenti stagni quando mancheranno almeno quindici minuti all’ora zero — disse Doris.

— Posso uscire dalla camera stagna di poppa — disse Dom.

— Lanceremo le capsule dalla direzione della spinta, quindi la nave si allontanerà più in fretta di noi, in questo modo. Posso approfittarne per trattenermi cinque minuti di più.

— Così avresti troppo poco margine — disse Doris.

— Niente eroismi in questo viaggio, Flash — disse J.J. — Voglio che tu sia dentro quella capsula non oltre dodici minuti all’ora zero.

— Ricevuto — disse Dom.

— Inizieremo il conto alla rovescia quando mancheranno quaranta minuti all’ora zero — disse J.J. — A meno quindici minuti, dovranno essere a bordo della capsula tutti, meno Dom e Paul. A meno dodici minuti, Dom e Paul si lanceranno con la loro capsula. Ci ritroveremo nello spazio al mio segnale sulla banda di frequenza sette-zero-tre.

— Sarà magari una domanda stupida — disse Paul — ma non si potrebbe aprire la stiva e gettare tutta l’acqua nello spazio? Effettueremmo la ricerca in molto meno tempo.

— Una buona idea — disse Dom. — Ma per fare un buco in tutti i portelli di carico impiegheremmo cinque ore e mezzo.

— Peccato — disse Jensen. — Continuerò a esplorare i motori.

— A dir la verità, Paul — disse Dom — preferirei che adesso lasciaste stare i motori e faceste un controllo visivo e manuale delle paratie dei compartimenti. In caso si debba abbandonare la nave, esiste la possibilità che essa sopravviva a una piccola esplosione. Assicuratevi che siano tutti chiusi.

— Dagli indici risulta che sono a posto — disse Doris.

— Starò meglio se saranno controllati — disse Dom, nuotando il più veloce possibile verso un altro raggruppamento di paratie.

— Vado — disse Jensen.

— Dom, è passata un’ora e trentanove minuti — disse Doris. — Sessanta minuti ancora, e il conteggio continua.

— Comandante Gordon — disse Jensen, con voce cupa. — Cosa siete, medium, di professione?

— No, di professione sono solo pessimista — disse Dom. — Ditemi.

— Le serrature dei portelli degli sbarramenti stagni di riserva non funzionano — disse Jensen. — E in caso di pericolo toccherebbe solo ai principali reggere tutto lo sforzo.

— Quei dannati affari funzionavano quando li abbiamo controllati — disse Neil.

— Adesso non funzionano — disse Jensen.

Gli sbarramenti stagni di riserva erano stati messi per maggiore sicurezza. Tra la stiva e i compartimenti di prua e di poppa c’erano due serie di sbarramenti stagni. La parete interna non aveva portelli né serrature. Lo sbarramento esterno di riserva aveva il portello, in quanto dava accesso allo spazio d’aria tra le paratie.

— Tutti gli indici sono normali — disse Doris. — Quella dannata bomba dev’essere stata incorporata in qualche elemento.

— E da quando abbiamo controllato è successo qualcosa — disse Neil.

— Una carica acida regolata col timer collocata vicino all’impianto elettrico — disse J.J. — Questa potrebbe essere la causa.

— Questo significa che i terristi avrebbero lavorato su questa nave — disse Dom. — Bisognerebbe che avessero lavorato insieme un tecnico della strumentazione e un elettricista, per collocare le fiale di acido. Poi ci sarebbe voluto un ispettore a sorvegliare il loro lavoro.

— E chissà quanti altri ci saranno stati — disse J.J., con tono frustrato e arrabbiato.

— Art, da’ una mano a Paul e comincia a lavorare attorno ai comandi di quei portelli — disse Dom. — Vedi di chiuderli ermeticamente.

Tutti i pezzi di metallo che componevano i supporti interni avevano cominciato ad apparire uguali a Dom, che temeva di stare girando attorno alle stesse travi senza accorgersene. Era sempre più stanco. Quando si è stanchi, è più facile commettere errori. Aveva il terrore di non vedere per distrazione un piccolo pacco, e di essere costretto a rallentare per la stanchezza.

— Portelli di prua chiusi ermeticamente — disse Paul Jensen. — Mi sposto verso poppa.

— Ricevuto — disse Dom.

Di colpo si ritrovò a pensare a Larry. Ci sarebbe voluto lui, in quel frangente. Larry era capace di mettersi nella testa di quei figli di puttana di terristi sulla Luna, e di indovinare dove avessero messo la carica. Sì, Larry avrebbe riflettuto sul problema qualche minuto, poi, tra una barzelletta e l’altra, avrebbe detto: — Ehi, è semplice.

Allora prova a metterti nella testa di Larry, si disse. Prova a semplificare il problema. Quali erano gli elementi a disposizione? Un’allusione che faceva pensare che la carica potesse trovarsi nella stiva, e i portelli degli sbarramenti stagni di sicurezza sabotati.

— Cavoli — disse a voce alta, — è semplice!

— Che cosa è semplice? — chiese Neil.

— Hanno dovuto architettare tutto con notevole anticipo — disse Dom, eccitato. Mentre parlava, si diresse nuotando verso lo sbarramento stagno di poppa. — Si sono prefissi di provocare un’esplosione che avesse come conseguenza il massimo danno possibile. Così hanno fatto in modo che i portelli di sicurezza non si chiudessero, perché l’esplosione, se non avesse spaccato la carenatura esterna, avrebbe almeno provocato il massimo danno all’interno. Il loro scopo è spedire l’acqua della stiva nell’area di prua e nella sala macchine.

— Mi pare un ragionamento logico — disse J.J.

— Neil, tu ed Ellen cambiate direzione e nuotate più veloci che potete verso la paratia di prua.

— Quaranta minuti e il conteggio continua, Flash — disse J.J. — Sei pronto a rischiare il tutto per tutto in base a un semplice presentimento?

— Affermativo — disse Dom. — Troveremo la bomba sullo sbarramento stagno di poppa, o lì vicino. Giusto in caso avessero piazzato due cariche, voglio che Neil ed Ellen vadano a verificare nello sbarramento di prua. Secondo me, il loro scopo è recare il massimo danno al reparto motori.