Immaginò la scena. Lo sbarramento principale che si spaccava, l’acqua che si riversava nella sala macchine attraverso i portelli aperti degli sbarramenti di riserva. Non c’era nemmeno bisogno che fosse una grossa carica. Una piccola quantità d’ esplosivo sarebbe bastata a fare un gran buco nella paratia stagna.
Neil disse: — Ci stiamo muovendo. Penso che tu abbia ragione, Dom. Un buco del diametro di un metro nello sbarramento stagno provocherebbe quello che hai detto tu.
— Probabilmente la bomba sarà vicino a una giunzione — disse Dom.
Dom ansimava. Il raggio di luce della torcia fendeva l’acqua, davanti a lui. I minuti scorrevano velocissimi. Quando vide i contorni caratteristici dello sbarramento di poppa rallentò e si lasciò trasportare dalla forza d’inerzia. Aveva bisogno di far riposare un attimo il cuore. Lo sbarramento stagno era munito di rinforzi a forma di diamante. Dom si avvicinò, dirigendosi circa verso il centro. Lo sbarramento si estendeva in giù, in su, in lungo e in largo, e la bomba poteva essere stata collocata in un’infinità di posti, tanto più che ciascun diamante di rinforzo creava una serie di piani, che si prestavano a ospitare la bomba.
— Noi stiamo andando — disse Neil. — Ellen, dirigetevi verso lo scafo esterno e cominciate un esame accurato. Potrebbero avere messo una carica vicino alla carena.
— Trentuno e il conteggio continua — disse Doris.
— Paul e Art — disse Dom, — quando troveremo la bomba la porteremo fino alla camera stagna più vicina, quindi tenetevi pronti ad arrivarci in fretta. Paul azioneràicomandi della camera, Art starà presso la camera stagna esterna più vicina. Tutti quanti, se non l’hanno già fatto, indossino tuta ed equipaggiamento. Quando usciremo, bisognerà che una sezione sia chiusa, in modo che Art possa trovare già aperto il compartimento stagno esterno. Chiaro?
— Ricevuto — disse Art.
— Fra quindici minuti dovrete assumere le posizioni di abbandono-nave — disse J.J.
— Fra quindici minuti e il conteggio continua — disse Doris.
Per Domiminuti non erano mai passati così in fretta. Adesso si muoveva velocemente per esaminare tutto lo sbarramento stagno, controllava ciascuno spazio traidiamanti di rinforzo, e verificava con le mani se la superficie fosse liscia. Neil e Ellen dissero di non avere trovato niente.
E finalmente, Dom trovò la carica. Era nello sbarramento di poppa, montata a pochi centimetri dallo scafo esterno su una superficie piatta tra due diamanti di rinforzo. Riempiva completamente lo spazio ed era tenuta ferma da quattro dadi luccicanti fissati a borchie inserite nello sbarramento stesso.
— Neil — disse Dom — l’ho trovata. È nella seconda fila di spazi cavi traidiamanti, in posizione verticale.
— Ricevuto — disse Neil.
— Venti e il conteggio continua — disse Doris.
— Qui non c’è niente — disse Neil.
— Aspetta ancora cinque minuti e controlla un’altra volta — disse Dom. — Paul, ho bisogno di una chiave a settore elettrica da un centimetro, e di una patella da riparazioni di mezzo metro alla camera stagna di poppa di sinistra. Cominciate a riempire il compartimento stagno. Scommetto che questo affare è sistemato in modo da esplodere se viene rimosso sott’acqua. — Aspettò vicino al portello interno del compartimento. — Hanno affrontato troppi rischi per non metterci una sorpresina, in quell’aggeggio.
— Il compartimento stagno è pieno d’acqua e sta aprendosi — disse Paul.
— Qua la ricerca ha dato risultato negativo — disse Neil.
— Ricevuto — disse Dom. — Tu ed Ellen uscite. — Dom afferrò la patella da riparazioni e la chiave elettrica mentre il portello del compartimento si apriva.
— Sedici e il conteggio continua, Dom — disse Doris.
— Gli ordini non cambiano — disse Dom, tornando a nuoto verso la carica. — Assumete le posizioni di abbandono-nave.
— Gli ordini cambiano — disse J.J. — Io resto a bordo. Riusciremo a gettarla fuori in tempo, Flash.
— È una questione di sicurezza, e comando io — disse Dom. — Tu esci con la capsula, ammiraglio.
— Sì, signore — disse J.J., seccato.
Dom gonfiò la patella da riparazioni, pompando acqua intorno alla carica. Quando la bomba fu racchiusa dentro la patella Dom introdusse le mani e usò con prudenza il panno dentro la patella per asciugare la carica e lo sbarramento stagno intorno ad essa. Inserì la chiave, l’attivò e svitò uno dei dadi.
— Quindici e il conteggio continua — disse Doris. — Capsule pronte al lancio.
Due dadi erano già tolti. Il terzo stava venendo via.
— Numero uno lanciata — disse Doris.
— Capsula del pilota lanciata — disse Neil. — Non vediamo l’ora di tornare a bordo fra qualche minuto, Dom.
— Ricevuto, speriamo bene — disse Dom, svitando l’ultimo dado e togliendo la chiave.
— Io sono in attesa — disse Paul Jensen. — Ormai ci siamo solo voi e io, Dom.
Dom aspettò quarantacinque secondi perché le capsule si allontanassero dalla nave almeno di un centinaio di metri. Poi tirò a sé la bomba, che si spostò. Il cuore gli batté forte per la paura che esplodesse. La carica si incagliò, e Dom usò la chiave come una leva per staccarla completamente dalle borchie. La bomba si staccò e gli rimase in mano, dentro la patella da riparazioni. Dom la girò: era regolata in modo da esplodere a contatto con l’acqua. La chiuse in un sacchetto stagno, la tolse dalla patella e lasciò andare quest’ultima.
— Preparatevi ad azionareicomandi del compartimento stagno, Paul — disse. Entrò nuotando nel compartimento e il portello cominciò a chiudersi alle sue spalle. Il congegno esplosivo era complesso; oltre a essere regolato in modo da esplodere nel caso che qualcuno avesse cercato di rimuoverlo, era di quelli che venivano fatti detonare tramite radiosegnale.
— Quattro minuti e il conteggio continua — disse Doris.
— Sono nel compartimento stagno e ho la carica — disse Dom. Ma sapeva come tutti gli altri che ci volevano cinque minuti per vuotare il compartimento e alcuni secondi per aprire il portello esterno, correre lungo il corridoio senz’aria e spedire la bomba nello spazio.
— Dom — disse J.J. — Il Controllo Luna ci ha chiamato. I terristi li hanno avvertiti che se il messaggio non sarà trasmesso all’ora prevista la carica verrà fatta esplodere.
— Perdio, J.J., tu dovresti essere fuori della nave!
— Farai rapporto contro di me per insubordinazione — disse J.J. — Vedrai che ce la farai a gettare la bomba.
— Fermali. Di’ loro di aspettare, non importa con che scusa. Abbiamo bisogno solo di un paio di minuti in più — disse Dom. L’acqua veniva pompata fuori dalla camera stagna con spaventosa lentezza. La pesante bomba in mano a Dom pareva innocua, ma significava morte, non solo per lui, ma anche per la nave.
— Tre minuti, Flash. Controllo Luna dice che chiedere altro tempo è fuori discussione. Sono stati avvertiti di non farlo.
— D’accordo — disse Dom. — Di’ loro di cominciare a trasmettere il messaggio all’ora prevista. Dovrebbe durare almeno un paio di minuti, e potrebbe darci giusto il tempo di fare quello che c’è da fare.
L’acqua era scesa dal soffitto del compartimento di solo mezzo metro. Sull’orologio da polso di Dom i secondi passavano più veloci che mai.
— Quei dannati bastardi — disse J.J. — Quegli sporchi bastardi assassini. Dom, è stato deciso ai vertici di non fare alcuna concessione ai terristi. Non trasmetteranno il messaggio. Abbiamo due minuti e… cinquanta secondi.
Dom aveva paura, ma la sua mente continuava a lavorare, raffigurandosi la pianta della nave. Il compartimento stagno della stiva e il compartimeno stagno esterno dello scafo erano quasi uno davanti all’altro, separati solo da uno stretto corridoio che costeggiava la stiva e collegava l’area di prua con l’area delle macchine.