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Attualmente J.J. era molto preoccupato per il nuovo, violento attacco al programma spaziale. La riduzione del budget decisa dal Congresso era solo un sintomo. Non c’era ancora niente di definito, ma l’FBIriportava che c’era adesso una minor competitività tra i vari gruppi radicali. Un indice della nuova situazione era dato dal fatto che durante un attacco alla stazione di comunicazione delMINESsi fossero trovati tra i morti sia salvamondo, sia terristi.

Una delle domande che J.J. faceva più spesso alla Terra era chi avesse deciso, all’ultimo momento, di rovesciare la politica di concessioni che fino ad allora era stata usata nel trattare con i terristi.

— È molto strano — disse a Dom — perché per anni io ho invocato la linea dura. Ho sempre detto che a lungo termine sarebbe stato meglio sacrificare poche persone dicendo di no ai ricatti dei terroristi. Certo, questo sarebbe stato ingiusto verso le vittime, ma a lungo termine sarebbe servito a risparmiare molte vite. Per anni i politici hanno respinto i miei suggerimenti. Facciamo l’esempio di una banda di terroristi che prenda un ostaggio e pretenda o la liberazione di terroristi in prigione, o soldi, o un obiettivo politico. In passato i cuori teneri ci hanno costretto a cedere ai ricatti in nome della salvezza dell’ostaggio. Poi, tutt’a un tratto, quando la posta in gioco è più alta che mai, quando l’ostaggio è la Kennedy stessa e la posta in palio è la nostra ultima speranza per lo spazio, ci imbarchiamo in una politica di niente-concessioni.

— Che sia stata una decisione presa da qualcuno in malafede? — suggerì Dom. — Che i politici in realtà volessero che la Kennedy fosse distrutta?

— L’ho chiesto ripetutamente — disse J.J. — Non ho avuto risposta. La domanda che più mi sta a cuore è questa: come hanno fatto i terristi a sapere della situazione quando la Luna era tagliata fuori da ogni genere di comunicazioni?

— Potrebbero avere interrotto il silenzio radio in uno qualsiasi dei vari impianti di comunicazione — disse Doris.

— O qualcuno a Washington potrebbe avere saputo in anticipo della bomba di Benson — disse J.J. — Ci sarà voluto un pezzo grosso per far sistemare la bomba a Cape Canaveral, in quel primo attacco terrista al progetto, e lo stesso dicasi per il secondo tentativo, attuato grazie al fatto che a Benson era stato dato l’incarico di sovrintendere al caricamento dell’acqua sulla Kennedy.

— Che sia stato l’ammiraglio Pinkerton? — disse Neil.

— Gli rimangono solo un paio d’anni prima del pensionamento — disse J.J. — La sua carriera è stata onorevole. Non lo vedo come un traditore.

— Questo è il problema — disse Dom. — Di chi ci si può fidare? Dev’esserci stato un traditore di rango abbastanza alto al MINESPOVper organizzare l’attacco che c’è stato.

— Noi abbiamo un vantaggio — disse J.J. — Sappiamo di combattere per la sopravvivenza, non solo per il programma spaziale, ma per tutta l’umanità. Sembra che io stia a fare discorsi propagandistici ma, cavoli, tutto dipende da noi sette. O riportiamo indietro l’Ufo, o per lo spazio è finita. La Kennedy farà ancora qualche giro su Marte, poi verrà demolita. Le basi su Marte verranno chiuse. Alla fine perfino quelle della Luna verranno chiuse e noi staremo tutti sulla Terra e continueremo a moltiplicarci fino a morire di fame. Quello che succederà allora farà sembrare il medioevo l’epoca dei lumi.

— È una cosa che fa pensare, no? — disse Jensen. — A volte mi dico che forse avremmo bisogno di un uomo di polso, di un vero capo che ci guidasse. Magari un militare.

— Cioè che i militari assumessero il controllo del governo? — disse J.J. duro.

— Quale governo? — sbottò Jensen. — Quel branco di idioti a Washington?

— State dicendo per caso che la democrazia secondo voi ha fatto il suo tempo? — disse J.J.

— Non c’è mai stata una vera democrazia — disse Jensen. — E certo non negli anni più recenti. Non dopo che i terroristi hanno cominciato a privare la gente del diritto di vivere e di prendere liberamente le sue decisioni.

J.J. annuì, cupo. — Ci sono sempre stati dei criminali tra noi, ma quando le metropoli sono diventate troppo grandi per poter essere governate bene, i criminali si sono trovati ad agire più liberamente. I cittadini di buon senso si sono tappati nei loro appartamenti appena hanno visto che li avevano privati del diritto di camminare tranquilli per le strade, e gli sforzi che sono stati fatti nei primi tempi per rimediare a questa situazione erano lontani centottanta gradi dal bersaglio. La scuola dei sociologi cuori teneri sosteneva che il criminale è solo un prodotto del suo ambiente, e che va compreso. Le pene per i criminali si son fatte sempre meno severe. Adesso, uno che commette un omicidio o resta libero come un fringuello, o fa al massimo tre anni di una galera che somiglia molto di più a un circolo sportivo che a un carcere. Quando i cuori teneri hanno fatto passare alla fine la legge anti-armi e di conseguenza hanno fatto requisire tutte le armi da fuoco in possesso dei cittadini rispettosi della legge, hanno lasciato in mano ai criminali abbastanza armi da permettere loro di fare una rivoluzione. Ed è stato allora che i terroristi hanno avuto modo di mettere radici nella società. In un primo tempo non c’è stata nessuna domanda internazionale, perché certi gruppi terroristici erano spalleggiati sotto sotto da alcuni paesi. L’individuo non era più difeso contro la violenza, e il governo veniva meno all’obbligo di proteggere la gente. Gli uomini di buon senso hanno finito per dimenticarsi che fin dai primordi c’è sempre stata una sola cosa capace di opporsi alla violenza: la violenza. L’uomo è sempre stato un predatore spietato contro gli altri uomini. E quando la maggioranza lascia che una minoranza composta di predatori controlli completamente la politica e faccia cadere i governi, è finita.

— State dicendo che la maggior parte di noi è troppo civilizzata — disse Doris.

— O scema — sospirò J.J. — Certo, è umano provare pietà per i meno fortunati e aiutarli quando si può. Ma non è assolutamente possibile dare a tutti gli individui del mondo i lussi che in passato erano la ricompensa di chi sapeva guadagnarseli. Facciamo qualche esempio banale. Al mondo non c’è abbastanza oro perché ciascuno possa avere un anello d’oro. E non c’è una produzione così vasta da permettere a tutte le donne del mondo di avere una lavatrice, una lavastoviglie, un tostapane e un televisore. Il mondo non è fatto per dare sostentamento a una popolazione così numerosa. Secondo me, la struttura stessa della realtà è tale per cui il nostro pianeta non può assolutamente offrire con le sue sole risorse una vita ideale a otto miliardi di persone.

— Il vecchio argomento a favore dello spazio — disse Ellen. — È destino dell’uomo andare nello spazio, perché il suo piccolo mondo non può soddisfare i suoi bisogni.

— Io credo che il posto dell’uomo sia nello spazio — disse Neil — ma non credo nel destino. Secondo me, le stelle semplicemente stanno là, e all’universo non interessa un bel niente se l’uomo le raggiunge oppure no.

— C’è ancora gente che pensa che nello spazio ci troveremo prima o poi faccia a faccia con Dio, e che ne saremo accecati — disse Art.

— Torniamo al discorso di Paul sull’uomo forte — disse Neil. — Mettiamo che a un certo punto comparisse questo uomo forte, e che creasse un’efficiente organizzazione capace di prendere il potere negli Stati Uniti. Se avesse uno e un solo obiettivo, ovvero di ristabilire la legge e l’ordine, quali provvedimenti dovrebbe prendere, e quanto lo sosterrebbero persone come noi?