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— Io pretenderei da questo dottore che mi desse la garanzia di ristabilire prima o poi una forma di democrazia — disse Doris.

— Io mi armerei e mi arruolerei nel suo esercito — disse Paul.

— Io cercherei di diventargli amico e di avere voce in capitolo nelle decisioni importanti — disse ridendo J.J. — D’altronde, ho sempre pensato che una dittatura illuminata e benevola fosse la forma di governo migliore e più efficace.

— Purché sia io il dittatore benevolo — disse Dom. — Ma a parte gli scherzi, credo che sosterrei anch’io l’uomo giusto. È chiaro che le cose vanno male, ma non siamo ancora alla disperazione. Come Doris, vorrei anch’io che successivamente si tornasse a una forma di governo più moderata, diciamo però una repubblica, non una democrazia come ha detto lei. Il grand’uomo non dovrebbe lasciare eredi insomma; non dovrebbe lasciare al potere il tempo di corrompersi.

— Mi vengono in mente almeno una dozzina di uomini che saprebbero gestire la cosa pubblica meglio dei politici — disse Paul.

— Il guaio è che la rivoluzione, quando si verifica, viene fatta dalle persone sbagliate — disse Dom.

— Forse, se porteremo a termine la nostra missione, non ci sarà una rivoluzione — disse J.J. — Ciò che troveremo su Giove forse sarà rivoluzionario, ma nel senso migliore. Però Neil ha fatto una domanda giusta. Quanto in là saremmo disposti a spingerci, quante libertà personali saremmo disposti a mettere nel cassetto per restaurare un po’ d’ordine nel mondo? Ce la sentiremmo di spedire soldati armati contro un raduno di terristi, e di ammazzare centinaia di persone?

— Perché, pensi che sarebbe una perdita? — disse Neil.

— Ioiterristi li cannoneggerei — disse Paul.

— Io prima darei loro la possibilità di disperdersi pacificamente — disse Ellen.

— Eh no, bisognerebbe sterminarli tutti a vista — disse Neil.

— Mio marito si è opposto alla violenza con la violenza — disse Doris. — Ed è morto.

Ci fu un attimo di silenzio. — Siamo una bella compagnia assetata di sangue — disse Dom.

— Se deciderò di fare una rivoluzione, state certi che vi recluterò tutti.

— Perché, secondo te è disumano uccidereiterroristi per avere la pace? — disse J.J.

— Ritornate spesso su questa domanda, vero? — disse Ellen.

— Mi sta a cuore — disse J.J.

— È forse sbagliato anteporre la salvezza della razza umana alle considerazioni indubbiamente più effimere sulle libertà personali? Credete che la storia ci etichetterebbe come mostri se uccidessimo migliaia di persone per rendere migliore la vita di milioni di individui?

— È una domanda troppo impegnativa per me — disse Dom.

— Perché si potrebbe arrivare a questi estremi — disse J.J. — Potremmo essere costretti a prendere posizione, a combattere. Lo spazio e la speranza per il futuro, oppure la Terra in isolamento e in lento decadimento. Il futuro o il presente. Una pagnotta di pane per ciascun cittadino prima della morte per fame, oppure un po’ di fame adesso e un mucchio di pagnotte dopo.

— Io mi auguro una pagnotta adesso e più pagnotte in futuro — disse Dom. — Mi auguro che gli alieni su Giove abbiano la propulsione iperveloce, che riusciamo a rimorchiarli e a farci dire qual è il loro segreto. Mi auguro che riusciremo a costruire una flotta di astronavi, e che riusciremo a mandare nello spazio dei coloni che coltiveranno del buon grano, di modo che l’umanità non debba più temere la fame.

— D’accordo — disse J.J. — ma se l’Ufo non fosse una nave a propulsione iperveloce? Se fosse soltanto una sonda senza equipaggio in viaggio da secoli? Certo, l’ipervelocità risolverebbe tutti i nostri problemi, ammesso che ci siano pianeti ricchi e disabitati, negli spazi lontani. Ma che cosa risolverebbe i nostri problemi a breve termine, allontanando lo spettro della guerra civile e dandoci la possibilità di costruire le astronavi?

— È semplice — disse Ellen. — Il cibo.

— Il cibo — disse J.J. — Tutti i nostri sforzi negli ultimi tempi hanno avuto come scopo il procacciamento del cibo. Ora stiamo dirigendoci verso Giove per cercare di ricuperare una nave aliena che speriamo possa indirizzare la nostra razza verso nuove risorse di cibo. Il cibo è la chiave di tutto. L’uomo o il gruppo di uomini capaci di dare cibo in quantità sufficiente all’umanità potrebbero controllare agevolmente tutto il mondo senza bisogno di una rivoluzione armata. Siete d’accordo?

— State per caso dicendo che se noi, come dite, riportassimo indietro l’Ufo, la marina spaziale avrebbe una forte voce in capitolo nell’ambito politico? — disse Doris.

— Perché, non dovrebbe averla, forse? — replicò J.J.

— Allora stiamo andando su Giove per poter dire al nostro prossimo cosa deve o non deve fare? — disse Doris.

— No, cavoli — disse J.J. — Stiamo andando su Giove a prendere qualche pagnotta. — Allargò le braccia. — Ma perché, chi preferireste che governasse, la marina spaziale, o uomini come il senatore del New Mexico?

— Conoscendo certi pezzi grossi della marina spaziale, non è mica tanto facile fare una scelta — disse Dom.

— Flash, tu mi ferisci — disse J.J. Sorrise. — C’era una logica dietro i miei discorsi un po’ folli. Ho nominato quel signore del New Mexico, no? Be’, questa mattina, ora del Pacifico, ha annunciato che c’era lui dietro il movimento terrista. Ha detto inoltre di avere unificato tutte le forze radicali, con i due gruppi principali dei terristi e dei salva-mondo, e ha affermato che intende assumere il controllo assoluto del governo o con mezzi pacifici, o con le armi.

— Mio Dio — disse Doris.

Dom sentì un brivido di freddo corrergli lungo la schiena.

— Sarà la guerra civile — disse J.J. — Quando ritorneremo, ci toccherà prendere posizione.

— Se quando torneremo non sarà già finito tutto — disse Neil.

— Chi diavolo si opporrà a quelli? — disse Art. — Non certo il governo di Washington.

— Il Ministero dell’Esplorazione dello Spazio con tutte le varie branche della marina spaziale è intervenuto per dichiarare la propria fedeltà al governo — disse J.J.

— Il governo è zeppo di terristi e salvamondo — disse Dom.

— I radicali sono usciti dal Congresso accusandolo di essere uno strumento del totalitarismo. A Washington non restano che il Presidente, alcuni membri del suo gabinetto, e qualche coraggiosissimo esponente della sinistra.

— Che bella scelta! — disse Neil. — O i terroristi, o i cuori teneri!

— È l’unica scelta che abbiamo — disse J.J. — ma è facile capire che se riusciremo a radunare abbastanza forze da batterli, quando tutto sarà finito saremo noi a governare. Con noi intendo tutte le forze armate messe insieme.

— Ma la guerra è già cominciata? — chiese Ellen.

— Per il momento l’organizzazione è scarsa — sospirò J.J. — C’è un forte gruppo di radicali che dalla California si sta spingendo a est, e che man mano che procede raccoglie reclute. Il suo obiettivo è probabilmente il MINESPOV. Sono state prese un paio di basi del sud, un’armata e una base navale. Gli stati del sud e le basi marittime sono quelli che forniscono le truppe più fedeli. C’è una linea di difesa che corre pressappoco da Chicago alla costa del golfo del Texas.

— Reggerà? — chiese Neil.

— Questo, resta da vedersi. Da come appaiono le cose adesso, le forze armate, con l’esclusione di quelle spaziali, dove la percentuale di lealtà al governo è più alta, pare siano per il cinquanta per cento con i terristi.

— Si potrebbero buttare un po’ di bombe atomiche su quei bastardi, e farla finita — disse Paul.