La mattina dopo, di buon’ ora, Dom si svegliò e rimase ad ascoltare il lieve respiro della moglie, che ogni tanto ronfava appena, come un gatto che facesse le fusa. Dom si sentì commosso, sorrise guardando il viso di Doris, e gli vennero quasi le lacrime agli occhi per la felicità.
La nave emetteva i suoi soliti ronzii, intorno a loro. Da qualche parte nell’interno della Kennedy si sentì il rumore di un servomeccanismo, e Dom provò ancora una volta la soddisfazione di chi sa di essere su una nave viva. La nave aveva veramente una sua vita. Funzionava dando ordini a se stessa attraverso i complessi circuiti, i chilometri e chilometri di fili. Viveva lei, e permetteva all’equipaggio di vivere. Questo finché i macchinari costruiti dall’uomo avessero continuato a depurare l’aria…
Dom provò una fitta di paura. Doris si mosse nel sonno e posò una delle sue lunghe gambe morbide sopra le sue. Doris era così dolce e tenera, pensò Dom, e lo spazio fuori era così spietato e indifferente all’uomo. Sì, Doris viveva, ma solo perché la nave che lui aveva progettato le forniva l’ambiente adatto. Finché la Kennedy avesse resistito al’freddo e al vuoto, finché lo scafo avesse resistito alla pressione pazzesca dell’atmosfera di Giove, Doris avrebbe continuato a vivere.
La nave li avrebbe portati là e li avrebbe riportati indietro, di questo Dom era sicuro; non aveva presentimenti cattivi, e d’altronde non credeva nemmeno ai presentimenti.
Ma, si disse, che fosse stato un errore quel loro matrimonio? Forse avrebbero dovuto aspettare…
Adesso che aveva conosciuto i caldi recessi umidi del corpo di Doris, adesso che aveva conosciuto il calore dei suoi abbracci e il desiderio che esprimevano le sue labbra e il suo corpo, non avrebbe forse corso il rischio di sbagliare per eccessiva prudenza, pensando a lei?
Così dovevano essere state le cose ai primordi, pensò, quando il primo uomo aveva guardato la sua donna con così tanto desiderio da temere di perderla. Così doveva essere stato agli albori della civiltà, pensò Dom, quando le prime città offrivano protezione contro i crudeli selvaggi che volevano fare la guerra.
Durante tutta la storia e la preistoria, ogni uomo che avesse guardato la sua donna dormire doveva avere provato le stesse paure, fatto gli stessi sogni, temuto nello stesso modo la morte prima del tempo, pur temendola di per sé come evento naturale. L’uomo degli albori della storia proteggeva la sua donna dalle bestie e dalle brame degli altri uomini; e Dominic Gordon, mentre giaceva sveglio accanto a Doris che dormiva, fece il voto di proteggere sua moglie dall’ambiente ostile e dagli altri uomini. L’avrebbe difesa con le unghie e con i denti, nonché con l’esperienza e l’intelligenza. L’avrebbe condotta nell’atmosfera densa di Giove ed esposta così a grande pericolo; e se fossero sopravvissuti, avrebbero dovuto affrontare la rinnovata ferocia dei barbari della Terra.
Non sapeva bene come avrebbe fatto a proteggerla, ma era fermamente convinto che ci sarebbe riuscito. Avrebbe lottato perché l’ambiente fosse sicuro per la sua donna, e per tutte le donne.
Si addormentò, e sognò sangue e uccisioni; sognò di uccidere terristi e salvamondo e tutti quelli che volevano trasformare il suo pianeta in un’arena insanguinata.
Quando la luce si levò all’orizzonte, a est, i servomeccanismi della Kennedy compensarono il cambiamento di temperatura dello scafo. Il Sole, rimpicciolito dalla distanza, appariva ugualmente potente, mentre si levava sopra le montagne aspre ed erose.
— Sono sfrontatamente felice — disse Doris.
11
La navetta era in cima ai ventiquattro chilometri del Monte Olimpo.
— E non intendo sentirmi in colpa per il fatto di essere felice — continuò Doris.
— Sì, certo — disse lui.
Le notizie provenienti dalla Terra erano cattive. All’ovest i terristi guadagnavano terreno sempre più. I preziosi impianti spaziali delMINESPOVerano sotto assedio, ed erano collegati con il mondo solo da un ponte aereo. Correva voce che fosse opportuno evacuare ilMINESPOVper concentrare la difesa all’est. Se ilMINESPOVfosse stato abbandonato, tutti i suoi preziosi impianti avrebbero dovuto essere distrutti. Sarebbe stato uno spreco terribile. Inoltre, scomparso ilMINESPOV,sarebbe bastato colpire il centro di Houston per lasciare ilMINESsenza il modo di comunicare con le sue navi nello spazio. J.J. segnalò che non rinunciassero a nessun costo alMINESPOV.
IlMINESaveva naturalmente il controllo della Luna, dove era stato installato un posto di comando. Per compensare la possibile perdita delMINESPOV, eranostate lanciate da Cape Canaveral delle potenti apparecchiature di comunicazione, e adesso la Kennedy poteva comunicare direttamente col posto di comando sulla Luna.
Dom si meravigliò di scoprire che J.J. era considerato da quelli che erano sulla Luna una persona molto potente e importante. J.J. riceveva regolari rapporti sulla situazione.
Nonostante la situazione sulla Terra fosse drammatica, era incoraggiante il fatto che la grande maggioranza della gente si limitasse tuttora a stare a guardare senza prendere posizione. Entrambe le parti in lotta diventavano agnellini quando si trattava di ingraziarsi il popolino. I profughi provenienti dalle zone di battaglia vivevano con più lussi della maggior parte dei cittadini che non erano dovuti fuggire dalle loro case. Sia il governo sia i terristi dividevano il loro cibo, i loro rifornimenti e le loro attrezzature mediche con i profughi. Le forze armate e ciò che restava del governo erano riusciti a impadronirsi di vasti depositi di materiali e di viveri, ed erano meno stressati dei ribelli.
A volte i combattimenti erano violenti e sanguinosi, ma la vera battaglia si combatteva nella mente delle masse che non avevano ancora preso posizione. La propaganda che proveniva dalle due parti in lotta prometteva un futuro di latte e miele.
Dom sapeva benissimo cosa intendesse Doris col discorso del sentirsi in colpa. Mentre il mondo si trovava davanti a una crisi gravissima, lui passava i giorni più felici della sua vita lì su Marte. Quando non erano impegnati col turno di guardia, lui e Doris erano liberi di andare in esplorazione: la gita in cima al Monte Olimpo era solo una delle molte escursioni che avevano fatto in attesa che tutta l’acqua della stiva fosse scaricata.
Poiché le navette erano a propulsione solare, non era dispendioso viaggiare. Dom era stato innumerevoli volte su Marte, e sapeva quali erano le ore migliori dal punto di vista delle ombre e delle luci per vedere l’enorme canyon. Sapeva anche qual era il punto più panoramico in cima al Monte Olimpo e quando c’era andato con la moglie quello spettacolo a lui noto gli era piaciuto forse di più per via della contentezza che aveva mostrato Doris.
Durante il periodo di attesa parlarono anche con l’equipaggio della Callisto Explorer, che aveva visto la nave aliena tuffarsi nell’atmosfera di Giove. Quegli uomini avevano visto la nave e udito i deboli segnali che venivano ancora trasmessi dall’interno dell’atmosfera gassosa dell’enorme pianeta. Mentre era di guardia, Dom poté parlare direttamente con la nave radar che stava nelle vicinanze di Giove apposta per captare i segnali. Mentre si manteneva in ascolto, la nave pattuglia prendeva campioni di atmosfera dei satelliti più grandi di Giove. Dom parlò spesso con l’altro Comandante.
Il segnale era troppo debole per poter essere raccolto dai ricevitori della Kennedy, ma la nave pattuglia riuscì a trasmetterlo a mezzo di relè. Dom fece dozzine di registrazioni per studiarselo. Gli alieni trasmettevano su una delle frequenze naturali, ovvero sui 1420 megahertz. Il segnale era semplice e breve, così breve che era difficile pensare di decodificarlo. Tuttavia Dom si sentiva più vicino alla meta, adesso che attraverso la nave pattuglia era riuscito a sentire anche lui il messaggio degli alieni.