— Ovvero di manna proveniente dal cielo — disse Marrow.
— Gli antichi ebrei la chiamavano così — disse Dom. — Il Talmud parla di pane che pioveva dal cielo. Nelle leggende islandesi, la gente mangia la rugiada del mattino; i buddisti parlano di olio celeste, di profumo, di unguento. La biblica manna arrivò in un momento di crisi e fu definita un miracolo; del resto, anche i nostri carboidrati di Giove sono arrivati in un momento di crisi. L’unica differenza è che non ce li hanno portati né gli dèi, né le dee, ma ce li siamo andati a prendere da soli.
— Sì, grazie alla preveggenza di quel grand’uomo, J.J. Barnes — disse Marrow, sorridendo alle telecamere.
— Grazie a Immanuel Velikovsky — disse Dom — che è morto da un pezzo.
— Ah, sì — disse Marrow.
— È per questo che la terza nave verrà chiamata Velikovsky — disse Dom.
Molto più tardi, Dom era sdraiato su un’amaca e guardava il sole tramontare sul Golfo del Messico. Era una bella sera. Dom era contento, nel caldo vento d’estate che gli carezzava la pelle. Aveva in mano un bicchiere vuoto e stava cercando di raccogliere le forze per andarselo a riempire di nuovo, quando arrivò Doris.
— Ehi, ammiraglio — gridò.
— Stanno per trasmettere la tua intervista.
Dom si avviò lemme lemme. Si vide in Tv accanto a John Marrow. Brontolò e andò a prepararsi un drink, ma poiché anche lui era un essere umano tornò davanti allo schermo, a guardare la sua immagine così come la vedevano gli altri. Tuttavia non riuscì a guardarsi a lungo, perché Doris, che appariva sullo schermo vicino a lui, era davvero bellissima.
— Sei telegenica, in Tv color — disse lui.
— Tu hai l’aria di avere sonno.
— Lo avevo.
— Ci sono matti e matti — stava dicendo Dom in televisione. — Velikovsky era un matto che visse e scrisse nella seconda metà del ventesimo secolo. In sintesi elaborò una teoria raccogliendo informazioni da centinaia di antichi scritti…
— Scritti ben poco attendibili — disse. Marrow.
— Poco attendibili solo a causa delle limitazioni imposte dalle lingue antiche — disse Dom.
— Prendiamo per esempio la Bibbia. La Bibbia fu scritta in ebraico, lingua in cui, come nella maggior parte delle lingue antiche, una parola può avere molti significati. Perciò, a seconda del traduttore della Bibbia, così come di qualsiasi altro scritto antico, si possono avere innumerevoli versioni. Per esempio, poco tempo dopo che Velikovsky aveva elaborato la sua teoria, un tedesco si servì delle stesse fonti per dimostrare che la Terra era stata visitata da spaziali provenienti da un altro pianeta. Insomma, uno negli antichi scritti può vederci tutto quello che vuole. Però Velikovsky aveva un lieve vantaggio, dal punto di vista della plausibilità. Previde per esempio che la temperatura di Venere fosse molto elevata, più elevata di quanto pensassero gli scienziati.
— Questa temperatura elevata di Venere non gioca un ruolo importante nella teoria di Velikovsky?
— Velikovsky sosteneva che Venere fosse stato scagliato dal pianeta Giove in un’orbita eccentrica che per poco non lo portò alla collisione sia con Marte sia con la Terra — disse Dom.
— E questo sarebbe successo all’epoca dell’Esodo e ancora all’epoca di Giosuè, nella Bibbia — disse Marrow.
— Ma la teoria di Velikovsky non spiegava tutti i fenomeni conosciuti — disse Dom — per cui fu considerata assurda e sconclusionata. E fu del tutto dimenticata.
— Ma non da J.J. Barnes — disse Marrow.
— Già — disse Dom. — Secondo Velikovsky, le nubi carbonigene strappate a Giove dal pianeta Venere avrebbero fatto precipitare carboidrati sulla Terra nel momento della quasi-collisione. Un matto si è ricordato di ciò che aveva detto un altro matto, e noi siamo andati su Giove per scoprire che effettivamente la sua atmosfera era… tutta latte e miele.
— In questo momento — disse Marrow — un carico di nubi carbonigene proveniente da Giove viene pompato in una camera immensa, sulla Luna. Lì, i carboidrati vengono fatti precipitare e trasformati in pani dolci, i pani dolci che voi e io mangeremo nell’immediato futuro.
— Bene — disse Dom — così è. — Spense la televisione.
— È un ometto insopportabile — disse Doris.
— Non mi va di parlare di lui — disse Dom.
— Vuoi ripassarti un po’ di storia per prepararti all’esame di elettore?
— No, non ora.
— Stai pensando a qualcosa.
— A te — disse lui. — E a Velikovsky.
— Bene per il primo pensiero — disse lei maliziosamente.
— Secondo te, aveva ragione Velikovsky?
— Be’, riguardo alle proprietà dell’atmosfera di Giove sì, non ti pare?
— Che abbia indovinato per caso?
— Non so. Certo, non ha spiegato tutto — disse Doris. — Stai pensando ai mammut congelati, vero?
— Velikovsky è stato l’unico a elaborare un’ipotesi convincente su di essi.
— Forse è bene che non si possa spiegare tutto — disse Doris,. — Così abbiamo ancora qualcosa di cui preoccuparci e qualcosa da imparare a poco a poco, così non ci tocca stare a gingillarci tutto il tempo pensando a quello cui pensi tu.
Dom sorrise. — Vedrò di trovare il tempo di imparare a poco a poco — disse. Si alzò e guardò fuori dalla finestra. — Marte un tempo era un pianeta vivo. Il Sole potrà anche essere stato più caldo in passato, però il pianeta era certamente più umido. Un cambiamento dell’orbita spiegherebbe perché si inaridì, e Velikovsky ha detto che Marte ebbe dei guai con Venere prima di assestarsi in un’orbita stabile. Velikovsky studiò i cambiamenti nei calendari terrestri e fece alcune interessanti osservazioni. Popoli che avevano una matematica altamente sviluppata sembravano fare errori molto sciocchi riguardo alla lunghezza del giorno, e in seguito cambiarono il loro calendario. Non è strano questo? E non è strano che tutti i popoli primitivi avessero paura delle comete?
— Dove vuoi arrivare?
— A prevedere le orbite di Plutone e di Nettuno.
— Sì, capisco cosa vuoi dire — disse Doris. — C’è un punto in cui Plutone entra nell’orbita di Nettuno.
— Ci sarà mai una collisione? Plutone è un pianeta piccolo. Se venisse sbalzato via dalla sua orbita e attraversasse le orbite dei pianeti interni, cosa succederebbe?
— Plutone e Nettuno non sono sullo stesso piano, ma credo che valga la pena lo stesso di tenerli d’occhio. Farò un po’ di calcoli. E con questo per il momento abbiamo sistemato la parte Velikovsky. Che cosa ne diresti di sistemare la parte Doris, adesso?
— Voglio fare delle ricerche — disse Dom. — Puoi farmi avere tutte le osservazioni sui pianeti esterni? Voglio calcolare quanto costerebbe portare una delle nuove navi di esplorazione con motore nucleare là al momento della prossima congiunzione. Sono convinto che questa avverrà senz’altro entro i prossimi tre anni.
— È già da un po’ che ci stai meditando, vero? — disse lei.
— Pensi che noi due da soli ce la faremmo a pilotare una delle nuove navi di esplorazione Explorer?
— Una seconda luna di miele su Plutone — disse Doris. — Sono senza parole. E non hai magari qualche lavoro in cui potrei aiutarti, ehm, subito?