Persino la vecchia, attendibile Biblioteca Bodleiana mi aveva tradito. Il materiale di ricerca che avevo ordinato tramite Balliol e il terminale probabilmente in quel momento mi stava aspettando in camera mia, lontano un secolo. E Kivrin, che aveva già effettuato la prova pratica e avrebbe dovuto subissarmi di consigli, non aveva fatto altro che gironzolarmi intorno, muta come una santa, mentre io la supplicavo di darmi una mano.
— Sei stato a parlare con Dunworthy? — mi aveva chiesto.
— Sì. Vuoi sapere quale inestimabile informazione aveva da darmi? Il silenzio e l’umiltà sono i sacri oneri dello storico. Inoltre mi ha detto che San Paolo mi sarebbe piaciuto. Auree gemme del maestro. Purtroppo, io ho bisogno di sapere i tempi e i posti delle bombe, in modo che non mi cadano addosso. — Mi ero buttato sul letto. — Hai qualche suggerimento da darmi?
— Sei abile nel recupero della memoria? — aveva chiesto lei.
Mi ero sollevato a sedere. — Piuttosto abile. Credi che dovrei assimilare?
— Non c’è tempo — aveva risposto lei. — Credo che dovresti mettere tutto quello che puoi direttamente a lungo termine.
— Vuoi dire le endorfine? — ho detto.
Il problema più grosso, quando usi le sostanze ausiliarie per la memoria allo scopo di mettere le informazioni nella tua memoria a lungo termine, è che neppure per un microsecondo ti si piazzano nella memoria a breve termine, e questo complica il recupero e lo rende snervante. Ti dà una sconvolgente sensazione di déjà vu sapere all’improvviso qualcosa che sei sicuro di non aver mai visto né sentito.
Ma forse il problema principale, però, non sta nelle sensazioni strane, bensì proprio nel recupero. Nessuno sa esattamente come faccia il cervello a pescare ciò che vuole nel materiale immagazzinato; ma senza il minimo dubbio c’è di mezzo la memoria a breve termine. Il tempo a volte microscopico che un’informazione passa nella memoria a breve termine viene evidentemente usato per qualcosa d’altro, oltre alla disponibilità «sulla punta della lingua». L’intero, complesso procedimento di selezione e archiviazione del recupero è apparentemente incentrato sulla memoria a breve termine; e senza quella, e senza l’aiuto delle sostanze che gliela mettono dentro o dei surrogati artificiali, l’informazione può essere irrecuperabile. Io avevo usato le endorfine per gli esami e non avevo mai avuto difficoltà per il recupero, e sembrava proprio che fosse l’unico modo per immagazzinare tutte le informazioni di cui avevo bisogno nel poco tempo che mi era rimasto; ma voleva anche dire che io non avrei conosciuto mai le cose che dovevo sapere, neppure il tempo sufficiente per dimenticarle. Se e quando sarei riuscito a recuperare le informazioni, le avrei conosciute. Fino a quel momento ero ignorante come se non le avessi immagazzinate in qualche angolo polveroso della mia mente.
— Puoi effettuare il recupero senza bisogno di sostanze artificiali, vero? — mi aveva chiesto Kivrin con aria scettica.
— Credo che dovrò farlo.
— Sotto tensione? Senza dormire? Bassi livelli corporei di endorfine? — Com’era andata esattamente la sua prova pratica? Lei non ne aveva mai parlato e quelli che non sono ancora laureati non possono permettersi di far domande. Fattori di stress nel Medioevo? Credevo che tutti li superassero dormendo.
— Lo spero — ho detto. — Comunque, sono disposto a mettere in Pratica la tua idea se credi che sarà utile.
Lei mi ha guardato con quell’espressione da martire e ha detto: — Niente sarà utile. — Grazie, santa Kivrin di Balliol.
Comunque, ho tentato lo stesso. Era sempre meglio che stare nell’ufficio di Dunworthy ad ascoltarlo mentre lui sbatteva le palpebre dietro gli occhiali storici e mi diceva che San Paolo mi sarebbe piaciuto. Quando il materiale che avevo chiesto alla Bodleiana non è arrivato, ho sovraccaricato il mio credito e mi sono rivolto alla libreria Blackwell. Registrazioni sulla II guerra mondiale, letteratura celtica, storia delle migrazioni di massa, guide turistiche, tutto quello che mi veniva in mente. Poi ho preso a noleggio un registratore ad alta velocità, e via. Quando ne sono uscito, ero così in preda al panico per la sensazione di non saperne più di quanto ne avessi saputo all’inizio che ho preso la metropolitana per Londra e sono salito su Ludgate Hill per vedere se la lapide del servizio antincendio sarebbe riuscita a far scattare qualche ricordo. Niente.
— I tuoi livelli delle endorfine non sono ancora ritornati alla normalità — mi sono detto, e ho cercato di rilassarmi; ma era impossibile, con la prospettiva della prova pratica che incombeva su di me. E quelle sono pallottole vere, ragazzo mio. Anche se sei un diplomato in storia che va a fare la prova pratica, ciò non significa che non possa lasciarci la pelle. Ho letto libri di storia per tutto il tragitto di ritorno con la metropolitana, fino a che gli scagnozzi di Dunworthy sono venuti a portarmi a St. John’s Wood.
Così mi sono cacciato in tasca la microfiche del Dizionario Enciclopedico Oxford e me ne sono andato con la sensazione che avrei dovuto sopravvivere grazie alle mie risorse innate, sperando di trovare le necessarie sostanze artificiali nel 1940. Senza dubbio sarei riuscito a superare il primo giorno senza inconvenienti, pensavo; e adesso ero lì, paralizzato in pratica dalle prime parole che mi erano state rivolte.
Ecco, non proprio. Sebbene Kivrin mi avesse consigliato di non mettere niente nella memoria a breve termine, avevo memorizzato la moneta inglese, una piantina del sistema della metropolitana, e una pianta della mia Oxford. Tutto questo mi era servito per arrivare fin lì. Sicuramente ce l’avrei fatta a cavarmela con il decano.
Proprio quando avevo quasi trovato il coraggio di bussare, lui ha aperto la porta, e come succede con la microbomba, tutto è finito in fretta e senza dolore. Gli ho porto la lettera, e lui mi ha stretto la mano e ha detto qualcosa di comprensibile, più o meno: — Lieto di avere un altro uomo, Bartholomew. — Aveva l’aria così tesa e stanca che ho pensato che sarebbe crollato se gli avessi detto che il Blitz era appena incominciato. Lo so, lo so: Tieni la bocca chiusa. Il sacro silenzio, eccetera.
Lui ha detto: — Chiameremo Langby cosi le farà da guida, d’accordo? — Ho pensato che fosse il sagrestano con il cuscino, e avevo ragione. Ci è venuto incontro ai piedi della scala: ansava un po’ ma era giubilante.
— Le brande sono arrivate — ha detto al decano Matthews. — E sembrava che ci facessero un favore. Con quei tacchi alti e tutte quelle arie. Per causa vostra abbiamo saltato il tè, mi ha detto una. Sì, ed è stato un bene, ho detto io. Perdere qualche chilo non le farà male.
Persino il decano Matthews aveva l’aria di non capirlo completamente. Ha chiesto: — Le ha messe nella cripta? — E poi ci ha presentati. — Mr. Bartholomew è appena arrivato dal Galles — ha detto. — È venuto per far parte dei nostri volontari. — Volontari, non servizio antincendio.
Langby mi ha fatto da guida, indicandomi varie chiazze indistinte nel buio generale, e poi mi ha trascinato giù a vedere le dieci brande pieghevoli di tela piazzate fra le tombe nella cripta, e di passaggio mi ha mostrato anche il sarcofago di marmo nero di Lord Nelson. Mi ha detto che non avrei dovuto stare di guardia quella prima notte e mi ha consigliato di andare a letto, dato che il sonno era il bene più prezioso, per via dei bombardamenti. C’era da credergli. Si stringeva al petto quello stupido cuscino come se fosse il suo grande amore.